Labbra rosso fuoco

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Matthew.

Non riuscii neanche a parlare dopo averla vista. Era bellissima, fottutamente bellissima: un corpo da urlo con le forme al punto giusto visibili dai vestiti portati con gran classe e notai anche le scarpe, sapete, le donne con con i tacchi alti sono così affascinanti. Aveva una lunga chioma biondo scuro che risplendeva al contatto con la luce del sole, due grandi occhi che ricordavano quelli di una tigre e delle labbra.. Dio che labbra! Carnose, sensuali e di un rosso passionale..

Labbra rosso fuoco!

La stavo letteralmente fissando eppure lei non mollava lo sguardo, non si intimidiva vedendo i miei occhi posarsi su ogni suo centimetro, anzi ero io ad essere intimidito senza però riuscire a smettere di ammirarla. Era una meraviglia, sicuramente una modella. Ma cosa ci faceva in un'officina?
I miei pensieri furono timidamente interrotti da una vocina:
- So che è stupendissima ma così si vede troppo che ti piace- mi sussurrò un deliziosa bambina.
- Emh.. No.. Io.. Io sono venuto per la macchina.- dissi velocemente con un tono di voce troppo alto.
- Allora, fammi dà un occhiata - rispose il meccanico ed io lo seguii distraendomi per un secondo da quella fanciulla.
Allontanandomi la vidi parlare con l'uomo più o meno mio coetaneo, forse era il suo ragazzo anche se non c'era un approccio di quel genere, poi dirigendosi verso di noi prese per mano la bambina.
- Io e la piccola andiamo- esordì salutando il meccanico.
Cazzo. Anche la sua voce era divina, così delicata e profonda allo stesso tempo e così dannatamente sensuale.
- Ciao anche a te sconosciuto - si rivolse a me.
- Ciao - riuscii a malapena a pronunciare.
Dopo essersene andata svelai a Giovanni, il meccanico, i problemi della macchina di mia madre.
Prima di arrivare qui le ero passato a comprare una 500 bianca; le avrei fatto una sorpresa portandole la nuova macchina e avrei fatto aggiustare la sua Enzina per poi venderla ricavandone dei risparmi che le sarebbero serviti in futuro.
La mia BMW sarebbe arrivata in mattinata da New York, perciò sarei tornato a casa con l'autobus.
Roma era bellissima: l'aria serena delle giornate primaverili, le stradine invase dai turisti, la sontuosità dei monumenti e l'unicità assoluta dei cittadini descrivevano magnificamente la perfezione e la magia della città.
Io però non riuscivo a togliermi dalla testa quella splendida ragazza, ma dovevo farlo; lei era troppo per me, non sarei mai riuscito a conquistarla, proprio come avevo fatto con Kate al mio arrivo in America.
Ritornai a casa impiegandoci più tempo possibile per non anticipare la sorpresa a mia madre.
Appena entrai nel cortile notai l'autovettura e mia madre in preda ad un pianto di gioia.
- Non dovevi!- mi abbracciò lei.
- Invece si e non è finita, tra qualche giorno riceverai qualcos'altro-
- E la mia Enzina? -
- Il suo fascino conquisterà qualche amante delle auto d'epoca-
Il resto della giornata passò velocemente fra chiacchiere e risate e la nottata mi diede un minimo di serenità.
Mi svegliai sapendo di iniziare il mio lavoro e mi vestii velocemente con t-shirt nera e jeans beige.
Una volta arrivato al lavoro conobbi i miei superiori e i miei colleghi che mi illustrarono dettagliatamente ciò che avrei dovuto fare ed i luoghi della caserma, sebbene il garage con i camion fosse occupato da un set fotografico.
- Oggi fanno delle foto per "Vogue" - disse un mio collega.
- Mmmh sexy modelle poco vestite - disse un'altro con uno sguardo malizioso.
- Eh no, servizio maschile- concluse il primo con una notevole delusione nella voce.
Mi limitai semplicemente ad osservare finché non mi accorsi di una ragazza con dei jeans neri a vita alta, un top rosa coperto da un'elegante giacca e altissimi tacchi..
Non ci potevo credere.

Era lei.

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