Il nome

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Sofia.

Passarono varie settimane da quando conobbi Matt eppure non avevamo trovato una definizione a quella che si potrebbe chiamare "la nostra storia".
Ci vedevamo più volte alla settimana, uscivamo a prendere qualcosa e qualche volta, meglio dire sempre, finivamo inevitabilmente a letto. L'attrazione era talmente alta che di discorsi seri nemmeno l'ombra.
Ci capivamo con lo sguardo, ma la nostra non era né una storia d'amore, ne quella storiella fra amici.
Sapeva farmi ridere, sapeva come non farmi ricordare il passato e stranamente non era mai oppressivo nei miei confronti. Passavo spesso a casa sua ed anche se sua madre non mi rivolgeva granché parole sapevo di non starle molto simpatica. Matt e mio fratello stavano diventando ottimi amici e mio padre trovava in lui un ottimo compagno con cui attaccare briga sui motori. Mia madre invece non aveva interesse per la mia vita.

Quel giorno stesso sarei uscita con delle amiche, amiche che non vedevo da molto tempo per colpa del lavoro e di Matt.

Quell'uomo era incessantemente nei miei pensieri.

Pranzammo in un ristorante rustico aperto da poco e dopo un delizioso pranzo ci dedicammo alle solite chiacchere tra amiche.
- Ieri ho rotto con Giacomo- esordì Francesca.
- Ti ha lasciato?- chiese stupita Giorgia.
- Ma no, io ho lasciato lui! Stava diventando troppo possessivo- rispose Francesca.
- Ero sicura che prima o poi non avresti più sopportato tutte quelle smancerie- le dissi.
- Magari lo trovassi io un uomo che mi da attenzioni, certo non come Giacomo, ma uno che ci sappia fare. Tu Sofi, quanti cuori infranti hai lasciato nell'ultimo periodo?- chiese curiosa Giorgia.

Proprio in quell'istante vidi Matt entrare con alcuni suoi colleghi ed era più bello che mai: aveva una t-shirt nera che evidenziava il verde degli occhi e pantaloni beige che aderivano perfettamente sulla corporatura muscolosa.
Non avevamo programmato quel l'incontro sebbene il destino abbia provveduto a farci incontrare.
Dopo essersi accorto della mia presenza si avvicinò al tavolo dandomi un intenso e rapido bacio sulle labbra.

Fu li che notai lo stupore delle ragazze.

- Come mai qui?- gli chiesi.
- Eravamo qui in zona e poiché siamo riusciti a spegnere un terribile incendio ci siamo concessi un pasto dignitoso. Non sapevo fossi qui, non volevo disturbare- rispose con lo sguardo più sexy del mondo tanto che la voglia di saltargli addosso era irrefrenabile- ora vi lascio, buon proseguimento- si sporse su di me mordendomi il labbro inferiore, tutto ciò con lo scopo di provocarmi.

Stava giocando con me ed avrei presto reagito.

- E quello da dove salta fuori?- chiesero all'unisono.
- Lui è Matt- risposi soddisfatta.
- Fammi capire, ti sei appena baciata quel sexissimo, bellissimo, meraviglioso modello appena uscito da una rivista di Playboy?- continuò incredula Giorgia.
- Eh no, non è uscito da Playboy ma da Vogue. Ci siamo conosciuti in officina da mio padre e poi il destino ha voluto che si trovasse al momento giusto nel posto giusto, tanto da apparire sulla copertina della rivista; poi una cosa tira l'altra e ora siamo.. Buoni conoscenti- conclusi.
Le ragazze stavano sbavando dietro a Matt e ai suoi muscolosi amici ed io, avendo notato i continui sguardi di Matt decisi di provocarlo ulteriormente.
Ero rivolta verso le mie amiche mentre il tavolo dei bei pompieri era alle mie spalle; feci scivolare il tovagliolo per terra e con grande nonchalance mi piegai a raccoglierlo sentendo vibrare il cellulare subito dopo:

"Non puoi piegarti in quel modo, lo sai che reazione provochi in me"

"Ho semplicemente raccolto ciò che era caduto"

"Non giocare con il fuoco"

"Lo sai che non ho paura di bruciarmi"

Dopo l'ultimo mio messaggio Matt posò il cellulare ed io decisi di andare alla toilette. Entrai nel bagno delle ragazze e sentii la presenza di Matt dietro alla mia.
- Vieni qui- mi disse trascinandomi all'interno - hai intenzione di giocare con me ancora per molto? Sai, stare lì seduto ad ascoltare le insinuazioni sconce dei miei amici non mi fa sentire molto bene- concluse accorciando ulteriormente le distanze.
- Tutto ciò non sarebbe successo se tu non fossi venuto qui- cominciò a darmi piccoli baci sul collo. Il suo tocco era inebriante, il caldo respiro sul mio corpo era come ghiaccio a contatto con il fuoco, mi scioglievo senza ritegno.

Quella vicinanza non faceva altro che peggiorare la situazione.

La sua bocca salì fino a raggiungere la mia è da quel momento la passione prese possesso dei nostri corpi e delle nostre menti. Cinsi la sua vita con le gambe e senti le sue mani percorrerle fino a raggiungere la pelle nuda sotto ai vestiti.

Dovevo riprendermi.

- Matt penso che questo non sia il luogo adatto-
- Hai ragione- si scostò difficilmente da me.

Ve l'avevo detto che l'attrazione fra noi era alle stelle.

- Ti ricordi che stasera abbiamo la cena con i tuoi genitori e con mia madre?- mi ricordò Matt.
- E come scordarselo..-
- Come abbiamo fatto a cadere in questa trappola?-
- Ah non lo so! Sai benissimo che le cose impegnative non sono da me.-
- Figurati da me-

Ebbene si. La mia premurosissima madre, venuta a conoscenza di Matt, ha avuto la brillante idea di organizzare una deliziosissima cena famigliare, e Simona per non essere da meno e sapendo della mia irritazione per questo tipo di situazioni, ha gentilmente accettato. E così quella sera saremmo diventati una "coppietta" a tutti gli effetti.

Dopo essere tornati ai nosti posti lo salutai e rientrai al lavoro.
Trovai Ed in preda al panico per una tonalità di fucsia sbagliato sulla copertina e il mio capo irritato come al solito. A volte avevo l'impressione che quella donna soffrisse di isteria perenne. La giornata passò velocemente come non mai, in effetti proprio quel giorno uscii addirittura prima dal lavoro.

Ma guarda un po' che casualità.

Impiegai poco a prepararmi, sarà poiché non avevo molto interesse nel rendermi presentabile o sarà che per la prima volta in vita mia ero diventata velocissima.

Più probabile la prima.

Indossai dei pantaloncini neri eleganti che si univano al top in pizzo color oro abbinato ai tacchi. Una risistemata al trucco, una spazzolata rapida et voilà, ero pronta.
Io e Matt arrivammo a casa dei miei genitori stranamente tesi, non ci saremmo mai immaginati di arrivare a questo punto.
Quando entrammo la scena di un'allegra famigliola ci accolse. Mia madre cercava di nascondere il suo fastidio nei confronti di Simona mentre mio padre e Andrea erano rilassatissimi. Non appena si accorsero della nostra presenza cercarono di farci accomodare come se quella fosse la situazione più normale del mondo.
Intanto mia madre, per non essere da meno, ci provò spudoratamente con Matt nonostante lui cercasse di tranquillizzarmi massaggiandomi la parte bassa della schiena.
Più che una cena di famiglia quella sembrava una cena di lusso.

- Allora tesoro, per quanto ancora ci volevi tener nascosti questo bellissimo ragazzo e sua madre?- esordì la mia adorata mammina.

Era alquanto irritante.

- Veramente papà e Andrea lo conoscevano già- la mia risposta la stupì leggermente.
- Ah, ne sono ben contenta- rispose con il sorriso più finto del mondo.

La realtà era che mia madre trovava interesse nei soldi, nelle spa, nelle serate di lusso, nelle unghie finte e nei massaggi giapponesi, tutto a spese mie.
Tutto ciò mi allontanava ancor di più da lei ma era inutile privarla delle sue uniche gioie anche perché la risorsa economia della famiglia proveniva dal mio conto in banca.
- Simona, tuo marito dov'è?- ecco, ci mancava solo la domanda sbagliata di mia madre.
Simona impallidì mentre sentivo l'irrigidimento di Matt vicino a me.
Con voce titubante Simona rispose:
- Siamo divorziati da quando Matthew è nato-
- Un po' di pesce?- mio padre cercò di cambiare argomento.
- Si, grazie papà- continuai il suo intento - ne vuoi un po'?- mi rivolsi poi a Matt.
- Ah mi dispiace, ma dimmi un po', come si chiama? Sai conosco molta gente- riprese mammina cara con aria di superiorità.

Mi vergognavo per lei.

Con grande difficoltà Simona prese parola:
- Gianfranco Galanti-

Quel nome mi spiazzò.
Sentii una fitta al cuore e il dolore lacerante dei ricordi passati si fece sempre più vivo.
I miei genitori e Andrea si immobilizzarono mentre io trattenevo a stento le lacrime.

Quel nome, quel maledetto nome.

Labbra rosso fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora