L'inizio nella fine

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Matthew.

Ci affrettammo a salire in macchina. Sofia era accanto a me e mio padre sul sedile posteriore. Questa si che era una situazione paradossale.
Non pensai al fatto che a mia madre potesse non far piacere la loro presenza, ma in quel momento avevo solo bisogno di starle accanto, di sapere che sarebbe stata bene.
Quella telefonata, mio padre che accusava Sophia e lei che riviveva quell'incubo mi stavano distruggendo interiormente.
Andai il più velocemente possibile, incurante di ogni regola stradale. Sophia non diceva nulla, aveva il volto preoccupato, triste mentre mio padre non sembrava minimamente sorpreso.

Avrei tanto voluto che al posto di mia madre ci fosse stato lui. Avrei voluto vederlo soffrire, vederlo sacrificarsi per gli altri, avrei voluto che passasse le pene dell'inferno, quelle che lui aveva fatto passare agli altri.

Arrivammo all'ospedale, parcheggiai nel primo posto disponibile e corsi all'interno dell'ospedale.

- Simona Merlini, dov'è?- chiesi a voce alta con il fiatone alla reception.
- Stanza 134, ma non penso possa vederla adesso- mi disse la donna.
Non le feci concludere la frase e corsi nella stanza indicata seguito da Sophia e Gianfranco.
Arrivai alla stanza ma fui bloccato da un dottore.

- È suo figlio?- mi chiese.
- Si sono io, come sta? La posso vedere? Cosa le è successo?- chiesi con voce disperata.
- Farebbe meglio a sedersi- disse facendomi accomodare su una sedia- devo essere sincero con lei. Sua madre ormai è nella fase terminale del tumore. Abbiamo fatto il possibile, ma sapevamo fin dal principio che non avrebbe resistito a lungo- continuò il dottore.
- Ma come? Mi avete sempre detto che non era grave- dissi sorpreso.
- Quella era la volontà di sua madre- specificò il dottore.

Capii che mia madre lo aveva fatto per non farmi soffrire.

- Quanto le rimane?- chiesi con gli occhi lucidi.
- Farebbe meglio ad entrare e salutarla per l'ultima volta- mi disse amaramente.

Il mondo mi crollò addosso. Ero emotivamente distrutto, non ero pronto per una cosa del genere. Non volevo abbandonare mia madre, non ero pronto.
Mi precipitai nella stanza e li la vidi.
Era bella, come solo una madre può essere. Aveva il viso angelico e cercò di sorridermi nonostante i suoi occhi ludici fossero pieni di tristezza.

La amavo. Amavo mia madre in un modo infinito. Avrei voluto essere io al suo posto. Aveva fatto sacrifici per me ed io non l'avevo salvata.

Come può un dolore simile essere superato? Come avrei fatto a dirle addio?
Come avrei fatto senza di lei?
Mia madre. La mia bellissima mamma.
Aveva combattuto a lungo, aveva cercato di proteggermi, di non farmi soffrire, di crescermi nel migliore dei modi e non era servito a nulla.

- Mamma- dissi con voce spezzata.
- Matt- rispose lei delicatamente.

Mi si spezzò il cuore.
**
Sophia.

Matt entrò nella stanza seguito da noi. Restammo sull'uscio della porta e vidi Simona in preda ad un pianto disperato.
Stavo piangendo anche io. Non riuscivo a credere che da lì a poco se ne sarebbe andata per sempre, non era giusto. Non andavamo molto d'accordo, ma era una brava persona. Era umile, aveva combattuto a lungo ed era una donna da rispettare. La sua vita non era stata per niente facile.

- Entrate anche voi, ho delle cose da dirvi- disse improvvisamente Simona.
Io entrai e sfortunatamente fece il suo ingresso anche Gianfranco.
Vista la situazione ero riuscita a levarmi il suo pensiero dalla testa, ma non era facile stare vicino al mio stupratore. Soprattutto se quello era il padre di Matt.

- Simona, mi dispiace- disse Gianfranco avvicinandosi al letto.
- Ti ho detto di entrare, non di avvicinarti troppo- spiegò Simona con voce disprezzante.
- Scusa, ma non capisco..- continuò Gianfranco.
- So cosa hai fatto. So cosa le hai fatto- disse indicandomi- e volevo solo dirti che mi fai schifo. Spesso ho cercato di difenderti, di dimenticare i tuoi errori. Ho difeso tutto ciò che poteva essere difeso ma questo è troppo. Tu un giorno soffrirai, soffrirai per tutto quello che hai fatto e spero di godermi lo spettacolo da lassù- concluse con uno sguardo minaccioso.

Ero incredula. Aveva ragione. Quell'uomo si meritava il peggio ed ero felice che finalmente se ne fosse accorta.
Dopo le parole di Simona, Gianfranco se ne andò senza controbattere.

- Senti Sophia, so che io e te non siamo andate molto d'accordo. Mi sbagliavo sul tuo conto, sei una brava ragazza. Hai vissuto ciò che di più terribile ci possa essere per un'adolescente e lo hai superato a testa alta. Mio figlio ti ama come non ha mai amato nessuno ed io sono felice che nella sua vita possa esserci tu- disse rivolgendosi a me.
Piangevo. Quelle parole mi commossero. Andai da lei e la abbracciai delicatamente sussurrandole un enorme "grazie". Lei ricambiò il gesto e mi sorrise dolcemente.
- Avrei sempre voluto una madre come lei ed un giorno mi piacerebbe esserlo con la sua stessa forza- dissi infine.

Successivamente mi sedetti accanto a Matt e presi la sua mano tremante.
- Ascoltami tesoro, lo so che è dura da affrontare. So anche per te non sarà facile da superare visto che siamo sempre stati noi due. Quando eri piccolo cercavi spesso tuo padre e quando hai capito che se ne era andato, hai fatto di tutto pur di farmelo dimenticare. Mi dicevi che io ero fortissima, che ero sia una mamma che un papà, che non ti serviva lui se c'ero io e che mi volevi bene. Già, il tuo amore è stata la mia cura. Abbiamo superato tanti momenti difficili e supererai anche questo. Prenditi cura di questa bella ragazza e fatti amare da lei, ti servirà. Sono fiera di averti cresciuto, di averti dato alla luce e sono fiera di lasciarti così come sei. Ce la farai, ce l'hai sempre fatta. Promettimi che non mollerai e che diventerai un fantastico pompiere, che un giorno avrai una famiglia tutta tua e che non l'abbandonerai per nulla al mondo, promettimelo- disse Simona con il viso rigato di lacrime.
- Promesso- si affrettò a dire Matt.
- Addio ragazzi, sono fiera di voi- concluse Simona.

Quelle furono le sue ultime parole.
E fu così che restammo solo io, Matt, i nostri pianti, le nostre emozioni, i nostri problemi, le nostre paure ed il nostro amore.

In quel giorno c'era sofferenza e malinconia per una persona a noi cara appena persa ma allo stesso tempo c'era speranza. Speranza nel nostro futuro.

Noi avremmo dovuto avere un futuro. Ne ero sicura.

Labbra rosso fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora