Capitolo 9

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Passò una settimana.
Io e Genn ci scrivevamo, anche con Alex, sparando ogni volta cazzata su cazzata.
Ormai eravamo fratelli, eravamo in confidenza totale.
A Genn ero legata in una maniera un po' più speciale.
Sentivo un legame diverso da quello con Alex.
Non lo saprei definire, era troppo speciale.
E cosa che non avrei mai detto, ho cominciato anche a scrivermi con Eleonora, la fidanzata di Alex.
Una ragazza molto carina, a cui probabilmente Alex aveva parlato in una maniera strana di me e Genn.
Devono aver capito qualcosa di sbagliato su noi 2.
Non stiamo insieme, né ci piacciamo.
Siamo solo... Connessi.
Credo sia la parola giusta.
In pratica parliamo solo di Genn, perché lei mi chiede sempre come va con lui.
Ma non ho nulla da dire, ci vogliamo bene, niente di più.
E questo la rende un po' noiosetta, ma non ho mai parlato con una ragazza, di queste cose poi, quindi mi fa piacere.
Ultimamente sento di avere bisogno di un'amica, ma non come Eleonora, che si fa solo illusioni su me e Genn.
Ho bisogno di un "sostegno femminile".
Con cui parlare di tutto e di divertirmi, fare cose da ragazze.
Non l'ho mai fatto, e dopo tutte queste nuove emozioni, esperienze con quei 2 ragazzi strani, ho bisogno di un'altra esperienza.
Sto cambiando, radicalmente.
Esco, messaggio, ho sempre il sorriso sulle labbra.
I miei familiari, Valentina, Anna e le mie ragazze non fanno altro che chiedermi cosa mi stia succedendo.
Sto cominciando ad assaporare cose nuove, mi sento in estasi, non conosco queste emozioni, non so nemmeno se si può definire felicità.
Però mi piace chiamarla così, felicità.
In qualche modo, avrei trovato un'amica, o così mi auguravo.

Passai la settimana a lavorare, feci progetti per lo spettacolo, e mi ritrovai spesso a fare esibizioni nei locali a suonare e cantare e per strada a ballare, per guadagnare un po' di soldi.
Venerdì sera, avevo bisogno di rilassarmi.
Non mi ritruccai, non mi pettinai, misi la felpa che avevo dato a Genn al nostro primo incontro, un leggins nero caldo e morbido, delle calze pelose e le mie Sneakers. Misi il parka grigio, un cappellino e presi lo zaino.
Presi la Vespa e mi diressi nel nostro posto.

Mi sedetti sulla panchina a gambe incrociate e tirai fuori il mio album da disegno e una penna.
Cominciai a ricopiare il cielo sul foglio.
C'era tanta luce dalla luna e dalle stelle, e il contrasto con le sottili nuvole nere era bellissimo.
A un certo punto sentii un sospiro sul mio collo.
<<È bellissimo>> sussurrò Genn.
Mi alzai velocemente posando il materiale di fianco a me e gli saltai addosso, stringendolo forte.
<<Non ti aspettavo>> sussurrai.
<<Nemmeno io ti aspettavo>> mormorò nell'incavo del mio collo, dandomi un delicato bacio.
Aveva la sua chitarra sulla spalla.
Ci sedemmo sulla panchina.
Non ci dicemmo più niente.
Io continuai il mio disegno, lui a suonare e cantare.
Quando fui piuttosto soddisfatta, posai la penna e gli porsi il disegno.
Posò la chitarra per terra.
Sorrise.
<<Siamo noi 2?>>
<<Sì>>
Il disegno raffigurava noi piccoli, di schiena seduti sulla panchina, e l'immenso cielo stellato.
Impotenti guerrieri allo stremo della lotta, davanti all'immensità dell'universo.
Noi che facevamo sempre le scelte sbagliate, impossibili, che ci intestardivamo di riuscirci.
Avevo lottato tutta la vita.
Ora ero stanca.
Mi accoccolai su di lui, mi accolse subito.
<<Stavo pensando prima, che mi piacerebbe avere un'amica>> dissi ingenua.
<<Non ne hai mai avuta una?>> rise leggermente.
<<Non seriamente. Mi piacerebbe>>
<<Domani sera c'è una festa a casa di un mio amico, ci saranno tante ragazze. Magari potresti venire anche tu se ti va>>
<<Ma non conosco il tuo amico>>
<<E che importa, è uno dei miei migliori amici, se vieni con me ti accetterà subito>>
<<Va bene>> sorrisi imbarazzata, quasi come se quella fosse una dichiarazione.
Mi accarezzò un po' i capelli, lo stringevo tutto.
<<Mi rendi impotente>> sussurrai di colpo.
<<Voglio proteggerti>> rispose lui.
<<Non serve, ho lottato per la mia vita, sempre da sola. So badare a me stessa>> dissi insicura.
Era la prima volta.
<<Arriva un momento in cui il guerriero deve cambiare armatura. Appoggiati a me se sei in difficoltà a camminare. Nessuno si salva da solo>>
Nessuno si salva da solo.
Non ci avevo mai pensato.
Credevo di essermi salvata.
Al più minimo ostacolo si cade però, avevo ceduto subito.
Non mi riconoscevo quasi più.
<<Sei sempre stato così, o lo sei diventato?>>
<<Sempre stato. Questa è la parte migliore di me. Non vorrei mai conoscessi la peggiore>> sospirò.
<<Raccontamela>>
<<Il mio spirito non era capito da tutti. La mia aria un po' da dannato mi rendeva arrogante agli occhi degli altri. I ragazzi "fighi" mi invitavano nel loro gruppo, le ragazze mi sbavavano dietro.
Me ne sono fatte varie lo ammetto.
Mi odiavano tutti.
Mi ritrovavo messaggi orribili nei miei confronti, bullismo attraverso internet. Non ho mai voluto farci troppo caso, non era da me. Ma comunque mi ha rinforzato questa cosa. Sono uno stronzo in generale, però con te sono dolce, mi fai stare bene>>
<<Tesoro>>
Lo abbracciai forte.
<<Potremmo salvarci a vicenda>>
Per risposta mi strinse.
Sentii la mia spalla bagnarsi.
Aveva proprio ragione: a volte il guerriero deve cambiarsi l'armatura, e nessuno si salva da solo.
Genn era solo un fragile ragazzo che si era costruito un muro attorno per non soffrire, come me.
Piano piano, lui stava smontando il mio muro e io il suo.
<<Anch'io se vorrai ti farò da spalla>>
<<L'hai già fatto, forse troppo. Ora tocca a me>>
Mi sdraiai con la testa sulle sue cosce.
Tirai fuori il telefono e le cuffiette, gliene porsi una e non dicemmo più niente.
Ci lasciammo cullare calmi dal ritmo della musica, insonnoliti, con solo il bisogno di stare a contatto da soli io e lui.
<<Fai attenzione domani sera: ci saranno dei ragazzi e delle ragazze che ti tratteranno molto male perché vieni con me, nel caso vieni a dirmelo subito ti prego>>
Annuii, poco convinta.
Avrei scatenato un putiferio, ce l'avrei fatta da sola, non volevo coinvolgerlo.
Non mi sembrava un tipo molto propizio alla rissa.
<<Sono quei ragazzi di cui mi hai parlato prima?>>
Annuì, mordendosi un labbro.
<<Non voglio tu stia troppo a contatto con il mio passato, Occhi Cielo>>
<<Però io sì. Voglio conoscerti>>
<<Non mi vorresti più intorno>> scosse la testa.
<<Io ti vorrò sempre intorno. Ti necessito. Sei la prima persona a cui ho donato affetto, non ti puoi allontanare da me>>
Mi riabbracciò.
Lo sentivo farsi così piccolo.
<<Perché sei venuto qui? Come ci sei arrivato?>>
<<Sono venuto a piedi dalla fermata. Volevo venire a chiamarti ma ho pensato fossi impegnata. Poi però ti ho trovata qui...>> mi strinse.
<<Anche tu non hai mai dato tanti abbracci?>>
Scosse la testa.
<<Non ero il tipo. Ora mi sto accorgendo invece di quanto siano belli, soprattutto dati da te>>
<<Sono felice che tu sia entrato nella mia vita, chiunque tu sia Gennaro Raia>>
<<Non sono stato chiaro?>> rise.
<<Tu proprio non lo sei. Ma mi piaci così>>
<<Anche tu sei strana>>
<<Lo so, credo che sia una nostra caratteristica, a me sinceramente piace essere diversa dagli altri>>
<<Anche a me, non sai quanto>>
<<Mi suoni qualcosa?>>
Levammo le cuffie, mi rimisi a sedere, prese la chitarra.
<<The city thinks that it's still night, lights on for the road, but no longer is the dawn. I'm only an Urban Stranger right now...>>
Disse quelle parole guardandomi dritto negli occhi, provocandomi brividi d'ogni dove.
<<È tua?>>
<<Mia e di Alex>>
<<Cantamene una completamente tua, ti prego>>
Esitò un istante, con un cupo negli occhi.
Sospirò.
<<I stop thinking start drinking Martini and beer is empty the bed tonight...>>
Capii perché non voleva cantare.
Le lacrime gli scesero sulle guance.
Gli presi la mano.
<<Scusa...>> mormorai.
<<Non è colpa tua>> sorrise debole.
<<Vieni, ti accompagno alla fermata>>
Annuì debole, seguendomi.

<<Solo una domanda, dove insegni danza tu?>>
<<Alla scuola "Arabasque" di Valentina  D'Avino, perché?>> risi.
<<Domani pomeriggio insegni?>> sogghignò.
<<Sì, perché?>> risi di nuovo.
<<Ci vediamo domani ballerina>> mi abbracciò forte e mi diede un bacio.
Mi guardò negli occhi dolcemente, facendomi un sorrisino.
Se ne andò, sull'autobus.
Mi mancò subito il calore del suo corpo, ma sorrisi al pensiero che l'avrei visto il giorno dopo.
Quel ragazzo era incredibile, davvero.
Riusciva a scatenare in me tempeste di emozioni, e mi rendeva felice come mai nessuno mi aveva resa.
Sentivo che di lì a poco, sarebbe successo qualcosa.
Nel frattempo, assaporai l'idea della probabile conoscenza di una nuova amica, forse la mia migliore amica.

Capitolo dolciotto scritto alle 2 di ieri notte, credo si capisca ahahah.
Grazie ancora per tutto, e perdonatemi per la friendzone non lo faccio apposta giuro ahahah.
Bacio ragasseee❤️

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