Capitolo 11

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Entrammo in quella casa sconosciuta, Genn mi rimase addosso, come per proteggermi.
Un ragazzo ci venne subito incontro, abbracciò Genn e mi tese la mano.
<<Ciao, io sono Leo piacere>> sorrise.
<<Celeste>> strinsi la mano.
Fece l'occhiolino a Genn e ci condusse fino al giardino posteriore.
Mi chiedevo perché tutti pensassero che stessimo insieme.
C'era solo alchimia, non dev'essere sempre per forza amore.
C'erano una trentina di persone, ragazze in minigonna e ragazzi con pantaloni sotto la vita, già ubriachi.
Coppiette d'ogni dove, lanterne colorate e musica forte.
Individuammo Alex ed Ele davanti a un tavolo con degli stuzzichini da mangiare e li raggiungemmo.
<<Ehylà ragazzi>> ci salutò Alex abbracciandomi e battendo il cinque a Genn.
<<Vuoi qualcosa da bere o mangiare?>> mi chiese Genn premuroso.
Gli sorrisi.
Era così tenero.
<<Prendiamo una birra e un hamburger tutti e 2 dai>> lo incitai allegra.
Sorrise e annuì.
Mangiammo e bevemmo allegri, conversammo tanto e mi sentivo a mio agio.
Mi piacevano le feste, erano un'esplosione di allegria e di divertimento.
Ballammo anche un po', vedere Genn e Alex ballare era uno spettacolo che avrei pagato milioni per rivederli.
<<Dai Genn vieni a ballare>>
<<Ma non so ballare!>>
<<Ti aiuto io, non è difficile, vieni>>
<<Però deve venire anche Alex!>> si lamentò lui.
Per tutta risposta Eleonora prese Alex e lo portò in mezzo alla gente a ballare.
Risi e tirai Genn a me.
Tentai di insegnargli 2 passetti e rimanemmo attaccati come 2 cozze, ridendo come pazzi, un filo ubriachi.
<<Vado un attimo in bagno!>> gli gridai.
Mi diede un bacio e andò da Alex.
Sorrisi involontariamente.
Mi avviai verso il bagno, ma venni fermata da 3 ragazze.
<<Guardate un po' la nuova troiella di Gennaro, carina eh>> rise una.
Ero scioccata.
Nessuno mi aveva mai parlato così.
Tentai di fare la forte, ma non avevo idea di come comportarmi.
<<Ci conosciamo?>> chiesi ironica.
<<Non mi parlar con quel tono ragazza. Ehy Ema vieni qua, vieni a vedere che bella troia si è trovato stavolta il nostro amico Genny!>> rise quella maledetta.
Un ragazzo dall'aria spavalda e ubriaco mi si avvicinò.
<<Oh tesoro, una ragazza bella come te non merita quello sfigato, vieni qua...>> disse minaccioso.
Non sapevo proprio che fare, non mi ero mai trovata in una situazione del genere.
Ero zitta e immobile.
Avevo paura di cosa mi sarebbe successo.
<<Emanuele lasciala stare, e voi galline, levatevi dalle palle!>> gridò una ragazza bellissima venendo verso di noi.
Aveva i capelli rosa e 2 occhi verdi penetranti.
Dietro di lei comparvero anche Genn, Alex ed Ele.
Alzando le spalle, gli altri se ne andarono.
<<Ehy stai bene?>> mi chiese la ragazza.
<<Sì, grazie>> sorrisi timida.
<<Io sono Ortensia>> sorrise lei porgendomi la mano.
<<Celeste>> sorrisi <<wow, hai dei capelli fantastici!>> le dissi.
<<Ahahah grazie, di solito non piacciono>> mi fece l'occhiolino.
<<E comunque, non ti preoccupare per quei cretini, non ce l'hanno con te>> mi rassicurò.
Avevo tanti dubbi in testa.
Non riuscii a pensarci su.
<<Occhi Cielo stai bene?>> gridò quasi Genn abbracciandomi.
<<Sto bene tranquillo, non mi hanno fatto niente>> risi nervosa.
<<Vieni con me, ti prego>> mi sussurrò.
Annuii, incerta.
<<Ragazzi noi dobbiamo andare scusateci, salutate Leo, ci vediamo domani>> salutò velocemente Genn per poi trascinarmi fuori da quella casa.
Mi dispiacque.
Avrei voluto parlare ancora con quella Ortensia.
La trovavo una ragazza interessante.
Ma mai mi sarei permessa di non rispettare una volontà di Genn.
Vedevo che stava male e non volevo che fosse così.
Entrammo velocemente in macchina, tirò un sospiro accasciandosi sul sedile.
Mi sentivo triste.
Il suo viso mi faceva sentire a disagio.
Era evidentemente turbato, volevo aiutarlo ma non sapevo come.
Ero confusa, stavano succedendo cose che non potevo controllare, ed io ero in mezzo ad un vortice che mi sbatteva di qua e di là impotente.
<<Scusami>> mormorò lasciando cadere la testa sul volante.
<<Di cosa?>>
<<Di... Di tutto. Non volevo farti entrare nel mio passato, lo sapevo che sarebbe successo, vaffanculo!>> gridò tirando un pugno sul clacson facendolo suonare.
<<Shhh!>>
Zittii il clacson e gli presi le mani nervosa, tentando di calmarlo.
<<Calmati. Ti prego. Guardami negli occhi>> gli presi il viso e lo obbligai a guardarmi.
Aveva lo sguardo stanco, pieno di ricordi.
<<Andiamo a casa, ti va?>> gli chiesi dolce.
Dovevo stare con lui. Sembrava un bimbo a cui avevano rubato la merenda.
Così fragile e indifeso di colpo.
Annuì e mise in moto.
Arrivammo davanti a casa sua.
Entrammo, salimmo le scale.
Aprimmo la porta.
Cercai di fare il più piano possibile.
<<Tranquilla, i miei genitori sono andati via per il weekend>> rise debolmente lui.
Risi anch'io, e lo abbracciai.
Affondò la testa sulla mia spalla e mi strinse forte.
<<Ci sono io ora ok? Non avere paura>> gli sussurrai.
Alzò la testa, la scosse con uno sguardo riconoscente.
Risi.
<<Sì invece, sì>> dissi tornando a stringerlo.
Pianse sulla mia spalla.
<<Bravo, sfogati. Ti fa solo bene>> lo rassicurai tenendolo ben stretto tra le mie braccia.
Pianse per almeno una decina di minuti, e io mi lasciai allagare la spalla senza muovermi di un centimetro, tenendolo stretto stretto e al sicuro.
Alzò il viso.
<<Come potrò mai ringraziarti?>> chiese con ancora gli occhi lucidi.
<<Mi fai fumare una sigaretta con te?>> risi.
Rise, mi prese la mano e andammo in camera.
Ci sedemmo di nuovo sulla grande finestra e fumammo.
<<Resti stanotte? Ti prego>> mi chiese supplichevole.
Accettai felice, era troppo tenero per dirgli di no.

<<Quelle ragazze erano tutte mie ex. Le ho fatte soffrire>> disse di colpo.
Lo guardai dritto negli occhi, ma lui non mi guardava.
<<Dopo che le ho lasciate, distrutte, sono diventate come le hai viste, delle sgualdrine col cuore spezzato. Sono sempre stato uno stronzo senza speranza. È stata Roberta che mi ha fatto cambiare. Di lei ero davvero innamorato>>
Non piangeva più, fissava un punto e basta.
<<Volevo proteggerti, e non l'ho fatto. Anzi, sei tu che mi proteggi ora>> sorrise imbarazzato.
<<Almeno è intervenuta Ortensia, meno male. Che gran ragazza quella>> rise malinconico.
<<Chi è lei Genn?>>
Tornò a guardarmi negli occhi.
<<La mia migliore amica. È una ragazza d'oro davvero. È stata l'unica che non ha ceduto alle mie avance. Mamma mia, me la ricordo quando aveva ancora i capelli castani. Stavo tentando di baciarla ad un appuntamento e lei mi aveva fermato dicendomi "Senti, io e te andiamo meglio come coppia di amici, ti va? Altrimenti vado", siamo scoppiati a ridere tutti e 2 e ci siamo dati il pugnetto. Da lì siamo diventati inseparabili. Che tempi ragazzi...>> mormorò.
Sorrisi.
Era tenero vedere come ne parlava.
Si vedeva che le era molto legato.
<<Mi piacerebbe conoscerla...>> mormorai pensando di non farmi sentire.
<<Farò in modo che accada!>> disse entusiasmato.
Arrossii sobbalzando.
Sentimmo una voce dal basso.
<<Ah Gennaro, che aspetti a portartela? Ahahah>> urlò un coglione dal basso.
Vidi Genn irrigidirsi.
Istintivamente, buttai la sigaretta ancora accesa sulla sua testa, bruciandolo.
Cominciò ad imprecare.
Genn mi guardò scioccato e io anche lo guardai scioccata.
Non avrei mai creduto di poter fare una cosa del genere.
Scoppiammo in una grossa risata chiudendo la finestra velocemente.
Continuando a ridere ci accasciammo sul letto, piegati in 2.
Non riuscivamo più a smettere.
<<Tu sei pazza>> disse Genn, piangendo dal ridere.
Risi ancora più forte.
Fu come se mi liberassi di tutto.
Usciva tutto ridendo.
Quando mi calmai, mi sentii vuota e leggera.
Lo guardai, ci sorridemmo.
<<Che dici, dormiamo? Sono stanca morta>> gli chiesi.
Annuì.
Mi diede una sua maglia e un paio di pantaloni della tuta per dormire, tanto per non farmi stare scomoda.
Sapevano di ammorbidente dolcissimo.
Mi ricordai di avere tutto il trucco in faccia.
Sarei diventata un panda.
Sospirai ed andai nel letto di fianco a Genn.
Era la prima volta che dormivamo nello stesso letto.
Mi sentivo un po' in soggezione.
<<Cosa faceva Roberta?>> gli chiesi.
<<Studiava con me all'alberghiero. Voleva diventare una cuoca ed ereditare il ristorante del padre. Mh, mi ricordo ancora i suoi biscotti...>> rise malinconico.
Lo abbracciai.
Di nuovo, era fragile e debole tra le mie braccia.
Mi chiesi da quanto tempo non si lasciava andare e proteggere.
E di quanto anch'io, dopotutto, avrei voluto che qualcuno lottasse per me.

Grazie per tutto, vi voglio bene❤️

White Wood~TRILOGY |1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora