capitolo 28

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Non capisco più cosa mi stia accadendo per colpa dei continui cambiamenti dell'umore, il mal di testa, l'odio che covo nelle persone e pare che tutto quello che mi circondi non sia più al mio livello ma sia sotto.
A scuola va sempre peggio e ogni persona che prova a rivolgermi la parola si ritrova a morire nel mio sguardo, fulminato e quasi ucciso da esso. Lampi d'odio e la voglia di far fuori ogni singola persona si fa sempre più grande.
Non comprendo da cosa sia uscendo tutta questa rabbia che sono costretta a reprimere, tutta questa rabbia che...mi scorre nelle vene come una scarica adrenalinica. La forza che le mie braccia e le gambe raccimolano senza poterla scaricare, la lingua, le parole ed i pensieri che ho nella testa che vorrebbero tanto prender piede ed uscire fuori da questa stupida scatola che tiene tutto stipato dentro di me; la voglia di scomparire dalls terra e far si che ogni problema scompaia, la voglia di far fuori chiunque e nessuno, la solitudine e la compagnia di chi, senza avermi mai incontrata, mi ha capita. Le giornate rimasta chiusa in casa da sola a guardare fuori dalla finestra in puro silenzio mentre delle pure e calde lacrime mi accarezzano il volto.
Ogni cosa pare finta, di carta. Si disegna sotto i miei occhi la mattina, il pomeriggio e la sera. La notte, costellata in quel cielo così blu, mi fa compagnia nei miei pensieri così confusi che ormai credo veramente sia inutile provare a tradurli.
Tutte queste emozioni messe insieme: rabbia, tristezza, paura, insicurezza, solitudine.
Perchè?
La solitudine che si sente non è quella dell'esser solo in una stanza senza amici, senza musica, senza social ma è una solitudine interna è un senso di vuoto incolmabile che...non lo so, non riesco a colmare con nessuno, non ce la faccio, non ce la farò mai.
Un senso di sonno mi persuade ogni minuto di più, ma il problema è che non è un sonno normale, è uno di quelli da cui desideri non risvegliarti più.
Spengo le casse ed estraggo il filo che le collega al telefono dall'attacco per poi, nel silenzio tombale, buttarmi sul letto e abbradiparmi sperando di non dovermi alzare per la prossima eternità, ma purtroppo il mio sogno si smorza quando il mio telefono inizia a squillare. Striscio fino al pavimento per poi trascinarmi a passo di lumaca verso il mio telefono messo a terra vicino al comodino accanto all'armadio.
Guardo il display ed è Mattia. Cosa vuole ancora una volta? Non gli è bastato ieri? Deve continuare a scassarmi? Come gli faccio capire che più continua a scassarmi, più io mi incavolo e più ci rischia altamente la vita?
Rispondo per vedere che dannazione vuole.

#Iniziochiamata

"Pronto...?"

"Pronto, Jill?"

"No, sono la sorella. Certo che sono io, che ti serve?"

"Sapere come stai..."

"Sbattuta a terra con un sonno che mi si porta via."

"Non in quel senso, intendevo empticamente."

"Emotivamente sto cercando di capirlo anche io e mi pare una cosa allegramente umpossibile da comprendere."

"Anche per te non è un bel periodo?"

"se iniziassi ad elencare tutte le cose brutte che mi sono accadute penso che la finirei mai e penso che la sfortuna, dopo tutto questo, abbia dato le dimissioni."

"È un'esagerazione."

"Vuoi parlarne tu col clown?"

"Non hai tutti i torti ma addirittira dire che la sfortuna abbia dato le dimissioni per te è un esagerazione."

"Mh. Se lo dici tu."

"ti....va di uscire?"

"No."

"Eddai...aiuta a distrarti."

"Penso che la chiamata stia durando più del dovuto."

"Tanto ti vengo sotto casa."

il demone della scatolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora