capitolo 26

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E tutto divenne buio, tremendamente buio. Non vedevo più nulla di quello che mi circondava poco prima, il mio corpo era leggero, troppo leggero ed ogni mio arto si muoveva come se non avesse mai ricevuto dei danni; qui il buio è profondo, pare che non abbia una fine, ma nemmeno un inizio. Non so se sono in discesa o in salita, non so quando ho iniziato a cadere o a salire, non so nulla perchè ogni mio pensiero è offuscato, ma ho un fermoimmagine nella testa, un clown per l'esattezza, bianco e nero che, avvolto da una luce sfavillante, improvvisamente, esplode in tantissimi lustrini.
Con i continui ripensamenti a quest'immagine noto che, tra le luci bluastre del fuoco blu, un'ombra alta, con un cilindro scruta la situazione consapevole di quel che sta accadendo.
Cerco di distinguere bene o male chi è l'autore dell'ombra, ma niente, non ricordo, ogni mio sforzo è vano.
Mi concentro sul presente, mi guardo per bene attorno cercando di capire se, oltre a quel buio, ci sia dell'altro; concentrandomi sento solamente martellare ma nulla vedo se non un mio piccolo riflesso che, come me, cerca di capire dove si trova e non appena mi vede rimane a fissarmi cercando di capire chi o cosa sono io rispetto a lei e la mia dolamanda è: chi è lei?
magari questo posto non esiste, magari sto solamente dormendo, magari tutto quel che ho visto era solo un sogno e niente di più. Provo a muovermi ma nonostante io senta il mio corpo tremendamente leggero, qualcosa mi impedisce di alzare o muovere gli arti; osservo la ragazza identica spiccicata a me, lei riesce a muoversi. Pian piano raggiunge la lastra che crea il riflesso e la guardo per bene: è mal ridotta, del ghiaccio che cerca di ucciderla piano piano, sangue e le sue gambe, quelle non riesce a muoverle. Il lembo di una manica è rotto e sul viso ha delle macchie nere che colano dense come il catrame. Poggia la mano sulla lastra che ci divide e provo a fare la stessa cosa anche io ma inutilmente perchè il mio braccio non intende muoversi.
Lei mi mima delle cose che non comprendo e penso che lo abbia capito dalla mia faccia e, dopo un po' che ripete le stesse identiche cose, inizio a comprendere e quindi provo a parlare.

"I-il clown...?" la mia voce rimbomba in modo provondo in quel posto senza fine, vedo che la mia sosia, con la testa, fa di sì e quindi continuo a decifrare."il clown t..trova?"mi da un segno negativo."n-non è trova?" Altro segno negativo."il clown ha trovato...?"ancora una volta mi dice di no. "Allora...il clown torverà?"questa volta fa segno che mi sto avvicinando ma che non è comunque troverà."questa volta l'azzecco: il clown...t-tornerà?"finalmente annuisce.

"Cosa intendi con 'il clown tornerà?' Che clown? Quello del fermoimmagine?" Annuisce ancora e quando sta per continuare la frase vedo che sgrana gli occhi e batte sulla vetrata con tanta violenza fino a soaccarne il vetro e farne passare la sua mano letteralmente squarciata con esso.

"AFFERRALA, NON C'È TEMPO!"
La sua voce seguita da una risata rimbomba ovunque e, con quel poco di forza che mi permette di muovermi riesco ad afferrare la sua mano, poco dopo, una luce bianca ne scaturisce da esse, talmente tanto accecante che non riesco a tenere gli occhi aperti e quindi li chiudo sotto costrizione.
Quando li riapro mi ritrovo dentro una stanza d'ospedale, collegata a delle macchine e con entrambe le gambe ingessate, accanto a me, alla mia destra, Valentina, anche lei con delle macchine collegate al suo corpo e riposa tranquillamente; mentre a sinistra ho Mattia, sdraiato sul letto con una semplice flebo nel braccio e qualche punto quà e là nel suo corpo stanco. Guardo il soffitto e la prima cosa che mi viene da dire è:

"È finita, finalmente è finita."

"Già." Mi rivolto verso Mattia che a sua volta si gira verso di me sorridendomi.

"ti ringrazio, ti devo molto."

"Per piacere, non mi devi nulla, ho solo aiutato un'amica."

"un'amica con una grave difficoltà e per la quale ora tu ti ritrovi sdraiato su un letto d'ospedale."

"Ma con il minimo dei danni, mentre te, beh, non sei messa granchè."

"Non scordatevi di me eh, sono stata io a dare delle bastonate al mostro!"

volto la testa verso Valentina che ci guarda con il suo sfavillante sorriso.

"Tu come ti senti?"

"Ho passato momenti peggiori, questo non è nulla a confronto."

"Di certo la gabbia non è stata un divertimento." Le rispondo.

"Parliamone ragazze, io sono stato sotto schiavitù eh."

"Ed io ho rischiato la vita solamente per liberare voi, volete mettere?"
c'è un secondo di silenzio, poi delle piccole risate riempiono quel momento taciturno.

"Quest'avventura è stata assurda e spero vivamente che non ricapiti più."

Questa volta il silenzio che cala è un silenzio di paura, indecisione, uno di quei silenzi che ti fa riflettere su quel che potrebbe accadere in futuro.

"Sapete..."attira la nostra attenzione Mattia."prima di riaprire gli occhi ero circondato dal buio e non sentivo nulla se non un continuo martellare, poi, davanti a me, mi sono ritrovato il mio stesso riflesso mal messo, sanguinante e mi diceva qualcosa che non ho compreso, dopo di chè ha spaccato una specie di vetrata e mi ha afferrato la mano, dopo questo, ricordo una luce ed il mio risveglio."
Qualcosa non quadra. Questo sogno è...praticamente lo stesso che ho fatto io, com'è possibile?

"Anche io ho fatto il tuo stesso sogno Matty; il martello, il nero, il sosia ed il messaggio ma quel che ho compreso del mio sosia è 'il clown.', poi più nulla, solo il mio risveglio."
Mi giro verso Valentina cercando di capire come possa essere possibile che tre persone, completamente diverse tra loro, possano aver fatto lo stesso identico sogno.

"Io ho fatto lo stesso identico vostro sogno ed il messaggio dettatomi dal sosia era 'il clown tornerà'."
Ci guardiamo tutti e tre stupiti da questa strana "coincidenza", ma poi ci tranquillizziamo rendendoci conto che, Jack -il suddetto clown-, è morto sotto i nostri occhi grazie alla scatola andata distrutta e la stessa cosa Jason -il giocattolaio- è morto grazie sempre a Mattia che gli ha distrutto carillon.

"Secondo voi, il martellare che si udiva di sottofodno nel sogno, era perchè ci stavano svegliando?"

"Penso di sì."

"Già."

"Ed il messaggio? Dite nulla di minaccioso?"

"Ho distrutto le scatole Sofia, tranquillizzati."

"Mattia ha ragione, pensa a guarire."
Ci bussano alla porta ed entra un'infermiera che ci avverte di dover state zitti visto che sono le tre del mattino, quindi valentina si sposta di lato dando la buonanotte a me e Mattia, lui mi guarda ma in un battito di ciglia lo vedo addormentato; io non riesco a prender sonno, sono impegnata a capire quel sogno.
Cosa significa il martellare? Solamente segno che ci stavamo svegliando? Alle tre del mattino? No, non sarebbe plausibile. Ed il messaggio? Non credo sia solo frutto del subcoscio, penso.
Continuo a pensare a tutto questo e la mia testa sta andando in fumo per quanto la mia fervida immaginazione si dilaghi nella mia mente. Guardo l'orario: 3.50.
Guardo Valentina e Mattia ed in fine cancello ogni mio pensiero tranne uno cercando di addormentarmi ma quell'unica cosa che mi è rimasta in mente è il messaggio.

"Il clown tornerà."

il demone della scatolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora