capitolo 24

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Lo guardo e il mio cuore parte a mille dalla paura.
L'essere alza la mano destra e con gli artigli cerca di colpirmi tranciando in due la gabbia ma riesco ad evitarlo di un solo millimetro. Ci riprova ed io, tatticamente, mi butto dal lato opposto uscendo dalla gabbia e iniziando a correre. L'essere mi osserva senza muoversi e pare che all'aumentare della sua rabbia, aumenti il suo potere tanto chè il terreno inizia a ghiacciarsi giocando s mio sfavore.
Mi butto in scivolata rischiando di essere colpita da uno dei suoi artigli;
provo ad alzarmi ma scivolo di continuo e quindi mi limito a strisciare sul ghiaccio creato.
Il freddo è talmente tanto che inizia aa fornarsi della brina sul mio corpo.
Un tempo sapevo come battere Laughing Jack, ma questo?
Mi torna in mente Mattia che poco prima, rischiando la morte, aveva fatto fuori il giocattolaio.
Arrivo in un tendone enorme dove le luci si spengono di botto ed una luce di fuoco blu illumina i contorni di un'anello che delinea l'arena e gli spalti.

"Ma che diavolo…?"

Avanti a me, in tutta la sua altezza, si presenta l'essere di ghiaccio che ha tentato di eliminarmi per sempre dall'esistenza. Faccio un passo indietro ma qualcosa mi ributta in avanti e appena mi volto vedo una pedina degli scacchi, il fante per l'esattezza. Cosa ci fa una pedina per gli scacchi qui?
Non mi ci soffermo molto sopra a questa domanda, so che la risposta si trova esattamente sotto il mio naso, ma ancora non me ne sono accorta. Un piccolo calore sotto i miei piedi mi porta ad abbassare la testa e a portare lo sguardo sul pavimento mentre le mie orecchie captano la risata del clown in negativo avanti a me. Pian piano si rischiara, grazie al calore di un migliaio di candele sottoppste all'arena, una scacchiera. Quando rialzo lo sguardo il tendone si è fatto più ampio, molto più ampio e dietro al clown un'enorme colonna con sopra una scatola, probabilmente la scatola che serve per sconfiggerlo.
Ora mi porgo una domanda cui la risposta mi sfugge: cosa devo fare?
La Sua risata smette improvvisamente e il suo sguardo si fissa su di me.

"Benvenuta al gioco della vita."

La sua voce rimbomba per tutto il tendone, come se avesse un microfono vicino alla bocca.

"G-gioco della vita? E-e in coss consisterebbe…?"

"Lo scoprirai…"
Una risata inquietante si leva e l'eco che crea non é una cosa rassicurante. Mi guardo attorno e improvvisamente, accanto a me, ho la Regina, questo sta a significare che sono il Re? Mi guardo tra le mani ed ho una spada, a coss mi serve?
Non capisco cosa devo fare su questa scacchiera, è già tanto che conosca il nome di ogni pedina! Tanto vale provare qualcosa.
Faccio spostare il primo pedone di una casella e quel che si ode è il suono di una nota stonata ed accanto a me l'alfiere mi attacca ma lo fermo con l'aiuto della spada che tengo a stento sollevata essendo molto pesante.
Respingo l'attacco e la pedina si ferma senza continuare. Adesso tocca a Lui. Vedo che muove anche lui un pedone e la nota che si ode è quella che da inizio ad un'altra serie ancora di note che danno vita, infine, alla melodia di Jack nella scatola: pop goes the weasel.
Non comprendo ancora il senso del gioco e non ho idea di come creare la melodia se non ho scritte davanti le note ma, osservando per bene inevece, noto che sulle coordinate, quelle che di solito si usano per battaglia navale, al posto di lettere e numeri, hanno numeri e note.
Fin qui ci sono arrivata, il secondo problema è: come posso evitare di fare errori? Ma ancora peggio: io non conosco le note giuste.

Mattia's pov.

Mentre Sofia tiene impegnato il clown con la scacchiera, io mi dirigo alla colonna, ma solo quando ne arrivo ai piedi, mi rendo conto che non vi si può salire in cima se non tramite una fune sospesa su un tappeto di spuntoni ben affilati. Seguo la fune con lo sguardo fino a quando non intravedo l'albero maestro il quale, al lato destro, posto esattamente verso il centro, ha una serie di scalette che portano fino in cima.
Corro in loro direzione e quando arrivo mi assicuro che nel campo da gioco vada tutto bene ma non è così.
La Regina prova a mozzarle la testa dopo la seconda nota sbagliata ma lei riesce a pararla debolmente con la spada che ha. Devo sbrigarmi.
Torno a guardare le scale e guardo che nel mezzo di esse ci sono delle ragnatele e la cosa mi puzza.
Inizio a salirle e nel mentre si odono altre note, questa volta quelle giuste.
mi fermo a metà per guardare e la vedo lì, ferma e affiancata dalla regina ed un alfiere mentre due pedoni si trovano sul MI ed un terzo sul Fa. È li che è bloccata e l'unica cosa che può fare e sbagliare per passare il turno all'avversario. Smetto di distrarmi e riprendo a salire fino a quando non arrivo sulla piattaforma collegata alla fune. Poggiato al tronco un bilancere. A dividermi dalla scatola solamente una fune, a dividere lei dalla vittoria, solamente una scacchiera.
Prendo il bilancere e comincio a camminare sulla fune come fossi un funambolo inesperto, ed è questo che mi spaventa: essere inesperto.
Cammino lentamente mentre la corda oscilla e rischio più volte di cadere.
Sento un'altra nota sbagliata ma non posso girarmi. Altre note sin troppo perfette si odono e comprendo che a giocare é il mostro. Sono s pochi passi dalla fine della corda ma qualcosa non quadra: è troppo facile.
Sento camminarmi e mordere sulle mani. Non posso distrarmi, non ora.
Finisco l'ultimo tratto rimasto e, una volta poggiato piede sulla piattaforma, mi guardo le mano interrogativo. Sono ricondato da ragni che mi mordicchiano. Da dove sono usciti?
Li scaccio via e mi avvicino con cautela alla scatola, ma quando tutto pare essere finalmente compiuto, avanti a me si presenta un tizio vestito nero e rosso, cono sul naso e pelle color bianco perlaceo.

il demone della scatolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora