capitolo 6

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Mi risveglio a terra,sommersa dalla pioggia e dal sangue che viene lavato via da quella.

Fa male ovunque.
Provo ad alzarmi, ma appena poggio la gamba destra a terra; un dolore lancinante blocca la mia leva su essa costringendomi a tornare seduta.

Sono ai piedi della casa,nel retro.

Vedo il cielo illuminarsi tra lampi e fulmini,susseguiti da tuoni alquanto potenti.

Ancora quella maledetta melodia distorta. Sta volta no,non rimarrò a guardare.

Mi alzo senza badare al dolore,anche se forte,della mia gamba,mi alzo e zoppico fino in strada. Non passa nessuno e l'unica cosa che si vede o si sente a raggio anche di soli due metri è:oscurità e pioggia. Si ode lo sceosciare della pioggia,il forte vento muovere le foglie degli alberi e la puzza di paura mi inebria le narici. Sì,ho paura. Paura di morire ammazzata da una persona che consideravo come un fratello.

Cammino in mezzo alla strada nella speranza che qualcuno,mentre guida a fari accesi,riesca a vedermi e a soccorrermi. Magari uno sbaglio? Magari se siamo di più,Jack,potrà divertirsi il doppio. Più con lui o lei,che con me che non ho quasi più niente do integro.

Piango disperatamente con il sangue che cola dalla testa e le varie ferite provocate dalle spine del cespuio in cui sono caduta.

"A-aiuto.." dico boccheggiando. "Aiutatemi vi prego..s-sono da sol-sola e..sono fer-rita.."

Provo a dire sperando che qualcuno venga anche dalle case accanto.

Niente.

Il rumore della pioggia,i tuoni ed i fulmini bloccano le mie disperate urla vogliose di aiuto.

Cammino ancora e provo ad avvicinarmi alla casa difronte alla mia ma..non sta nessuno. Adesso che ricordo:sono partiti esattamente questa mattina per lavoro.

La sinfonia si fa più acuta e mi sanguina un orecchio. Non posso rimanere sulla mia stessa via e farei prima a tornare dall'altra parte e quindi,mi avvio verso la sponda opposta del mio viale ma,non sentendoci da un orecchio,non miaccorgo di una macchina che andava a tutta velocità verso di me.

I fanali illuminavano tutta la strada e solo io mi accorsi della luce che proveniva a qualche metro da me..
Quei metri che poi,in pochissimi attimi,diminuirono e mi scaraventarono via.

Buio..solo buio...
Ogni ricordo si offusca lì. Non ricordo altro ed ora..mi ritrovo nella stanza d'ospedale della mia città con i familiari al capezzale.

Mia madre mi tiene la mano stringendola nella sua e i miei fratello cercano di non piangere per essere forti e far vedere a mia madre che va tutto bene. Il compagno,invece,girovaga nervosamente mentre intravedo dalla finestra interna,il resto della famiglia agitarsi per me.

"M-mamma.."

Dico con poco di fiato.

Neanche due secondi che sono tutti riuniti avanti a me e gli altri attaccati al vetro di quella finestra.

M:"come ti senti tesoro?"

"io..sto alla grande mamma..va tutto bene. Tutto perfettamente."

Dico rantolando.

M:"oddio..tesoro.." invece riesce solo a dire mia madre tra le lacrime.

I miei fratelli mi guardano e hanno un piccolo sorriswtto stampato in faccia.

Sforzo un sorriso anche io e poi entra un'infermiera comunicando a tutti che dovevo rimanere sola. Sola per stare tranquilla e prendere confidenza con la mia stanza,così che dopo che sarò stata dimessa,non avrò problemi con l'ambiente esterno.

il demone della scatolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora