capitolo 29

153 13 6
                                    

Stavamo lì sdraiati e taciturni a non far nulla se non a fissare il cielo che senza nuvole se ne stava tranquillo e silente nel suo solito posto.
Nessuno dice nulla, nessuno prova a romperci e le nostre mani abbastanza vicine da sfiorarsi. Quando ce ne accorgiamo ci stacchiamo immediatamente. Lui si alza senza parlare ed io rimango a terra a guardare il cielo e facendo finta di nulla di tutto quello che accade attorno a me, e lui pare alquanto incuriosito dal mio comportamento indifferente.

"Sicura di sentirti bene?"

"Mai stata meglio."

"Come mai non hai reagito quando ci siamo toccati?"

"Sarebbe stato un po' esagerato, non credi?"
Non mi risponde. Il silenzo torna tra di noi lasciando una sottospecie di imbarazzo tra entrambi; qualche secondo dopo il suono di un peso morto mi fa sobbalzare di poco e di conseguenza girare. Noto a terra il corpo di Mattia che sembra quasi esanime e, incuriosita dalla sua improvvisa allontananza, gattonando m'avvicino a lui. Il silenzio assoluto viene accompagnato dal soffiare del vento, dall'impercettibile movimento delle foglie degli alberi e dal battito d'ali degli uccelli che spiccano il volo; siamo faccia a faccia io e lui e ci fissiamo senza dire una parola con i capelli che mi ricadono dal lato sinistro del volto e sfiorano di poco la sua guancia destra. Qualcosa in quel momento mi porta a sorridere, non come sempre, ma un sorriso sincero e semplice, di quelli che non mi capita spesso di fare, e quello stesso sorriso viene ricambiato da lui.
Mi avvicino di poco spinta da qualcosa di impercettibile dietro di me, ma poi mi rialzo per sedermi vicino a lui che mi guarda quasi inconsapevole di quello che stava per succedere, mi guarda e non la smette, tant'è che si alza mettendosi di fronte a me per fissarmi.

"Vuoi una mia fotografia che mi fissi così?"
Scuote il capo in segno di negazione."allora perchè continui a fissarmi in questo modo?"continuo.

"Non lo so nemmeno io."

Torniamo zitti; lui mi fissa, io fisso lui, noi ci fissiamo.
Non trovo un senso a tutto questo e non capisco perchè di tutti questi sguardi, quando sento che le nostre mani che senza un'apparente motivo, si intrecciano.
Entrambi portiamo i nostri sguardi su di esse senza dire una parola e sento la sua di mano stringere la mia come se dovessi scomparire da un momento all'altro.
Mi tira a se  abbracciandomi con la stessa stretta di prima.

"Ti voglio bene.."

Mi sussurra mentre sono intenta ad ascoltare le pulsazioni del suo cuore che in quel momento erano calme ma allo stesso tempo, si percepiva un senso di..emozione, non saprei come spiegarlo.

"Anche io ti voglio bene.."

Rispondo stringendomi a lui ma una terza presensa si unisce al nostro abbraccio. No, non è grossa ed imponente, ma semplice e dolce;
Insomma, Valentina si è unita al nostro abbraccio come se niente fosse e la cosa strappa ad entrambi dei
sorrisi mentre lei stava sorridendo già da prima. Quando ci stacchiamo i nostri sguardi si incrociano, ma l'unica forma di contatto rimasta era quella tra me e Mattia, le nostre mani ancora incrociate tra loro, e Vale, che sorrideva in modo furbo con quello che quasi non sembra un ghigno di soddisfazione.
Quando io e Mattia ci accorgiamo della situazione interrompiamo subito il contatto tra di noi creando dell'imbarazzo.

"Allora…dovete dirmi qualcosa?"

Ci chiede incuriosita lei.

"No, che io sappia." Rispondo.

"Mh."

Risponde invece lui con il suo solito fare schivo.

"Vabbè, farò finta di nulla per tutto il tempo e non vi infastidirò."

Fortuna che quando dice una cosa è di parola.
Non sapendo che fare, ci alziamo da terra ma io inciampo su qualcosa e, una volta alzati gli occhi per vedere cos'è, mi ritrovo davanti una scatola a me sin troppo familiare; l'incisione ed i colori, la canzoncina che accompagna l'apertura...la scatola di Jack è davanti a me.
Quando mi alzo in piedi balzo vicino Mattia e Valentina osservando quella che ormai pareva essere veramente la scatola del clown, mi ci avvicino sperando che non accada nulla, e fino a qui tutto è normale, ma quando provo a toccarla essa esplode in un milione di lustrini bianchi e neri.
Che sia un avvertimento?
Non lo sappiamo;
Questo, però, non comunica nulla di buono..
Ci allontaniamo velocemente da casa e ce ne andiamo in un locale lì vicino dove nessuno potrà disturbarci, ma dietro di noi, un tizio in impermeabile, ci ascolta interessato.
Faccio segno ai due di fingere una coversazione e a provare quella di cui dovevamo discutere prima, da un'altra parte.
Ci alziamo ed usciamo dal locale mentre costui ci segue in silenzio e a debita distanza. Nessuno si volta, ma sappiamo che ci sta seguendo e non ci teniamo a guardarlo in faccia; sapendo che, una coppia o un trio, chi che sia, quando camminano uno segue l'altro, porto tutti verso il vecchio parco abbandonato e invece di andarci, mi dirigo verso casa di mia zia con lo sconosciuto alle spalle.

"Dite che prima o poi si toglierà dalle scatole 'sto tizio?"
Domanda Valentina.

"Non ne sono certa."

"Ragazze, se quello ve tocca, compio un omicidio."

"Tranquillo Mattia."

Manca poco a casa di mia zia, e solo in quel momento questo tizio scompare lasciando che la nebbia ci circondi completamente, una nebbia fitta, inquietante e poco rassicurante. Valentina si avvicina a noi.

"Prendiamoci per mano."
Propone.

"Perchè?" Domanda Mattia.

"Così non ci perdiamo."

La prima mano che viene afferrata è la mia che si rintreccia a quella di Mattia, mentre l'altra sua libera, si lega a Vale.
Stringo la presa senza volerlo e comincio a camminare verso quel poco che vedo mettendo con fatica a fuoco e, pian piano, finalmente raggiungiamo la soglia di casa di mia zia. Stringo nuovamente la presa alla mano di Mattia per assicurarmi che ci stia, e stessa cosa fa lui.

"Vale, ci sei?"

"Sì, tranquilla Sofì."

A questo punto, busso e, ad aprirmi, è mia madre perplessa dalla mia seconda visita e dal fatto che abbia portato amici.
Entriamo.
Tutti ci guardano in silenzio sorridendo e scrutando i miei amici; prendo un grande respiro, mollo la mano a Mattia e inizio a presentare i miei parenti a loro:

"Allora, le signore sedute sul divano sono: mia zia Claudia, sua madre Adriana, nonchè mia zia, mia nonna Liliana e mia madre Fabiana; i signorini e signorine sono mia cugina minore Greta e mio fratello minore Davide, l'altro, quello che gioca al telefono, è mio fratello maggiore Leonardo; Seduto a capotavola abbiamo mio zio Armando, accanto zio Michele -marito di Adriana-, ancora accanto papà Daniele, dall'altro lato del tavolo mio zio Marco padre di Greta e marito di Claudia. Questo giovane tizio che sta cucinando è mio zio Roberto, fratello a Claudia. E...Famiglia, loro sono i miei migliori amici: Mattia e Valentina."

Mattia fa un leggero cenno con la mano mentre Vale si lancia al gioco con i piccoli. Tutti riprendono a parlare tranquillamente coinvolgendo anche me e il mio amico con molta disinvoltura, come se lo conoscessero da anni, ma in tutto questo mi sento altamente osservata e sono quasi sicura che qualcuno ci stia osservando per anticipare le nostre mosse in qualche modo.
Rimango guardinga nonostante le chiacchiere ben volute, in fondo io e i miei zii non ci vediamo da molto, e quindi mi sembra normalissima questa loro reazione.
La giornata trascorre tranquilla tra urla e schiamazzi, e nonostante io mi dimentichi di tanto in tanto di questa cosa, mi sento osservata e credo di non averlo notato soltanto io.

il demone della scatolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora