capitolo 22

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il mattino che ci si presenta non é dei migliori.
resto seduta sul letto a guardare la finestra e ad aspettare che Mattia torni per darmi notizie sulla situazione.
fuori il tempo non è dei migliori ed è nuvoloso, molto nuvoloso;
Il vento è alto e smuove quelle poche foglie che rimangono ancora sui rami degli alberi.
Londra, Isaac, la scatola...la mia famiglia.
Sono le unice cose a cui riesco a pensare, sono le uniche mie ragioni per cui sono disposta a rinunciare alla mia vita in cambio della libertà.
Sento aprirsi la porta e dal riflesso di un'anta della finestra vedo Mattia che timidamente entra.

"Siamo soli..." mi comunica.

"Quindi abbiamo campo libero nelle ricerche?"

Annuisce senza dir nulla in più o in meno. Si avvicina e si siede accanto a me sul letto rimanendo in silenzio, sguardo basso, non vola una parola.
Non so cosa ancora mi stia fermando dall'alzarmi e andare al pc per avere informazioni sui prossimi voli per Londra, ma una sensazione che non mi è nuova mi avvolge.
Il senso di solitudine, esattamente quello che emanava Jack la prima volta che si avvicinò a me.
Lo sento più vicino di quanto lo potessi sentire all'ospedale, più vicino di quanto potessi immaginare.
Continua a tenere lo sguardo basso ed io volto il viso verso di lui per alzargli la testa. Mi guarda ed io guardo lui.
Gli sorrido ma la sua espressione non cambia, capisco che qualcosa non va.

"Hei, che succede?"

Scuote la testa per dire che non succede nulla, ma sta male e si vede.
Lo abbraccio stringendolo a me.

"Se non valgono le parole o un abbraccio, sappi che ti sono accanto."

"Qui quella che sta più male sei tu.."

"Relativo o meno che sia il problema che hai non mi interessa, sarà sempre al di sopra dei miei."

"Come può stare al di sopra del rischio di perdere una famiglia?"

"Può eccome.."
Non termino la frase e mi stacco dall'abbraccio."adesso abbiamo del lavoro da fare ma se stai così non possiamo andare avanti."

"E quindi?"

"Quindi...io lavorerò, tu ti rilasserai."

"Ma che dici!" Mi sorride per nascondere la tristezza.

"Dico che io lavoro e tu ti rilassi."

"No."

"Sì."

"No."

"sì."

"Noo."

"Allora mettiamoci a lavoro."

Ridacchia e si alza dal letto mettendosi al pc mentre io, posta accanto a lui, mi metto a scrivere i voli del giorno, gli orari e qualche scarabocchio.
ad accompagnare le nostre ricerche è la musica dei Get Scared.
Di tanto in tanto i nostri gomiti si scontrano ed io sbavo nello scrivere mentre lui sbaglia click.
Dopo un po' abbiamo quasi tutto.
Orario per il volo più vicino è alle 19.00 p.m., il problema è come salire sull'aereo senza biglietto e come raggiungere l'aereoporto.
L'unico modo che c'è rimasto per raggiungere Londra è intrufolarci in un aereo di trasporto merci, ma non sappiamo a che ora parte e se veniamo beccati?
Ma poi come torniamo a casa? I suoi si spaventeranno se non lo troveranno più a casa e forse dovrei andare da sola, magari è meglio, se beccano solo me che cosa mai potranno farmi?
Domande su domande nidificano nella mia testa e sto entrando in panico.

Jack's pov.

Mi dirigo nella gabbia dove tengo prigionieri i familiari di Jill e lancio loro delle interiora umane per nutrirli mentre l'acqua è l'unica cosa che do cautamente. Nessuno di loro ha osato fuggire fino ad ora e la cosa mi sorprende molto.
Esco dalla "cella" e mi dirigo al tendone centrale dove ritrovo Jason circondato da Peluche e da topolini a carica rossi e noto che non ha con se Liquirizia, il suo fidato topo. Probabilmente l'avrà mandata a controllare le Mie vittime.
Controllo l'orario e un ghigno si forma sul mio viso. L'attesa è snervante, rivedere la mia migliore amica, avere la sua anima. Quasi non mi emoziono come un bambino davanti ad un regalo di Natale, o come Isaac ed il suo primo regalo.
Lurido bambino che ricevette quel che doveva ricevere.
Quanto mi divertii quel giorno;
L'odore di vendetta, il sangue, le sue urla.
Questo mi fa ridacchiare e Jason si volta verso di me.

"Che ti ridi? Ti divertono i miei pupazzi?" L'aria irritata si lui fa scomparire il mio sorrisetto compiaciuto.

"Andiamo Jason, cosa vuoi che mi importi dei tuoi inutili esseri di pezza?"

"Come li hai chiamati scusa?"
I suoi capelli man a mano che lo istigo si scuriscono.

"Smettila di alterarti."

Metto fine alla nostra inutile discussione e mi sbatto su una sedia in disparte ad attendere che l'ora del suo arrivo si avvicini.

Sofia's pov.

"Okay, abbiamo gli orari, sappiamo dove andare ma non sappiamo come raggiungerlo ed intrufolarci nell'aereo."

"In qualche modo faremo, magari improvvisiamo sul posto."

"Con tutta la sicurezza che c'è vuoi inventarti qualcosa sul posto?"

"Già."

"Ma pensi ogni tanto?"

"Ti sembro uno che pensa?"

Sbuffo senza rispondere alla sua domanda.
mi sdraio sul letto e fisso il soffitto analizzando le condizioni in cui ci troviamo e, a dirla tutta, non ha tutti i torti, magari si potrebbe creare un diversivo così, su due piedi, sviare la sicurezza e raggiungere l'aereo senza problemi.
Lo guardo e vedo che si è preso un attimo di pausa mettendosi su youtube.
Torno al soffitto e chiudo gli occhi senza addormentarmi sperando che un barlume di saggezza baleni nella mia testa ma questo pare una cosa impossibile, l'idea di Mattia si fa sempre più strada nella mia mente;
La elaboro così tante volte che non mi sembra possibile come una cosa così stupida possa, invece, rivelarsi così geniale e utile.
mi alzo di scatto dal letto e lo abbraccio stringendolo forte.

"sei un genio."

Mi sento picchiettare la spalla e abbasso lo sguardo per ritrovarmi davanti la scena di lui che soffoca nel mio seno. Velocemente mi stacco e chiedo scusa ma lui pare imbambolato, quindi gli schiocco le mani davanti al viso per farlo riprendere, cosa, in questo caso, inutile.
Provo a scuoterlo ma niente.
Provo a passargli una mano davanti al viso; nulla.
Cosa posso fare? Guardo il computer e l'unica cosa che mi viene in mente è mettere il volume al massimo, selezionare una canzone italiana e avviare il video.
Sobbalza sulla sedia ed immediatamente toglie la pagina youtube.

"Ma sei scema!?"

"1.Stavi sogando ad occhi aperti il mio seno.2.no, non sono scema."

Arrossisce di botto.

"Scusa.."

"Stavo dicendo: sei un vero genio."

"Rispetto a?"

"A creare un diversivo sul momento, una cosa spontanea. Magari sì, se andiamo più preparati è un conto, ma anche così può funzionare."

"Quanto c'hai pensato?"

"Il tempo necessario per realizzare che la tua stupida idea è un'idea magnifica."

Facendo si con la testa torna a guardare il computer e qui mi viene voglia di fargli la domanda che mi ronza nella testa.

"Ma..."

"Ma?"

"Se vieni con me in missione per l'Inghilterra, ed i tuoi non ti troveranno qui, non credi che si preoccuperanno?"

"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore."

"Provi così tanto rancore per la tua famiglia?"

"Non per tutta..." fa una piccola pausa."tu non sai cosa succede, quindi queste domande fai prima a tenertele per te."

"Non volevo farti...irritare."

"Ficchi troppo il naso nelle faccende altrui, sai?"

Non rispondo.

"Sai come si dice? Chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni."

Annuisco semplicemente senza rispondere vocalmente. Prendo il foglio con scritte le coordinate che servono e me ne vado lasciandolo solo.

il demone della scatolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora