Capitolo 74

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Erin

La cena era andata a gonfie vele. Avevamo festeggiato il nostro primo anno insieme, il nostro primo anno come coppia e avevamo passato un meraviglioso anniversario. Harry mi aveva portata in un ristorante di lusso, la struttura dell'edificio era di stile ottocentesca e i suoi lampadari erano meravigliosi, come quelli di una reggia. Avevo detto ad Harry che andava benissimo anche un fast food, ma lui disse che meritavo il meglio e che dovevo essere trattata come una principessa.

Lui aveva fatto di tutto per me quella sera. Mi aveva portato un mazzo di rose, curate e raccolte dal giardino di Anne, mi aveva fatto fare un giro sulla sua limosine e mi aveva portata sul London Eye. Mentre camminavamo,alcune volte, incontravamo delle ragazze che chiedevano l'autografo di Harry, lui sorrideva ad ogni richiesta e si scusava sempre con un"dammi un secondo".

Mentre faceva gli autografi mi ritrovavo a pensare al nostro primo anno insieme. Era stato un anno pieno di novità, ero uscita dall'orfanotrofio ed ero andata a vivere con Harry, ero entrata a far parte dell'associazione UNICEF per aiutare i bambini più bisognosi, avevo accompagnato Harry in diverse tappe del tour e avevo visto molte città-capitali.Parigi, Stoccolma, Berlino, Madrid, Roma e Zagabria.

Era troppo per me. Io non avevo niente da offrirgli, se non qualche bacio e qualche carezza, non avevo soldi, non avevo una famiglia, al di fuori di padre Peter e Kate, e non avevo la più pallida idea di come ringraziarlo. Avevo quasi diciassette anni, non lavoravo e avevo intenzione di finire i mie anni di studi in una scuola normale, per poi andare all'università.

Solitamente l'avrei ringraziato con il solito "ti amo", oppure con un "sei la persona più dolce del mondo", ma nessuna di quelle frasi sembrava adatta per quella serata fantastica.

-Tranquilla, ti conduco io-

Mi aveva bendata gli occhi con una cravatta, non era l'aveva indossata quella sera, anche perché non le metteva mia, ma l'aveva portata solo per coprirmi gli occhi. Avevo solo paura di andare a sbattere contro un muro oppure un'altra cosa, ma mi fidavo di Harry e sapevo che mi avrebbe protetto. Anche da un muro.

-Lo so, mi fido-ridacchiai allungando le braccia in avanti per sentire se c'era qualcosa. Sentii le mani di Harry posarsi sui miei fianchi, il suo petto era a contatto con la mia schiena e sentii l'aria calda uscire dalla sua bocca e posarsi sul mio collo.

-Fra poco potrai vedere...- rassicurò. Mi guidò lentamente, mi disse se c'era qualcosa davanti a me, se stavo per andare addosso a qualcosa e poi mi disse che dovevo fare tre scalini.

Rispettai le sue istruzioni, non riuscivo a non smettere di sorridere e non vedevo l'ora di togliere quella cravatta per poter vedere dove mi aveva portato.

Mi fermò -...non toglierti la cravatta, non muoverti e resta qui- raccomandò, mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò. Avevo le braccia in avanti, continuavo a ridacchiare, anche se non ne sapevo il motivo e morivo dalla curiosità di scoprire il posto misterioso.

Dal leggero eco che sentivo mentre ridacchiavo, avevo capito che eravamo in un posto al chiuso e molto ampio. Come una sala da cinema, una palestra olimpica oppure un enorme deposito di merci.

-Harry?...- chiamai.Sentii dei piccoli rumori, di cui non riuscii a capire la provenienza e tanto meno cosa fosse -...Harry?- chiamai di nuovo, ma senza ottenere risposta.

Il sorriso scomparve lentamente, non mi sentivo al sicuro se non ero tra le braccia di Harry, e il fatto che se ne fosse andato lasciandomi lì e non rispondendo al mio richiamo, mi spaventava leggermene.

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