Capitolo 15

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Mentre guidai, per ritornare in ospedale, ripensai a ciò che disse Taylor. Mi rivenne in mente la data del loro matrimonio. Non riuscii a capire, perché avesse scelto quella data. Quella era la nostra data, non la loro. La data più bella della mia vita e nessuno doveva "rubarmela". Le lacrime cominciarono a scendere per il dolore. Harry non era più mio, era di un'altra donna, e dovevo accettarlo. In quel momento provai sentimenti come la tristezza, la rabbia e la voglia di sparire e di ritornare alla vita che facevo, prima di ritornare a Londra.
Arrivai all'ospedale, parcheggiai e scesi dalla macchina con la rabbia che ribolliva dentro il mio corpo. Harry Styles devi darmi delle spiegazioni pensai. I miei occhi erano appannati che, quasi, non riuscii a salire le scale. Arrivai al piano, della stanza dei bambini, cercai il corridoio e, quando lo trovai, vidi Harry seduto su una sedia di plastica blu, davanti alla stanza, e gli andai in contro a passo svelto. Quando mi vide, si alzò e sorrise ma cambiò, subito, espressione quando mi avvicinai, ancora di più.
-Che cosa è suc- non fece in tempo a finire la frase che gli diedi uno schiaffo. Si passò la mano sulla guancia rossa e aggrottò le sopracciglia per la confusione -Si può sapere cosa ho fatto per meritarmi questo?- domandò alzando la voce.
-Sei un bastardo!- gli diedi delle spinte e dei colpi sul petto -Sei uno stronzo! Il peggior essere umano esistente sulla terra!- urlai. Ormai era bloccato al muro -Ti odio! Ti odio! Come hai potuto?! Ti odio Harry Styles!- urlai, colpendolo ancora. Con una mossa, mi bloccò le braccia, al petto, mi ritrovai con la schiena appoggiata al muro e con la sua faccia a pochi centimetri dalla mia.
-Calmati! Si può sapere che cosa ho fatto?!- gridò.
-Come se non lo sapessi...Taylor mi ha detto tutto. Mi ha detto che, questa mattina, hai voluto spostare la data del matrimonio!-
-Sì è vero l'ho fatto! Allora? Ho solo fretta di sposarmi!-
-Ma perché?...Perché ci siamo baciati?...Perché ami così tanto Taylor, che non puoi più aspettare?!...Oppure, perché non vuoi problemi con me?- volevo sapere il motivo di quella decisione. Allentò la sua presa, fui libera in poco tempo e potei vedere il suo volto serio e spento -Perché hai scelto il quindici Maggio? Lo sai che quella data è importante, perché l'hai fatto Harry?! Mi odi?! Se mi odi allora sparisci!- e senza rispondere, o dare spiegazioni, se ne andò. Il mio cuore era a pezzi. Il mio respiro era irregolare, tanto che, dovetti appoggiarmi al muro per rimanere in piedi.

Mi odiava.

Harry, il mio Harry, mi odiava.
Forse era, ancora, arrabbiato perché gli tenni nascosto di Lily. Arrabbiato perché ero ritornata nella sua vita. O, forse, perché ho coinvolto i suoi familiari per tenere nascosta la verità. Non sapevo più cosa pensare.

Mi alzai lentamente, andai in bagno e mi diedi una sistemata per non far capire che avevo pianto. Uscii, mi diressi verso la camera dei bambini e quando entrai trovai due donne che parlavano con Simon.

-Oh, salve...ehm...siete delle parenti dei bambini?- chiesi con un briciolo di speranza.

-Salve- venne verso di me la donna dall'abbigliamento grigio, come quello delle avvocatesse, i capelli biondo platino raccolti in uno chignon, il viso ben curato, ma con qualche accenno di rughe -io sono il detective Mardot- sorrise e mi porse la mano, che io strinsi -mi occupo, della ricerca, dei genitori di Simon e Kevin-

-Oh e come stanno andando le ricerche?- chiesi curiosa.

-Io e i miei uomini stiamo lavorando sodo per trovarli- rispose seria. Il pianto di Kevin rimbombò per tutta la stanza, mi avviai verso la culla, gli misi il ciuccio in bocca, cominciai a cullarlo per calmarlo e mi sedetti sul divano, vicino alla poltrona, accanto al detective Mardot.

-Ci sono delle novità, riguardo le ricerche?- chiesi.

-Sì, una ci sarebbe- quella donna era sempre seria, non accennava mai un sorriso.

-Sorprendente! quale?- sorrisi.

-Abbiamo trovato il padre- gioii a quella risposta. Finalmente una buona notizia pensai.

-Oh, bene mi dia l'indirizzo, andrò subito da lui- con tutta fretta mi alzai, rimisi Kevin nella culla, perché si era riaddormentato, e mi preparai per uscire.

-E' sepolto al cimitero di Highgate- disse seria. Non posso crederci. Finalmente c'era una buona notizia, e invece si era rivelato un incubo. Il loro padre era morto. Lentamente mi risedetti sul divano e guardai Simon, che stava parlando con l'altra donna, che mi notò e mi rivolse un sorriso.

-Oh, mi scusi, non mi sono presentata, io sono Margaret Price, sono l'assistente sociale che si occupa del caso dei bambini- spiegò.

-Salve, sono Erin Finder...ehm...mi scusi se, forse, chiedo troppo...ma...cosa c'entra un'assistente sociale in queste indagini?- aggrottai le sopracciglia, confusa.

-Ecco, il padre dei bambini è morto tre settimane fa, in un incidente stradale...la loro madre non è stata, ancora, trovata, e i bambini verranno dimessi, domani mattina. Quindi, finché non verrà ritrovata la madre, verranno messi in un istituto- spiegò il detective Mardot.

-No! Li lasci a me- dissi all'improvviso -Li lasci a me, mi prenderò io cura di loro. Ho già una figlia, quindi sono "esperta" con i bambini. Mi sto procurando il necessario per allestire la loro camera, a casa mia, i miei amici staranno già montando il letto per Simon. Sapevo che volevate metterli in un istituto, così, ho pensato, che potevano stare con me. Non portateli via, lasciateli a me- dissi con un briciolo di speranza. Mi ero affezionata a Simon e Kevin, sentivo, come, se fossero i miei veri figli ,e non volevo che me li portassero via. Li avrei presi con me, finché la loro madre non saltava fuori.

-Lei sta dicendo che si offrirebbe di essere la tutrice temporanea dei minori?- chiese Margaret.

-Sì, firmerò tutto quello che sarà necessario, pur di avere la loro custodia- dissi. Le due donne, si guardarono per un attimo e vidi Margaret fare un cenno al detective.

-Ci servirebbe, anche, la firma di un secondo tutore, ovviamente, una figura maschile. Non creerebbe problemi, se questa persona, fosse il padre di sua figlia- spiegò Margaret.

-Ehm...sì...proverò a convincerlo...Lui è Harry Styles- dissi.

-Oh...il signorino che era qui prima?- domandò il detective.

-Sì, lui è il padre di Lily, e sono sicura che sarà contento di prendere, in custodia, Simon e Kevin. Si è molto affezionato a loro- dissi sorridendo. Immagini di Harry che gioca con Simon, percorrono la mia mente, e un enorme sorriso compare sulla mia faccia.

-Chiamo lo studio per far partire le richieste di affidamento temporaneo- Margaret si alzò, uscii dalla stanza e, solo adesso, notai che Simon stava dormendo.

-La troveremo- disse il detective Mardot.

-Lo spero. Ma, anche se la troverete, non credo che vorrà indietro i suoi figli- guardai Simon dormire e notai che aveva un disegno in mano. Mi alzai, lo presi e rimasi a bocca aperta guardandolo, e potei giurare di sentire le lacrime formarsi nei miei occhi. Era un disegno di una famiglia, due adulti, in cui sopra c'era scritto Harry ed Erin, poi c'erano due bambini con scritto, Simon e Kevin. Il disegno era intitolato La mia famiglia. Capii che dovevo fare qualcosa per loro e che non avevano nessun'altro, oltre me e Harry.

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