Tremolio incessante.

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Nonostante facesse freddo, quella sera mi addormentai fra le mie stesse lacrime, nel mezzo della foresta.
Mi svegliai di soprassalto, il cuore mi batteva all'impazzata, sudavo e avevo il fiato corto. Mi svegliai rintontita, la testa mi rimbombava e mi sentivo tanto debole, senza forze. Ero tutta irrigidita dal freddo e a stento mi sentivo le mani e i piedi. Non volevo più stare stesa sulle foglie bagnate, nel bel mezzo di chissà dove e vedere il tempo che scorreva, che andava avanti. Consapevole del fatto che lo avrebbe fatto, con o senza di me.

Mi sono alzata ed ho iniziato a camminare, cercando qualcosa di familiare, finché finalmente, ho intravisto la casa.
Mi sono avvicinata lentamente, cercando di stare attenta a non fare rumore e cercando di capire se ci fosse qualcuno dentro, il che era probabile.

Ho aperto la porta con cautela e sono entrata: non sentivo voci, né passi.
Il silenzio totale.
Ho tirato un sospiro di sollievo, anche se una piccolissima parte di me sperava di trovare Dylan, che senza dire nulla si avvicinasse e mi abbracciasse. Ma forse è stato meglio così.
Non ho avuto il tempo di fare due passi, che da dietro il muro della cucina è spuntato Michael.
Mi sono immobilizzata, lo fissavo, mi fissava.
-'Tranquilla, sono solo. Lui è fuori a cercarti insieme a Ryan e John.'
Ha fatto una pausa.
-'Avrai freddo, suppongo. Nel nostro bagno c'è una vasca, se vuoi te la preparo. Così mentre ti riscaldi ti faccio una cioccolata calda.'
Era dolce, ed è stato molto premuroso. Non ho detto nulla, né se mi andava bene, né se non mi andava e basta. Ma lui è entrato comunque nella camera per andare nel bagno, e finché non ho sentito l'acqua della vasca scorrere, sono rimasta impalata in mezzo alla sala. Dopodiché sono andata nella camera che dividevo con Dylan, mi sono seduta sul bordo del letto e mi sono guardata attorno.
Sono rimasta seduta per un paio di minuti, poi mi sono alzata e ho preso i miei asciugamani ed ho iniziato a svestirmi. Ero irrigidita dal freddo, ancora non mi sentivo le dita e non ho sentito la differenza con o senza vestiti. Sono rimasta in intimo, stavo per coprirmi con l'asciugamano per andare nell'altra stanza quando è entrato Michael.
-'Oh, scusami.'
Mi ha guardata per qualche istante, ha guardato il mio corpo, nonostante mi avesse già vista il giorno prima alle terme e il primo giorno al lago. Avevo i suoi occhi addosso, e stranamente non mi sono sentita a disagio. Il suo sguardo aveva lo stesso peso di quello di Dylan e quando l'ho capito, ho avuto l'impulso di coprirmi immediatamente.
Non mi imbarazzava la presenza di Michael, ma in quel momento ho sentito di star infrangendo una regola. Un po' come se stessi facendo un torto a Dylan, e nonostante Michael fosse suo fratello e si somigliassero molto, lui non era Dylan.
Appena mi sono coperta, Michael ha chinato il capo, per poi voltarsi verso la porta di entrata, consapevole anche lui, di essere in una situazione in cui non ci si dovrebbe trovare.
-'Uhm.. devo avvisarlo, lo sai. È fuori da stamattina che ti cerca, questa notte non ha dormito, è stato sulla poltrona a fissare la porta d'entrata sperando che arrivassi. È preoccupato.'
-'Lo so, Michael. Lo so. È giusto.'
Mi sono avvicinata a lui, ho abbassato lo sguardo, come per dirgli che mi dispiaceva e poi sono andata nell'altra camera, per fare il bagno.
-'Emma..'
Ha aggiunto titubante.
-'Vorrà parlare. Vorrà spiegazioni.'
L'ho guardato e ho sospirato.
-'So anche questo. Grazie Michael.'

Sono entrata in bagno e ho chiuso la porta alle mie spalle. Mi sono guardata allo specchio ed ero pallida, cadaverica. Non so spiegarmi il motivo, ma ho iniziato a piangere. Non riuscivo più a guardarmi allo specchio, allora sono entrata nella vasca e subito l'acqua calda sulla mia pelle gelida bruciava, ma dopo qualche istante è stato quasi un sollievo.
Non volevo più uscire dalla vasca, volevo che il tempo si fermasse, per non dover affrontare la realtà.
Per tutto il tempo sono rimasta pensierosa, guardavo l'acqua e nel frattempo mi scervellavo sul cosa e sul come dire a Dylan di tutto, insomma.
Mi ero incantata fissando l'acqua, quando ho sentito un tuono e sono tornata in me. Poi ho oltrepassato l'acqua con lo sguardo, e ho visto le mie gambe, vedevo il mio corpo e non volevo. Ho tirato un pugno all'acqua, per smuoverla e non vedere il mio corpo così nitidamente. Al fondo della vasca ho visto poi un bagnoschiuma, l'ho preso e ne ho versato parecchio, almeno sarei stata sicura che con tutta la schiuma non avrei neanche più intravisto mezza gamba.
Giocavo con la schiuma, guardavo fuori la finestra la pioggia che cadeva e mi rilassavo con il suo picchiettio sulla finestra. Finalmente mi stavo rilassando, stavo smettendo di pensare a tutto, mi concedevo una pausa, quando ad un tratto ho sentito una porta sbattere, poi, la voce di Dylan.
-'Lei dov'è?'
Sentivo io suoi passi pesanti fare avanti e indietro per la casa.
-'Dylan calmati, lasciale del tempo.'
Era Michael, dolce e premuroso.
-'Tempo? Non l'è bastata un'intera notte?'
-'Anche lei prova lo stesso che provi tu. Rilassati, quando uscirà e sarà pronta a parlare, ti darà spiegazioni.'
-'No, basta. Voglio risposte adesso.'
Poi più nulla.
Dopo pochi secondi ho sentito i suoi passi avvicinarsi, era nella stanza dei ragazzi, fuori la mia porta. Si è fermato un istante, poi, quello che temevo: è entrato.
Ha aperto la porta di scatto, io non l'ho visto, potevo solo sentire i suoi movimenti. Ero nella vasca, ma davo le spalle alla porta. Lui era dietro di me, sentivo il suo odore, era inzuppato, si era preso tutta la pioggia stando fuori. Sentivo i suoi occhi su di me, sentivo la sua paura, la sua compassione e la sua rabbia. Non riuscivo a gestire tutto quello.
È rimasto fermo lì, con la maniglia della porta ancora in mano. La casa era silenziosa, anche i ragazzi che probabilmente stavano in cucina non fiatavano. La casa pareva disabitata.
È entrato in bagno, e ha chiuso la porta, per non far entrare il freddo. L'ho sentito lasciare la maglia, si è appoggiato alla porta, ed è rimasto lì fermo, aspettando una mia reazione, una mia parola.
Non ho fatto nulla di quello che lui voleva, continuavo a fissare la schiuma, e aspettavo che quel momento finisse.
Ho sentito un sospiro, seguito da singhiozzi: Dylan stava piangendo.
In quel momento avrei dovuto dire qualcosa. É il mio ragazzo, dovevamo supportarci a vicenda, ma non facevo altro che sentirmi a disagio e fuori luogo.

Non riuscivo a gestire la situazione.
Avevo le lacrime agli occhi, stava succedendo tutto per causa mia.
Ho preso fiato, chiuso gli occhi e immersa completamente nell'acqua.
Non sentivo nulla, c'era solo silenzio.
Avrei voluto rimanere lì in eterno.

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