A mio agio nel disagio.

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Il mattino dopo ero allegra, ho addirittura preparato le frittelle per la mia famiglia e gliele ho lasciate sul tavolo, e già che c'ero, me ne sono portata via una. Speravo di rincontrarlo sul pullman, ma non c'era. Forse aveva preso quello prima, o forse era in ritardo e quindi avrebbe preso quello dopo.

A scuola quel mattino ero socievole, se ne sono accorti tutti i compagni, e anche i professori, perché per la prima volta intervenivo durante le lezioni. Anche la mia migliore amica, Silvia, se n'è accorta. Di solito sa che al mattino quasi non mi deve parlare. E quel mattino le sono saltata addosso, le ho ripetuto mille volte che le voglio bene, e altrettante volte le ho detto che è bellissima, e sì, è proprio vero. Mi ha chiesto perché fossi così felice e le ho detto che forse era la giornata o forse mi ero solo svegliata bene. Non le volevo ancora raccontare nulla, non si sa mai. Terminate le lezioni la saluto e l'avverto che la sera l'avrei chiamata per chiacchierare.

Neanche al ritorno era sul pullman, forse per gli stessi motivi del mattino. Ho smesso di pensarci quando sul pullman ho visto una ragazza con i capelli fucsia, e mi sono ricordata che quel venerdì avrei potuto tingermi i capelli e farmi il piercing. Mi sentivo bene.

Arrivata a casa ho mangiato, fatto tutti i compiti della settimana e finito il libro che stavo leggendo in tre ore e mezza. (Del libro mi mancavano quattro capitoli). Così ho avuto la sera libera e ho deciso di guardarmi un bel film, uno di quelli che guardavo tanto da bambina e mi piacevano tanto, e ho guardato Narnia.

La giornata è andata bene, tranne per il fatto che non l'ho rivisto, e forse ci speravo. Mio padre era in ospedale per controlli, e quella sera dovevo andare da lui, come tutti i mercoledì, e quindi mi sono fatta accompagnare da mia madre. Mentre aspettavo che uscisse, mi è parso di vederlo. C'era un ragazzo con gli stessi capelli, gli stessi lineamenti, ma prima che riuscissi ad esaminare anche i suoi occhi, si era voltato. Senza pensarci troppo mi sono avvicinata e ho sentito il suo profumo, ero sicura fosse lui. Gli ho chiesto:
-'Cosa ci fai qui?'
E si è voltato. Mi sbagliavo, non era lui. Ma ci assomigliava tanto, e il profumo, era lo stesso. Il ragazzo si è voltato, a vederlo pareva avere due anni in meno, circa, e in più, non aveva i suoi occhi blu, ma anzi, erano marroni scuro. Mi ha guardato stranito, e poi mi ha detto:
-'scusa? Ehm, come hai detto?'.
Mi sono sentita stupida. Non perché mi stavo facendo una figuraccia, ma perché avevo anche solo sperato di incontrarlo. Così farneticando gli ho chiesto scusa, gli ho detto di averlo confuso con un altro ragazzo, per il taglio di capelli, i lineamenti e il profumo. Allora mi ha sorriso, e ho aggiunto pure quello, questo ragazzo aveva pure lo stesso sorriso stupendo. Ridacchiando mi ha detto che allora potrebbe essere lui e a quel punto io ho sorriso. Gli ho spiegato che non poteva proprio, perché l'altro ragazzo aveva gli occhi azzurri, i più bei occhi azzurri che avessi mai visto ho aggiunto, l'ho incontrato sul pullman lunedì pomeriggio e di nuovo martedì mattina, nonostante l'avessi visto poco pareva essere di un paio d'anni piú grande. Il ragazzo è tornato serio, e mi ha detto:
-'Tre. Tre anni in più.' 
Non capivo, ma ha continuato 
-'Ha ragione, sei proprio bella, e farnetichi molto.'
Non credevo alle sue parole. Lo guardavo con gli occhi spalancati e la bocca aperta. A quel punto ha aggiunto
-'Vieni. Ti porto da lui.'
Mi ha presa la mano e mi ha portata in una stanza a fine corridoio. Mi ha detto di aspettare un attimo, ed è entrato da solo. Dopo poco è uscito e mi ha fatta entrare.

La stanza era bianca, come si vede nei film, piena di macchinari, lettini vuoti e cavi. Si sentiva odore di alcool, e si percepiva una certa malinconia. E poi una voce:
-'Eh si, che bella sorpresa!'
Mi volto rapidamente e lo vedo. Era steso su quel lettino, circondato da flebo e cavi. Mi avvicino sconvolta, appoggio la mano sul lettino e senza volerlo, sfioro anche la sua mano. Lo guardo, e con voce flebile:
-'Che ti è successo?' 
- 'Non sto mica morendo, stai tranquilla. Che ci fai qui?' 
Mi dice lui con il suo bel sorriso.
-'Mio padre è nell'altro corridoio, per dei controlli. Il ragazzo di prima ti assomiglia, gliel'ho detto e... mi ha portata qui. Che ti è successo?'
Ritorno alla domanda. Ma sembra non voglia rispondere.
-'Michael, si chiama così, è mio fratello. Ti ha riconosciuta subito, me l'ha detto. Sei bellissima.'
Mi dice con voce esitante. "Ti ha riconosciuta subito." Come ha fatto a riconoscermi? Scuoto la testa gli domando come faceva a sapere chi fossi. Il sorriso gli è sparito, si è tirato su, e ha raddrizzato la schiena. Con voce tramante mi ha detto:
-'Bhe ecco, si, ehm.. potrei avergli raccontato della ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi del pullman.. e gli ho detto che farnetichi..'
Mi guardava incerto, come se si aspettasse che me la prendessi. In realtà ho pensato che è stata una cosa dolce, e per farglielo capire ho appoggiato la mia mano sulla sua, e gli ho sorriso.

Sogni scadutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora