Per sicurezza, dubito.

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Ci siamo messi a parlare, a raccontarci l'uno dell'altra. Mi sembrava ci conoscessimo da tutta la vita, e invece, erano solo tre giorni.

Abbiamo parlato e parlato, il tempo passava e noi non ce ne accorgevamo.

Mi arriva una chiamata, era la mia amica, Silvia. Le avevo promesso che avremmo parlato, ma in quel momento, volevo parlare solo con lui.

Le ho risposto, e con la solita scusa del "sono in punizione devo dare il telefono a mio padre" ho attaccato. In quel momento ho guardato l'orologio, ed erano le dieci e mezza.

Sono saltata in piedi, perché mio padre non mi aveva chiamata? Giusto, mio padre. Dove diavolo era finito? Chiedo scusa al ragazzo, gli prometto che sarei tornata in pochi minuti e me ne sono andata.

Ho girato tutto l'ospedale ma di mio padre, nemmeno l'ombra. Chiedo ad una infermiera la quale mi comunica che mio padre, ai prelievi del sangue era svenuto così ne hanno approfittato per fargli altri esami e sarebbe dovuto rimanere l'intera notte.

Non potevo andare a casa sua, e non potevo chiamare mia madre, l'avrebbe sicuramente mandato dal giudice perché ritenuto non responsabile. Quindi avrei dovuto passare la notte in ospedale, e così è stato.

Velocemente ho chiamato Silvia, la quale mi ha chiesto perché avessi il telefono se in punizione e senza dare troppe spiegazioni l'ho rassicurata che le avrei spiegato tutto il giorno dopo, ma lei doveva portarmi dei vestiti a scuola da potermi imprestare.

Dopo aver risolto tutte queste piccole questioni torno dal ragazzo, che però già dormiva. Quei pochi minuti erano diventati mezz'ora. Fuori dalla camera trovo il fratello, che mi risaluta con un bel sorriso. Gli spiego quel che mi è successo e mi chiede gentilmente se può fare qualcosa. Gli chiedo solo se anche se dormiva, potevo stare un po' in stanza con il fratello, poi, sarei andata via.

Senza pensarci troppo mi ha detto di si, e a quel punto ho osato chiedergli cosa gli fosse capitato, siccome lui non aveva voluto dirmelo.
-'Questo è per te.'
Dice dandomi un libro, poi continua:
-'Mi ha detto di averlo comprato per te. Quando ti ha incontrata ha visto che stavi per terminare di leggere il libro che avevi e ha pensato di prendertene uno. Voleva dartelo sul pullman 'sta mattina, ma era indeciso se impacchettartelo o meno e nel tempo di pensarci è uscito tardi da casa. Pensava di non riuscire a prendere il tuo stesso pullman, perciò di non vederti e di conseguenza di non poterti dare il libro, così ha fatto la strada di corsa e senza guardare ha attraversato la strada in rosso.. una macchina non l'ha visto e.. tre punti lungo il fianco e qualche livido.'
Non sapevo cosa dire. Era stato investito per causa mia. Sono impallidita. Michael deve essersene accorto perché mi ha rassicurata:
-'Stai tranquilla. Mi ha detto che ne è valsa la pena. Voleva solo vederti, e non lasciarti senza qualcosa da leggere.'
Guardavo il pavimento, con i sensi di colpa che mi travolgevano. Quel ragazzo neanche mi conosceva e aveva già fatto così tanto per me.

Michael infine mi ha salutata, si era fatto davvero tardi. L'ho abbracciato. Erano cose che non facevo spesso, soprattutto con gli sconosciuti, ma lui mi aveva aiutato a vederlo, e come motivo, mi bastava.

Velocemente sono entrata nella stanza del ragazzo. Ed era lì, sul lettino. Sembrava morto. Era pallido, forse aveva freddo. Nel dubbio gli ho preso la mano, ed era gelida. Sono uscita e ho chiesto ad una infermiera una coperta, e mi ha portato gentilmente un pail. Dolcemente gliel'ho appoggiata sopra, e dopo un quarto d'ora, la pelle aveva riacquisito il suo colorito naturale.

Ho passato la notte con lui, al suo fianco. Mi piaceva vederlo dormire, gli dava un'aria da bambino. Un paio di volte sono andata a controllare mio padre e poi, verso le due di notte, mi sono addormentata.

Sogni scadutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora