Troppi pensieri in una testa troppo piena

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Appena ho incrociato il suo sguardo mi sono sentita a disagio, non mi sono sentita alla sua altezza. Cosí mi sono alzata rapidamente e sono andata davanti alle porte del pullman, pronta per scendere alla prossima fermata. Le porte peró erano proprio davanti a lui, e iniziavo a innervosirmi. Non mi piaceva l'idea che un bel ragazzo guardasse una ragazza come me, una ragazza, bhe si, non abbastanza.

Cosí appena le porte del pullman si sono aperte sono scesa di corsa. Prima di iniziare a camminare peró, l'ho guardato un'ultima volta, giusto per ricordarmi dei suoi occhi meravigliosi e assicurarmi che avesse distolto lo sguardo e invece ho incrociato nuovamente i suoi occhi e questa volta mi ha sorriso. E che bel sorriso che aveva.

Nel tragitto per tornare a casa non ho fatto altro che pensare a lui. Ho persino sbagliato strada un paio di volte. Ma in ogni caso, ero sola. Con me e me. Con i miei problemi, i miei pensieri.. Quindi ero tranquilla, rilassata. Con me stessa posso essere me stessa.

Quando stavo per arrivare a casa ho guardato l'orologio ed ero in anticipo. Non avevo proprio voglia di tornare a casa, cucinare per mio fratello e poi non fare nulla, tutto il pomeriggio. Così sono andata in un boschetto dietro a casa mia, un posto isolato, tranquillo. Mi sono seduta su un tronco e ho tirato fuori una sigaretta, l'ho accesa e me la sono fumata con serenità. Intossicando tutti i demoni che ho dentro.

Terminata la sigaretta, ho ripreso lo zaino e sono tornata a casa. Quindi ho preparato il pranzo per mio fratello che a stento mi ha salutata, e io, mi sono presa un frutto, una bottiglia di mezzo litro di acqua e mi sono chiusa in camera. Metto il disco dei Nirvana, e inizio a ballare, saltare e a canticchiare. Dopo due ore circa mi decido e prendo i compiti per il giorno dopo. Con fatica in un ora li finisco e così dopo indosso il pigiama e mi decido a uscire dalla mia camera e cucinare per la cena, mentre aspetto che arrivi la mamma. Ogni sera spero che la cena sia un momento in cui si sta in compagnia, a parlare ognuno della propria giornata e ogni sera, le cose vanno in tutt'altro modo. Mio fratello si lamenta che il cibo è insipido, crudo o bruciato, freddo o troppo caldo. Se ne inventa una ogni volta, ma ormai non ci faccio più caso. La mamma invece se ne sta sempre con il telefono in mano, il massimo che mi ha detto una sera è stato "Buona la cena, brava. Come premio dopo lavi i piatti." E in quel momento ha riso, come se fosse divertente. Non ho detto nulla, altrimenti avremo finito per litigare, quindi i piatti, alla fine, li ho lavati io quella sera. Infondo però, penso che mi voglia bene, forse.

Non avevo molta fame, così ho mangiato anche a cena un frutto e sono tornata di nuovo in camera mia. Ho passato la serata a leggere, ma quella sera ero in sovrappensiero così alle dieci e mezza mi sono messa a dormire, perché mi conosco, e so che non avrei chiuso occhio fino a mezzanotte almeno.

Al mattino solita routine e come tutte le volte sul pullman tiro fuori il libro e inizio a leggere, come sempre. Il posto affianco al mio era vuoto, fino a quando a una delle tante fermate, non viene occupato da qualcuno, ma non ci faccio caso, ero troppo presa dal libro. Passano cinque minuti quando la persona vicino a me mi chiede: 'Di cosa parla il libro?' E lo dice con una voce dolce e gentile. Io interrompo la lettura, alzo lo sguardo e fisso la strada, poi con aria scocciata mi volto per rispondere alla domanda, e lo vedo. Era il ragazzo dagli occhi azzurri ghiaccio del giorno prima.

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