Era pomeriggio quando, non avendo niente da fare, decisi di andare da Adam.
Lo trovai nel suo garage, intento a sistemare una gran bella moto nera.
«Andiamo a fare un giro?» gli dissi sorridendo.
Sussultò nel sentire la mia voce, ma quando si girò sorrise nel vedermi.
«Dovrei finire di aggiustarla.» sorrise ancora.
Annuii, capendo che non potevamo andare in giro in moto, ma si offrì gentilmente di portarmi a fare ugualmente un giro. Fu così che ci trovammo su un autobus, intenti ad andare in un luogo che solo lui conosceva, a quanto parve. Per l'ennesima volta mi stupì.
Dopo essere scesi dal mezzo di trasporto, dove avevamo riso e preso in giro un uomo calvo, iniziammo a camminare, finché ci ritrovammo a fare una ripida salita in collina.
«Camminare in salita non dovrebbe essere una mia terapia.» dissi sarcastica, mentre affannata cercavo di mantenere il suo passo deciso.
Rise di gusto e lo seguii.
Poi mi fermai di scatto, quando mi si presentò di fronte un panorama fantastico, e una panchina che giaceva solitaria, dove ci sedemmo. Tutt'intorno era calmo, e il verde era il colore dominante di quel luogo che sembrava una specie di paradiso.
Eravamo lì, in silenzio. Ma non era uno di quei silenzi imbarazzanti. Era un silenzio nel quale mi sentivo a mio agio, e pian piano stavo imparando che con Adam anche gli attimi di silenzio riuscivano a completarmi.
Poi però iniziammo a parlare, e mi raccontò di lui. Mi raccontò di non voler andare all'università, dopo la morte del padre, e per quel che potevo, io gli raccontai di me. Mi disse che quello era il suo posto dove poteva pensare, che nessuno mai l'avrebbe disturbato lì.
Ci guardammo con occhi diversi, con occhi di chi con un solo sguardo ti capisce. Ed io iniziavo ad innamorarmi, credo. Mi innamoravo pian piano di tutte le parti che lo componevano; mi innamoravo delle sue parole sussurrate dalle sue dolci labbra, mi innamoravo dei suoi occhi che mi scrutavano e studiavano, mi innamoravo delle sue mani che sfioravano le mie anche solo per puro caso. E al contempo, mentre lo osservavo, continuavo ad ascoltare i suoi pensieri.
Quando ci sembrò troppo tardi, decidemmo di tornare a casa. Al ritorno, sull'autobus tutti i posti erano occupati, ed io e Adam restammo in piedi mantenendoci più che potevamo. Con una brusca frenata, però, caddi delicatamente su di lui, che mi abbracciò e mi tenne stretta, per far sì che non cadessi nuovamente. Quel gesto mi fece rabbrividire, e mi accoccolai sul suo petto annusando il suo profumo al muschio.
Quando scendemmo dall'autobus, arrivati in centro, camminammo verso il nostro quartiere poco distante, quando ad tratto Adam mi chiese di fare un salto ad una festa organizzata da dei suoi cari amici.
Quando arrivammo alla villetta dove si teneva questa festa, iniziai quasi a tremare: non ero mai stata a questo genere di eventi; mi ero sempre limitata a stare per conto mio, non avevo mai avuto molti amici e non era mio solito rapportarmi a tutti.
La casa era piena zeppa di gente ubriaca e sudata che urlava, rideva e ballava.
Ci fermammo all'angolo della casa, quando Adam si girò verso di me.
«Vado a prenderti da bere.» disse.
«Certo, io resto qui.» dissi, anche se non ne ero per niente sicura. Non ero mai stata ad una festa, ed ero terrorizzata da tutta quella gente.
Andò via, ma non passò neanche un secondo, quando lo vidi tornare indietro.
«Forse è meglio se vieni con me.» mi disse ed io annuii andando con lui.
Ci ritrovammo in una cucina, con un bancone pieno di alcolici di ogni genere, dove Adam salutò due dei suoi amici.
«Oh, guarda chi si vede.» disse uno dei due rivolgendosi al mio amico. Lui ricambiò, e poi gli sguardi caddero su di me.
«Io sono Tessa.» dissi sorridendo insicura.
«Io non ti conosco, ma se sei riuscita a portare Adam qui, mi sei già simpatica.» rise l'amico.
Risi anch'io e distolsi lo sguardo. Poi mi accorsi che se non l'avessi mai fatto, sarebbe stato decisamente meglio. Ciò che vidi mi fece arrabbiare enormemente. Il ragazzo biondo, che pochi giorni fa baciava Zoey, era lì a baciare un'altra ragazza.
Il primo istinto, da grande amica che ero, fu quello di prendere un bicchiere con un liquido a me sconosciuto all'interno e rovesciare quella che scoprii essere della birra, sulle teste dei due. Ma non andò come previsto, dato che quello che ottenni fu solo essere aggredita dalla ragazza a me sconosciuta.
Quando riuscirono a staccarci, io ed Adam andammo via.
«Non sai proprio stare alle feste, vero?» disse sarcastico lui mentre tornavamo a casa.
«Non proprio.» risi io.
Ci fermammo sul marciapiedi davanti casa sua, o almeno solo io mi fermai.
«Siamo arrivati.» dissi io.
«Ti accompagno.» sorrise lui intento ad accompagnarmi a casa.
Facemmo giusto tre passi in più ed arrivammo di fronte il mio cancelletto.
Ridemmo. Era il mio vicino di casa, ovviamente.
Mi sorrise ancora una volta, prima di andar via, lasciandomi entrare.
Era stata una bella giornata, come sempre, con Adam.
E chissà, magari mi stavo davvero innamorando. Non avevo mai provato quelle emozioni, e se quello era amore, allora sì, mi stavo decisamente innamorando di Adam.
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Now is good.
RomanceL'innocente bellezza e la spensieratezza di una ragazza che nonostante mille difficoltà continua a sorridere. Forte, solare e piena di vitalità: così è Theresa, per tutti Tessa. Una diciassettenne che si trova a lottare contro un cancro, contro il...