Please don't close your eyes.

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Ero molto contenta, quel giorno. Ero andata a trovare Zoey, che il giorno prima mi aveva cercata ma non mi aveva trovata. Voleva darmi una grandiosa: avrebbe tenuto il bambino. Aveva fatto la scelta giusta, ed io ne ero molto contenta: stava andando tutto come volevo.

La mia vita non sarebbe stata ancora molto lunga, e lo sapevo. L'attacco di quattro giorni prima me l'aveva fatto capire. Mancavano sei giorni all'incontro con i medici, ed io ero molto ansiosa, tanto quanto lo erano le persone che mi stavano attorno.

«Ci sarò quando nascerà tuo figlio.» dissi a Zoey rassicurandola.

Lei mi sorrise e mi abbracciò. Era così difficile sapere di morire e non poter farci nulla. Mi faceva sentire impotente a questo mondo e al contempo mi faceva sentire piccola. Ma non importava: avrei vissuto ogni giorno come se fosse l'ultimo, e non mi sarei fatta togliere nessuna delle mie emozioni.

Volevo vivere, vivere davvero; e l'avrei fatto. Avrei amato, odiato, riso, imprecato. E se fossi andata all'inferno non m'importava. Ci sarei andata con la consapevolezza di aver vissuto appieno tutti i miei giorni della mia breve e piccola vita.

Uno dei punti della mia lista, che non era stato completato era "Dormire con qualcuno del sesso opposto." Non sarebbe stato così difficile, avrei dovuto dormire con Adam, che era il mio ragazzo, d'altra parte. La difficoltà maggiore era avere il consenso di mio padre, che era un uomo molto protettivo e tal volta anche stronzo.

Però mi ero convinta a chiederglielo. Infondo un 'no' in più, uno in meno, non è che faceva molta differenza. Anche se ad ogni negazione rimanevo molto amareggiata, ma sapevo che in ogni caso, avrei fatto di testa mia. E questo mio padre se l'aspettava sempre: oramai ero un caso perso, in tutti i sensi.

Mi avvicinai cautamente a mio padre, e gli sorrisi dolcemente.

«Che c'è Tessa?» chiese lui sbuffando. Evidentemente aveva già capito che avevo qualcosa da chiedergli.

«Prevedibile» dissi sarcasticamente alzando gli occhi al cielo e poi continuai «devo chiederti una cosa.» sorrisi mostrando i miei denti.

«Qualsiasi cosa sia...No.» disse lui, continuando a fare ciò che stava già facendo.

«Dai papà, non sarà poi così male.» dissi «lasciati convincere.» insistetti.

«Dimmi Tessa, cosa vuoi?» sbuffò ancora portando la sua attenzione su di me.

«Può venire Adam a dormire qui, stasera?» chiesi dolcemente. Lui sgranò gli occhi e mi guardò incredulo, cercando di capire se ciò che avevo chiesto fosse vero o meno. Quando capì che non scherzavo, mi rispose.

«No, Tessa. Non dormirà qui quel ragazzo.» disse lui. Insistetti ancora un po' ma la risposta era sempre no, quindi avrei fatto di testa mia.

Me ne andai sbuffando, per fargli capire di quanto fossi delusa. Volevo che almeno una volta, una singola volta, mi dicesse sì.

Avvisai Adam, del fatto che potesse venire da me, ma che mio padre non sapeva niente.

Quella stessa sera, ero in camera ad annoiarmi, quando ad un tratto sentii delle pietre scagliarsi alla mia finestra. Mi affacciai e vidi Adam, con un borsone sulla spalla sinistra e un sorriso a trentadue denti.

«Adam, sali.» gli dissi sorridendogli a mia volta, ero felicissima.

Si arrampicò su un albero e salì alla finestra, lanciando il suo borsone. Lo abbracciai immediatamente.

Io avevo già indossato la mia vestaglia da notte, ma lui doveva cambiarsi. Ne approfittai per andare in bagno prima della notte. Lo lasciai nella camera, e mi diressi verso il bagno attraversando il corridoio.

«E' lì dentro, non è vero?» mi fece sobbalzare mio padre. A quella scena avrebbero riso in molti, ne ero sicura.

«Adam? Uh, sì.» dissi sorridendogli.

«Sapevo che avresti fatto di testa tua, come al solito. State buoni, buonanotte bambina.» mi disse lui, baciandomi la fronte.

Andai poi in bagno, e una volta uscita mi recai in camera dove trovai Adam a letto. Mi stesi di fianco a lui, e ci stringemmo. Averlo così, accanto, mi faceva venire i brividi. Il nostro contatto fisico non era andato oltre ad un bacio, e stasera non sarebbe andato oltre di certo.

Ci guardavamo attentamente, come se fosse l'ultima volta che ci saremmo visti, e poi piano piano chiusi gli occhi.

«Per favore, non chiudere gli occhi. Non ho un posto dove guardare, senza di loro.»

Alle parole di Adam li riaprii, e il cuore iniziò a battermi forte. Lui mi sorrise, ed io ricambiai. Ci stringemmo ancor di più e continuammo a guardarci insistentemente, finché gli occhi non divennero pesanti e ci addormentammo insieme.

Quella notte sognai un uomo che tornava a casa con una valigetta e che mi baciava. Sognai una casa, un figlio, e una vita. Sognai la vita che avrei voluto con Adam.

Ma mi sarei dovuta accorgere, prima o poi, che i sogni non mi bastavano, e che quando mi sarei svegliata, ci sarebbe stata solo la realtà ad aspettarmi, e dovevo accettarlo.

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