Il freddo era passato ed io ero ancora viva. Erano gli inizi di febbraio, quando capii che non mi mancava ancora molto da vivere: non sarei arrivata fino a marzo, avevano detto.
Quanto poteva mancarmi? Una settimana, forse; oppure un giorno, magari un'ora o poco più. Era strano sapere di poter morire da un momento all'altro. Convivevo da cinque anni con una malattia terminale, ma non avevo mai dato conto a questi momenti e alla paura di non poter esserci più.
Nonostante questo, passavo le mie giornate al meglio svolgendo la mia solita routine. Passavo la maggior parte del tempo con Adam e con la mia famiglia, e alcune volte veniva a trovarmi Zoey con il suo pancione gigante. Non avevo messo più piede in ospedale, per il semplice motivo che nessuno avrebbe potuto fare più niente per me. Non che avessero mai fatto qualcosa.
Un giorno come gli altri, dopo che la mia infermiera-amica di tutti i giorni mi salutò, mi resi conto che se sentissi di dover ringraziare qualcuno, avrei dovuto ringraziare lei. Non lavorava da molto per me, solo tre mesi, credo. Fatto sta che nonostante il mio iniziale egoismo, lei non si era mai persa d'animo. Era tornata giorno dopo giorno, sempre con quel sorriso sulle labbra. Una persona qualunque, non sarebbe più tornata dopo i miei comportamenti egoistici e poco educati. Ma lei era diversa, ed io l'avevo capito sin dall'inizio. Era diventata parte della mia famiglia, e sapevo che ci sarebbe sempre stata.
Un giorno, scendendo le scale di casa, vidi mio fratello correre in giardino: urlava e rideva.
Un misto di spensieratezza, energia e voglia di vivere. Guardavo il suo viso sudato e il sorriso gioioso sulle labbra, con quelle guance rosee e non molto paffute, quanto marcate da quei lineamenti da bambino, quale era.
Allora iniziai a pensare che fosse meglio così, forse era meglio bloccare quella sofferenza che affliggeva gran parte della mia famiglia. Avrebbero ricominciato a vivere, dopo di me. Mi avrebbero ricordato, e di questo ne ero certa. Mi avrebbero ricordato con il sorriso sulle labbra e con le mie solite battutine ironiche, e questo mi rincuorava. Avrei lasciato loro il ricordo di una ragazza forte e determinata, con i sogni di sempre e la voglia di vivere.
Ripensai a tutto quello che provavo, mentre guardavo mio fratello correre senza sosta, e per la prima volta dopo del tempo, delle lacrime salate rigarono il mio viso. Stavo vivendo quell'attimo e capivo di non poter più vedere il mio fratellino giocare, o semplicemente non avrei più potuto sentire il sottile vento sfiorarmi il viso e scompigliarmi i capelli, soffiare tra le foglie verdastre della vecchia quercia che giaceva da cent'anni nel giardino sul retro della mia ampia e accogliente casa, che aveva sempre quell'odore familiare, che avrei riconosciuto tra mille. Odore, che non avrei più sentito, come tutti gli altri odori, come tutte le altre sensazioni.
E non facevo altro che chiedermi se avessi avuto una nuova dimora in Paradiso,se avessi poi dovuto abituarmi a delle nuove mura, io che sapevo di non riuscire a star lontana da casa mia e dalle mie abitudini. E mi chiedevo, inoltre, se avessi dovuto aspettare molto prima dell'arrivo della mia famiglia e di Adam, io che sapevo di essere sempre impaziente e che sapevo di non poter aspettare a lungo, perché avrei pur sempre avuto bisogno di un odore familiare per stare bene.
Non sapevo spiegarmi se il giorno della mia morte fosse stato il giorno della mia fine o del mio inizio. Me lo chiedevo spesso ma ero arrivata alla conclusione che la risposta definitiva sarebbe dipesa dalla mia voglia di vivere ancora: se avessi voluto vivere davvero, avrei avuto il mio nuovo inizio. E avrei potuto scommetterci tutto, che di vivere ne avevo davvero voglia, e non avrei cambiato idea.
Spesso avevo voglia di stare da sola, allora decidevo di andarmene sulla collinetta dove mi portò per la prima volta Adam. Mi sedevo sulla panchina solitaria che si trovava sulla punta e guardavo l'orizzonte mentre l'aria fresca, riscaldata dai raggi insistenti del sole, mi sfiorava il viso. Mi guardavo attorno e non vedevo molti fiori, solo pochi. E potevo anche constatare che non avevo mai trovato nessuna persona qui, c'eravamo sempre solo io ed Adam. Forse era un posto speciale, un posto destinato solo a poche persone che amavano la tranquillità e che meritavano quell'atmosfera paradisiaca.
Ogni volta che andavo, era sempre nel tardo pomeriggio, in modo da poter poi vedere il tramonto; il tramonto mi piaceva molto, mi faceva sentire rilassata e forse ancor più viva di quanto potessi sembrare. Mi faceva ricordare quelle volte che, seduta sullo scalino di casa, guardavo venire la sera mentre pettinavo i miei lunghi capelli biondi, mentre mia madre cucinava il pollo con quel pancione gigante che segnava la sua dolce attesa, e aspettavamo mio padre tornare da lavoro. Pensieri che recavano malinconia e che mi riportavano alla mente quella famiglia felice sempre con il sorriso stampato sulle labbra; famiglia che avevo visto rinascere qualche mese prima, e che avevo riconosciuto proprio il giorno in cui mia madre ritornò a casa e si mise a cucinare. E allora in quel momento sorrisi, pensando che nonostante tutto ce l'avevo fatta a riunire ciò che avevo sempre rimpianto; quella rottura che mi aveva spezzato il cuore e lacerato l'immagine che avevo del mio futuro. Però, se avessi realmente saputo quale sarebbe stato il mio futuro, avrei reagito in altro modo.
Le cose man mano andavano per aggiustarsi, ed io mi sentivo davvero completa e pronta per lasciare la mia vita. O forse, ancora no.
Mi svegliavo durante la notte e guardavo Adam dormire profondamente accanto a me, mentre un suo braccio circondava il mio fianco snello. Il suo leggero russare, era il suono più bello che avessi mai ascoltato. Sentire la sua presenza accanto, faceva svanire ogni incubo. Poi, lo guardavo e vedevo come fosse stanco, e allora gli carezzavo il viso e lo baciavo leggermente sulla mascella. A quel contatto lui si svegliava, e tra veglia e sonno, mi stampava un bacio sulla fronte, e poi ritornava a dormire.
Continuava ad andare al campus dell'università per aggiornarsi e per conoscere più luoghi possibili per affrontare con decisione il semestre successivo. Avevo sbagliato inizialmente ad arrabbiarmi con lui e a fare quella scenata da bambina. Stava coronando il sogno che aveva sin da piccolo, solo grazie a me che lo avevo fatto ricominciare, dopo la morte del padre. Era stato male e me lo ripeteva spesso. Alcune volte mi diceva che prima che arrivassi io nella sua vita, non faceva altro che sedere su una poltrona della sua vecchia casa a guardare il vuoto. Tutto ciò che lo circondava gli ricordava lui, e Adam non riusciva più a reagire; quando la madre vide le sue condizioni, decise poi di cambiare casa.
Quando ripensavo alle sue tristi parole, mi rendevo conto di quanto avesse potuto soffrire. E poi, aveva conosciuto me, che non avrei potuto garantirgli niente; che la vita l'avrei persa ben presto, e questo lo sapevamo già.
Allora gli feci promettere di non stare male quando me ne sarei andata senza far rumore, quando avrei gettato il mio ultimo respiro e avrei chiuso le palpebre per sempre. Quello, sarebbe stato il suo nuovo inizio, la sua svolta. Gli chiesi semplicemente di portare con sé il mio ricordo, e di pensarmi, perché io ci sarei stata e l'avrei seguito ovunque. Me lo immaginavo in un ufficio tutto suo, a fare un lavoro che gli avrebbe fruttato molto denaro. E poi c'ero io, che lo guardavo svolgere le sue giornate piene, e sorridevo, anche se lui non poteva vedermi. E poi me lo immaginavo con una donna, una fantastica donna. Una persona che l'avesse amato come l'amavo io in quell'istante, e che lo avesse guardato con gli stessi occhi con cui lo guardavo io.
Ed io ci sarei stata, a porgergli una mano e a proteggerlo da tutto. Poi, me lo immaginavo venire tutti i fine settimana al cimitero, a lasciare un fiore sulla mia lapide, e a carezzare l'immagine che ritraeva me da giovane donna morta prematuramente. Una giovane donna piena di sogni e speranze, che si erano dissolti al suo ultimo respiro, al suo ultimo addio.
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Now is good.
RomanceL'innocente bellezza e la spensieratezza di una ragazza che nonostante mille difficoltà continua a sorridere. Forte, solare e piena di vitalità: così è Theresa, per tutti Tessa. Una diciassettenne che si trova a lottare contro un cancro, contro il...