Avevo visto intere stagioni scorrere di fronte ai miei occhi limpidi e innocenti.
Avevo sentito il freddo dell'inverno, stagione che tanto adoravo poiché mi permetteva di indossare i caldi maglioni; avevo dovuto sopportare l'afa della stagione estiva, che al contrario, odiavo profondamente.
Avevo ammirato le tante foglie colorate cadere dai grandi alberi che ornavano la mia amata città, nel pieno dell'autunno, che era volato via senza che me ne accorgessi, lasciando spazio alla bellezza delle altre potenti stagioni.
La primavera, era diventata però la mia preferita. Forse perché mi piacevano i diversi fiori colorati di ogni genere, o perché amavo l'odore pulito dell'aria che ero abituata a respirare, che di quei tempi mi sembrava più limpida. Oppure, avevo deciso di amare quella stagione perché sapevo che sarebbe stata l'ultima che avrei vissuto.
Dicevano che la primavera fosse la stagione della rinascita: i fiori sbocciano ancora una volta, gli animali si svegliano dal loro letargo, germogliano nuove piante. Allora per quale motivo, nonostante tutto, io non riuscivo a rinascere?
Non era uno scherzo? Stavo davvero finendo?
Era strano, forse, ma ancora non me ne ero fatta una ragione. Il cancro mi stava letteralmente divorando, ed io non riuscivo neanche ad urlargli contro.
Ogni giorno che passava, vivere mi sembrava sempre più difficile. Il respiro era affannato, i movimenti erano deboli, così come il mio corpo.
Arrivò il momento in cui la mia mente non andava passo passo con i movimenti.
Avevo momenti di lucidità, che si alternavano a momenti di vero e proprio delirio.
Passavo eterne giornate nel mio letto. Adam non dormiva più accanto a me. Vegliava su di me, su una sedia, con i miei genitori.
Mi guardavano morire.
Avrei tanto voluto piangere, urlare, riprendere la mia vita nelle mani e tenermela stretta.
Non riuscivo a capire chi scegliesse di morire, di togliersi la vita. Era inconcepibile.
In quegli anni, ma soprattutto negli ultimi mesi, avevo imparato che la vita era una fottuta bastarda, ma che valeva la pena viverla, fino alla fine.
La fine. Quella che per me era arrivata molto, molto presto.
L'unica cosa che non avrei mai rimpianto, era averla vissuta. Perché fino a quella primavera maledetta, fino a quel giorno in cui per l'ultima volta i miei occhi videro la luce, io avevo cercato di viverla, la mia vita.
Sembrò un eternità, o forse un attimo eterno.
Accanto al mio letto c'erano Adam, i miei genitori e mio fratello.
«Saluta tua sorella, forza.» disse mia madre a quest'ultimo.
«Addio Tess, importunami se vuoi, non importa.» mi sussurrò all'orecchio. Avrei voluto ridere. Avrei voluto stringerlo. Ma non avevo forze. Me ne stavo andando.
Sentivo la mamma singhiozzare. Avevo un'immagina sfocata di lei che portava le mani sul viso, come per coprire le sue lacrime, come per placare quella sofferenza che le portava vedermi.
Così anche per mio padre.
Veder morire un figlio deve essere una vera e propria sofferenza.
Una persona mette al mondo una vita, ma non si aspetta di doverla veder morire prima che possa farlo lei stessa.
Per i miei genitori, nonostante dovessero aspettarselo, fu una pugnalata al petto.
Adam pianse, ma non era una novità. L'avevo sentito piangere tante volte nelle notti che avevamo passato insieme.
Aveva già perso quel pezzo di cuore di suo padre. Poi aveva trovato me. Ed io avevo fatto la stessa fine.
Ero però felice di aver potuto amare una persona così vera, così fragile ma anche così forte, così bella come Adam.
Mi ero presa quell'ultimo pezzo di felicità con un po' di egoismo verso di lui, che aveva preso solo poco di me.
Ma lui mi giurava di essere felice così, che ne era valsa tutta la pena di questo mondo. Che avrebbe rifatto mille volte lo stesso percorso. Che avrebbe urlato a gran voce il mio nome, purché nessuno lo dimenticasse, così come volevo io.
Mi avrebbe giurato amore eterno, anche se io non ci fossi stata più.
Gli avevo promesso che sarei ritornata, nei panni di una nuova persona.
Lui mi disse che si sarebbe innamorato di me a prima vista, ancora una volta.
Poi non sentii più nulla. Non era buio, non era tutto finito.
Per un misero secondo pensai di avercela fatta.
Poi arrivò come un sollievo. Sembrava quasi stessi sorridendo, mentre la mia mente ripercorreva tutto ciò che era successo in quei mesi, da quando era arrivato Adam.
E poi c'ero io, con i miei lunghi capelli biondi, prima della malattia.
E c'era Adam, con me al mare.
C'era Zoey, con la sua bellissima bambina. Adesso potevo finalmente vederla, uguale alla sua mamma.
Mio fratello, che correva in giardino urlando e rincorrendo il suo aquilone colorato.
C'erano i miei genitori, che adesso erano tornati ad amarsi. Che, forse, non avevano mai smesso di farlo.
MOMENTI.
La vita è una serie di momenti.
Ognuno di questi è un viaggio fino alla fine.
Lasciamoli andare.
Lasciamoli andare tutti.
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Now is good.
RomanceL'innocente bellezza e la spensieratezza di una ragazza che nonostante mille difficoltà continua a sorridere. Forte, solare e piena di vitalità: così è Theresa, per tutti Tessa. Una diciassettenne che si trova a lottare contro un cancro, contro il...