Capitolo 17.

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Valerio pov

Durante il viaggio di ritorno rimanemmo in silenzio, ma sapevo che appena saremmo arrivati mi avrebbe tempestato di domande.
Giulio era fatto così,  tuttavia dovevo tutto a  lui. Mi sentivo più tranquillo al pensiero che avessi qualcuno con cui sfogarmi senza dover stare attento a cosa dire, senza la paura di farmi sfuggire qualche parola di troppo.

Parcheggiai davanti al magazzino girandomi verso di lui, che mi stava fissando da un tempo indeterminato.
-Che c’è?- domandai irritato dopo circa cinque minuti che stavamo lì a fissarci, come se stessimo cercando di leggerci nel pensiero.
Lo vidi ridacchiare –Non è una notizia da poco scoprire che
Apa si è innamorato- mi prese in giro.
Mi irrigidii distogliendo lo sguardo –Ora non esageriamo- sbottai passandomi una mano tra i capelli.

Cominciò a ridere  ancora più forte, e dovetti trattenermi dal prenderlo a pugni.

-Si certo, il tuo discorso epocale di poco fa era da film- sghignazzò.
Stavo per ribattere, ma continuò a parlare tornando serio –Guarda che non c’è nulla di male- disse guardandomi.
Sbuffai –È che l’idea di avere un punto debole mi innervosisce- ammisi prendendomi la testa tra le mani.
-Un punto debole?- ripetè visibilmente confuso.
Sospirai tornando a guardarlo –Prima non avevo nulla da perdere, adesso si. Non c’erano modi per mettermi alle strette, semplicemente perché non avevo nessuna persona a cui tenevo, oltre a voi ragazzi. Adesso c’è
Melissa.- dissi tutto senza riprendere fiato.

-Fratè, chi è che le dovrebbe far del male? Se non te lo ricordassi il capo dei nostri nemici mortali è suo fratello, e lei fa parte proprio di loro. Quindi direi che non c’è nessuno che le farebbe del male per fare un torto a te- mi fece notare facendo spallucce.

Scossi la testa –Non capisci. È vero che siamo le due bande più ambite della città, ma ce ne sono moltissime altre che non vedono l’ora che commettiamo qualche passo falso per prendere il nostro posto. Potrebbero usare questa mia debolezza contro di me – risposi.

Giulio rimase per un po’ in silenzio, forse cercando le parole giuste.
-Anche lei ha scelto il nostro stesso stile di vita, e questo significa che è stata in pericolo da sempre. Non ti addossare colpe che non sono tue, e poi sono sicuro che sa come difendersi. Per quanto tu cerchi di trattarla come un’innocente ragazzina, devi ricordarti che non lo è poi tanto- disse guardando fuori dal finestrino.
Rimasi a pensare alle sue parole, constatando che non aveva poi tutti i torti.

-e poi, innamorarsi non è una debolezza- concluse aprendo lo sportello.

Sospirai scendendo dalla macchina, dirigendomi verso il magazzino dove gli altri erano già seduti.

Mattia ci lanciò  un’occhiataccia –dove eravate finiti?- ringhiò squadrandoci.
Mi ripetei per circa venti volte di stare calmo, evitando di assalirlo e prenderlo a calci.
Feci spallucce –Ora siamo qui- risposi solamente sedendomi sul tavolo di legno scuro.
Mi guardai intorno, notando che Giorgio era tornato nuovamente in forma. Aveva ancora qualche livido, ma per il resto sembrava essere di nuovo in salute.

Non sapevo se esserne felice oppure no.

Proprio quando ero riuscito a calmarmi, sentii sedersi vicino a me qualcuno. Girai la testa grugnendo disgustato quando vidi Debora.

-È un piacere anche per me vederti- disse sarcasticamente.
La fulminai –porta te e il tuo culo via da questo tavolo- ordinai lanciandole un’occhiataccia.
Rise –penso proprio che non lo farò- ribadì sedendosi a gambe incrociate.
Sospirai sorridendole –spiacente, oggi niente potrebbe guastare il mio buon umore- l’avvisai iniziando a fischiettare.
Mi guardò prima di aggrottare la fronte –Hai trovato la ragazza eh?- mi prese in giro storcendo la bocca in una smorfia.
-Sei proprio esilarante Debora, tra poco ci sono i saldi, fai gli sconti anche tu ai tuoi clienti?- risposi fingendomi interessato.
Mi diede un pugno al braccio prima di alzarsi e andare via indignata.

Tu amami o sparami  •Sercho•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora