Capitolo 17. Incastrato.

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Pov's Harry
Iniziammo a correre senza fermarci, fra gli sbuffi caldi delle caldaie risalimmo le scale fino ad arrivare al ponte principale.
Fuori si gelava e il fiato creava una condensa non da poco. Il ponte era vuoto, probabilmente erano tutti dentro al caldo a lamentarsi. Il cielo era limpido e le acque calme. Tenevo ancora la mano di Draco stretta a me, poi guardai il suo viso illuminato dalla dalle stelle che erano spuntate lentamente, lui mi sorrise sinceramente, e io ricambiai il suo dolce sguardo per poi avvicinarmi a lui e baciarlo. Le nostre labbra desideravano sempre di più l'uno dell'altro. Quel celestiale contatto non durò a lungo, ci fu un grosso scossone che mi fece traballare violentemente e Draco quasi scivolò ma mantenni una presa salda su di lui, ci guardammo intorno perplessi, una grande quantità di pezzi di ghiaccio dalla dubbia provenienza, ora erano depositati sul ponte a pochi metri da noi, continuai ad osservare ciò che ci circondava e notai una grossa lastra di ghiaccio che aveva sfregiato la nave, ora ci stavamo allontanando ma un pezzo del ponte era stato portato via dall'enorme iceberg.
Draco sbiancò ancor di più se possibile. -non penso sia un danno da poco Harry.- disse con un filo di voce. Non sapevo cosa rispondere, era evidente che il danno era grave.
Sentimmo dei marinai gridare qualcosa e il sottufficiale era sceso sul ponte, c'era anche il padre dell'amico di Draco, il signor Zabini.
Draco mi teneva la mano stringendola forte e si avvicinò al signor Zabini.
-è grave, non è così?- chiese gentilmente ma la sua voce lo tradì lasciando notare la paura.
-temo di si Draco.- disse quasi senza espressione, la sua voce era fredda e il viso solcato dalle rughe non lasciava intravedere neanche un accennò di paura o inquietudine.
-devo avvisare Pansy e mio padre.- disse poi tornando a posare quegli occhi argentei sui miei.

Annuii senza dare troppo peso a quelle parole nonostante in quel momento mi spaventasse più il confronto con suo padre che il guasto alla nave.

Tornammo dentro e iniziammo a correre fra una folla immane di passeggeri spaesati, era palese che non captassero la gravità della situazione, molti continuavano tranquillamente a sorseggiare le loro bevande, altri prendevano ordinazioni mentre i camerieri continuavano a servire e riverire quei poveri ignari.
Pensai a Ron ed Hermione, dovevo trovarli, avvisarli, prima però decisi che avrei accompagnato Draco, gli avrei dato forza.
Arrivammo alla sua cabina e senza bussare spalancò la porta.
Pansy era in lacrime, non ne conoscevo il motivo ma mi dava comunque i nervi, suo padre, Lucius Malfoy si ergeva in mezzo alla stanza in tutta la sua imponenza e, osservando Draco i suoi occhi si accesero di un ira folle.
-dove sei stato?- chiese, la sua voce mi sorprese, era del tutto calma.
Poco dopo notai due ufficiali in divisa dietro la ragazza singhiozzante, forse erano già a conoscenza di tutto e alla 'povera' ragazza era preso il panico.
-c'è un guasto alla nave.- disse Draco ancora senza fiato per la corsa.
-lo sistemeranno. Sai Draco ora abbiamo problemi peggiori a cui pensare.- disse l'uomo avvicinandosi a grandi passi, ma non puntava suo figlio, veniva verso di me. -questa sera...- fece una pausa, ora l'ira nei suoi occhi stava accendendo anche la sua voce.
-ci è sono state portate via due cose a noi molto care... Ora, una delle due si è degnata di farsi avanti... Ma... È inammissibile.- ora gli occhi del signor Malfoy erano fissi sui miei, identici a quelli del figlio ma non trasmettevano lo stesso calore, amore o sicurezza.
-sa signor...- si soffermò a pensare al mio cognome per continuare la frase.
-Potter...- dissi con un filo di voce.
-Signor Potter... Questa sera, ci è stato portato via un prezioso gioiello di inestimabile valore.- il suo viso si trovava sgradevolmente vicino al mio. Attesi qualche secondo.
-ora... Sono certo che perquisendolo, portò riottenere ciò che costui mi ha sottratto.- concluse.
-cosa? Di cosa sta parlando?- chiese paonazzo. Non capivo assolutamente niente e Draco mi squadrò. I due ufficiali si diressero verso di me e bruscamente iniziarono a perquisirmi.
Dopo qualche secondo uno alzò il pugno destro in cui teneva stretta una grossa collana blu.
-Harry...- sussurrò appena Draco. Le sue parole furono quasi impercettibili, deboli e sconvolte.
-non sono stato io! E lasciatemi andare brutti figli di puttana!- urlai dimenandomi mentre loro mi tenevano stretto.
-Harry...- ripeté Draco. Il mio nome, detto da lui, in quel momento, con quel tono, mi spezzò il cuore.
-Draco, ti prego, non sono stato io, lo sai!- continuai ad urlare, ma lui questa volta non rispose.
-molto bene.- disse Lucius con un sorriso beffardo riafferrando la collana.
-portatelo via.- ordinò.
-no! Aspettate! Fermi! Draco! Ti prego! DRACO!-
Ma le 'guardie' mi portano fuori, lontano da lui, mentre il mio cuore si stava disintegrando completamente e la rabbia mi assaliva, sentivo l'amaro in bocca di una battaglia persa e le lacrime bruciavano e minacciavano di solcarmi le guance. Non ero stato io, non lo avrei mai fatto. Mi chiedevo perché lui non lo capisse. E dopo essermi dimenato, aver scalciato, urlato e tirato pugni, mi arresi e mi feci portare via.

Arrivammo in una stanza piccola e spartana, solo un mobile pieno di chiavi è una scrivania.
Uno dei miei due sequestratori estrasse dalla tasca delle manette e ammanettandomi mi imprigionò ad un grosso tubo che passava per la stanza. E se ne andarono, senza dire una parola. Volevo urlare, urlare a pieni polmoni, ma non ne avevo la forza.
Dopo quasi dieci minuti nella piccola stanza fece il suo ingresso il padre di Draco, sorridente quasi raggiante.

-sai, penso che sia un bel posto per morire? Tu non trovi? Forse non a una così tenera età ma... Sai, dopotutto chi baderà ad un orfano senza un soldo di terza classe?- chiese avvicinandosi.

Non resistetti, accumulai saliva e gli sputai dritto in un occhio. Era l'unica forma di protesta che potevo assumere.

-brutto figlio di puttana!- ringhiò pulendoci con una manica dal mio sputo.
Poi mi tirò un forte pugno nello stomaco che mi fece salire qualche conato.
Sbattei anche la testa conto le pareti della stanza.
-buona morte Signor Potter.- disse lui ricomponendosi.
E uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Non potevo sopportare altro, con il cuore che sprofondava in un abisso di gran lunga più profondo di quello in cui sarebbe sprofondato il Titanic le lacrime iniziarono a scendermi veloci e silenziose sulle guance.


Spero vi sia piaciuto, scusate se aggiorno poco spesso davvero, scusate anche gli errori, commentate e lasciate una stellina. Vi adoro.

Titanic-DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora