Capitolo2

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Kendall continuò a fissarmi e non seppi più cosa dovevo fare, cosa pensare. Per evitare il suo sguardo impenetrabile, mi rimisi a lavare i piatti come se niente fosse successo e gli diedi le spalle.

Fa che non sia arrabbiato, fa che non mi respinga, fa che non mi odi.

Immerso nei miei pensieri e nelle mie suppliche, sentii una mano tanto familiare posarsi sulla mia spalla. Che significa?

"Amico, non pensavo che avessi questo problema. Sono stato insensibile."

... Problema? Lo chiama 'problema'?

"Uh? C-Cosa stai-"

"Con quel bacio ti avrò anche reso le cose più difficili, mi dispiace. Prometto che ti aiuterò."

Mi sta parlando come se fossi un malato terminale!

"Mi aiuterai? Kendall, cosa diavolo bla-"

"Oggi, che tu voglia o no, andremo al pub e ti prometto che ti aiuterò ad uscire da questo problema. Non ti volterò le spalle. Siamo amici, no? Ti presenterò un paio di ragazze da urlo e vedrai che riuscirai a superarlo facilmente."

Kendall mi fece uno di quei bellissimi sorrisi che non mi faceva da tanto tempo e quindi non fui in grado di formulare una frase di senso compiuto che avesse senso.

Era così maledettamente bello... Anche se stupido.

"Problema? ma ti sembro malato?"

"No, non è una malattia ma possiamo superarla. Basta che... Non mi salti addosso."

Riprese la camicia che aveva gettato con noncuranza in un angolo e, anche se era ancora bagnata, la indossò.

"Bè, grazie per il pranzo. Vengo a prenderti alle 21.00. Fatti trovare pronto e mettiti... Qualcosa di più sexy."

Detto questo, mi sorrise ed uscì di casa con la pioggia che si stava ormai calmando.

"... E' impazzito."

In fondo, però, fui felice di questa reazione. Poteva dire di odiarmi, che non voleva più vedermi, che gli facevo schifo ed invece no. Per quanto l'abbia visto nel modo sbagliato, disse che mi sarebbe rimasto accanto e questo mi rese davvero felice.

Passai il resto del pomeriggio a studiare per il compito di matematica del giorno dopo cosa che, Kendall, sicuramente non faceva. Ero molto bravo in matematica a differenza sua e mi offrii molte volte di aiutarlo anche se lui, essendo svogliato, rifiutò e non seppe fare altro se non lamentarsi dei brutti voti più che meritati. Per cena mi preparai dei semplici spaghetti con la salsa e cercai di mangiarne molti in vista della serata piena di alcool a cui Kendall  mi avrebbe sottoposto. Finita la cena, lavai velocemente i pochi piatti che avevo sporcato e mi diressi in camera mia.

"Chissà cosa intendeva esattamente con 'vestiti sexy'."

Sospirai. Lui ed io ci vestivamo in modo molto diverso.

Guardai nel mio armadio e cercai un indumento che potesse sembrare 'sexy'. Avevo molte magliette pesanti. Cosa potevo mettere? Poi ebbi un flash e mi ricordai della camicia aderente – mai messa – che Kendall  mi regalò al mio compleanno di due anni fa. Dovrebbe starmi ancora. Cercai in fondo all'armadio e trovai la camicia nera anche se un po' stropicciata. Afferrai un paio di jeans aderenti e mi diressi verso il ferro da stiro cercando di rendere abbastanza liscia la camicia. Questi possono essere considerati indumenti sexy? Li presi e li indossai andandomi subito a guardare allo specchio. Non sembravo nemmeno io. Andai in bagno a lavarmi la faccia, i denti e le orecchie per poi cercare di sistemare i miei capelli folti. Andava bene così? Prima di rispondere a questa domanda, sentii suonare alla porta e scesi ad aprire afferrando prima il portafoglio e le chiavi mettendole in tasca. Ad aspettarmi c'era Kendall in tutto il suo splendore che indossava una maglietta – più simile ad una canottiera – che gli delineava ogni singolo muscolo. Era davvero sexy. Mi guardò dalla testa ai piedi.

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