Ottobre

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Edward guardava le montagne innevate che abbracciavano la casa di Denali. I suoi pensieri avevano una costante, un punto fermo attorno al quale giravano vorticosamente: Bella. Non era facile dimenticare e, a dire il vero, non ci aveva nemmeno provato. Non voleva che l'odore di Bella venisse cancellato dalla sua memoria né che il volto di lei sparisse nella nebbia del tempo. Edward Cullen ripassava ogni piccolo tratto del suo viso, delineandolo con piccoli gesti delicati nell'aria davanti a sé, immaginando che lei fosse davanti a lui. Nessuno della famiglia aveva avuto il coraggio di parlare con lui di quanto era successo. Soprattutto Jasper. Il vampiro si sentiva profondamente colpevole di aver distrutto la felicità di Edward e non riusciva a guardarlo negli occhi. Edward aveva provato a fargli capire che lui non aveva più colpe di quanto egli stesso non sentisse di averne, ma Jasper non superò la cosa. Perfino Alice si tenne a distanza da Edward: anche lei soffriva la lontananza con Bella e non si sentiva la persona migliore, in quel momento, per consolarlo.

Il clan di Denali era quanto di più vicino alla famiglia Cullen esistesse. Carlisle aveva deciso di andare a chiedere "asilo" mentre discutevano sul da farsi. La famiglia era composta da tre donne e una coppia. Eleazar e Carmen, e tre sorelle: Tanya, Kate e Irina. Condividevano con i Cullen l'alimentazione animale ed erano tutti caratterizzati dai tipici occhi ambrati. Edward non aveva legato con nessuno in particolare: semplicemente lasciava che la vita scorresse, ora dopo ora, nell'attesa dell'eternità. Eppure, c'era chi sosteneva una certa simpatia di Tanya nei suoi confronti: la vampira non ne fece mai un eccessivo segreto. Edwrad era bello, era in gamba e a lei piaceva. Ma lui non condivideva alcun interesse sebbene, per sua stessa ammissione, fosse una donna eccezionalmente bella.

Edward soffriva di un male che non avrebbe trovato cura. Nessuna donna avrebbe mai potuto prendere il posto di Bella nel suo cuore morto e questo era un fatto evidente anche a Tanya. Perciò, la vampira si limitava ad alcune carinerie e accortezze, nella speranza, un giorno, di poter prendersi un piccolo posto in quel cuore legato a Bella.

Le giornate si svolgevano per lo più identiche fra loro: Edward fissava le montagne, correva per i boschi e rincasava rinchiudendosi in se stesso. Ogni singola alba era accompagnata dall'idea di tornare a Forks e guardare Bella da lontano. Gli sarebbe bastato anche solo uno piccolo e breve scorcio sulla sua vita, sapere come stava e, soprattutto, sapere se le mancava. Aveva paura di non mancarle. Era terrorizzato dall'idea di trovarla felice. Forse era per questo motivo che non si azzardava a tornare a Forks, per il timore di trovarla sorridente. Ma non era questa la ragione per cui le aveva detto addio? Non voleva che lei si rifacesse una vita? Eppure, fra il dire e il fare c'era di mezzo il baratro della consapevolezza che Bella si fosse adattata rapidamente alla sua assenza.

Edward guardava le montagne innevate e cercava la forza di resistere al richiamo di Forks. Non era distante, in tempi di corsa vampireschi, e avrebbe raggiunto Bella in meno di un'ora se avesse voluto. Trattenersi era quanto di più difficile trovava in quella nuova situazione. Non era la solitudine a spaventarlo ma l'assenza. Sapere che fino a qualche giorno prima aveva tutto e ora non aveva più nulla lo straziava.

"Non ti fa bene". La voce di Tanya lo fece rinsavire dai suoi pensieri distorti. La vampira era in piedi alle sue spalle e lo guardava con affetto. Edward non ci mise molto a leggerle nei pensieri e capire ciò a cui si stava riferendo.

"Lo so. Ma non posso smettere di pensare a lei". Era monocorde, Edward, senza alcuna inclinazione, come se fosse un automa. La vampira gli si avvicinò: era sinuosa ed elegante. Edward pensò che era davvero bella e che, comunque, non sarebbe bastato.

"Ah, l'amore. Che cosa difficile". Tanya disse quelle parole con la disillusione di chi, nel tempo, ha perso ogni speranza.

"Ti sei mai innamorata, Tanya?", le chiese il vampiro.

"Io? No. Non credo almeno. Ho provato attrazione per molti uomini, devo ammetterlo, ma non ho mai perso me stessa per un'altra persona che non fossi io". Tanya non aveva mai avuto un compagno e sembrava non volerlo cercare. Ogni sua conquista era, per l'appunto, una conquista e nulla di più.

"E tu sei convinto che ne valga la pena? Perdere se stessi intendo". Edward tacque.

"Ti vedo, sai? Mentre ti tormenti e cerchi con tutte le tue forze di stare lontana dall'umana".

"Bella. Si chiama Bella" la rimproverò Edward, infastidito dal termine umana. Lei sorrise.

"Ma è questo quello che lei è, Edward, un'umana. Forse se tu ti guardassi fra la tua specie non avresti di questi problemi". Il vampiro la guardò di sottecchi: era la prima volta che si faceva così esplicita. Perché non si rassegnava all'idea che lui non la vedeva come lei avrebbe voluto?

"Tanya, ti prego". Lei sbuffò.

"Potremmo anche solo divertirci un po'", disse mentre si alzava per andarsene. "Magari potresti stare bene per qualche ora".

Edward voleva ribattere ma Tanya era già rientrata. Che avesse ragione? Era vero il detto che chiodo scaccia chiodo? Con una vampira non avrebbe dovuto trattenersi e Tanya era bella. Eppure c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quei pensieri che lo fece sentire in colpa anche il solo formularli.

Tornò a guardare le montagne. Quel giorno sarebbe stato uguale a tutti gli altri, ma su una cosa Tanya aveva ragione: stava perdendo se stesso.



Edward's New MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora