Novembre parte 1

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Due mesi. Edward era riuscito a rimanere lontano da Forks solo per due miseri mesi. Correva verso sud, verso quei boschi che sapevano di casa e di Bella. Era sbagliato, tremendamente sbagliato, ma non gli importava. Avrebbe guardato da lontano la sua Bella, senza interferire, senza che lei potesse accorgersene. Non resisteva più a non sapere cosa stesse facendo e, soprattutto, come stesse. E sebbene la paura di trovarla felice lo attanagliasse riuscì comunque a correre, incurante di tutto, incurante di Alice che urlava il suo nome.

"Edward! Fermati!". La vampira correva dietro di lui cercando di bloccare quel malsano tentativo. L'aveva visto qualche istante prima che lui uscisse dalla casa di Denali. Non era servito a nulla urlare il suo nome: lui era già lontano. Così si mise a rincorrerlo, tentando di portare un po' di lucidità nei pensieri tormentati di Edward.

"Ti prego, lasciami andare". Edward sembrava implorare, voleva ricevere una grazia che Alice non avrebbe potuto concedergli.

"Almeno parliamone. Poi potrai scegliere". L'ultimo baluardo: una richiesta accorata e ragionevole alla quale Alice si aggrappò con tutte le sue speranze. Edward si fermò dandole ascolto.

"Cosa?", domandò frustrato. Alice si fermò proprio accanto a lui, guardandolo con rimprovero e dolore.

"Hai promesso, Edward. Le hai detto che non saresti più tornato! Ora non puoi presentarti a Forks e se lei ti dovesse vedere? Ci hai pensato?". Il rimprovero della sua voce era pari solo a quello che aveva nella testa. Edward cominciò a camminare come un leone in gabbia cercando una possibile soluzione.

"Non mi vedrà", sussurrò appena, forse più a se stesso che alla sorella. Alice scosse il capo.

"No, Edward. Non puoi rischiare... se tu... se la dovessi vedere..."

In quel momento di difficoltà Edward comprese che Alice sapeva qualcosa. C'era troppa preoccupazione nelle sua voce: lei gli stava nascondendo la verità.

"Cosa... sai, Alice? Perché tutta questa paura? Sai bene quanto sia capace di avere autocontrollo perciò spiegami qual è il motivo della tua paura". Alice abbassò i suoi occhi ambrati. Per quanto fosse abituata a nascondere i propri pensieri a Edward, non era mai stata molto brava con le emozioni. In effetti, la sua reazione era stata troppo forte, perfino per lei.

"Edward, non c'è niente che ti sto nascondendo..."

"Stronzate!". La voce del vampiro era diventata un tuono. Aveva ruggito come mai prima d'ora lasciandosi andare ad uno sproloquio che in rare occasioni aveva avuto modo di sentire. Era furioso. Da due mesi cercava di trovare la forza necessaria per stare lontano da Forks e sua sorella sapeva qualcosa che gli avrebbe fatto male. La guardava negli occhi cercando di scalfire quel muro che Alice si era costruita per occludere i propri pensieri. La mascella serrata, gli occhi neri... erano settimane che non si nutriva. Le mani si chiusero a pugno mentre cercava di penetrare nei pensieri di Alice che tentava di resistere. Edward non aveva mai usato il suo potere in quel modo, non aveva mai cercato di obbligare la lettura. A dire il vero, nessuno dei Cullen aveva mai pensato che il potere di Edward potesse essere coercitivo.

"Edward, ti prego". Alice cercava con tutte le sue forze di farlo smettere, ma lui non ne voleva sapere. Non aveva mai visto Edward in quelle condizioni: la lontananza da Bella, la sofferenza... l'avevano reso diverso.

La barriera cedette. Edward riuscì ad entrare nei pensieri di Alice che in tutto quel tempo lontana da Forks non aveva mai smesso di guardare Bella. E lui la vide...

Bella sola, nella sua stanza, che guarda apatica il mondo. Bella che scrive lettere ad Alice. Bella che urla nel cuore della notte e Charlie che accorre per consolarla. Bella che non parla. Bella che non vive.

"Che cosa ho fatto?". Edward si mette in ginocchio affondando le mani nella terra fredda del bosco. Si aggrappa al suolo mentre vorrebbe solamente dilaniare il mondo. Bella sta male e per colpa sua. Non pensava possibile che lei soffrisse così.

"Edward. Ascoltami. Tutta quella sofferenza è necessaria. Lei riuscirà a dimenticarti ma devi darle tempo".

Tempo. Voleva solo correre a Forks, abbracciare Bella e chiederle perdono per ciò che aveva fatto. Era riuscito a rovinare la cosa più bella che gli fosse capitato e non si dava pace.

"Se le succedesse qualcosa, io...". Non aveva parole e non aveva mai pensato che lui potesse infliggerle così tanto dolore. La sua Bella. La sua vita.

Si alzò nuovamente e si voltò in direzione di Forks.

"Non farlo, Edward". Era l'ultima preghiera di Alice.

"Perdonami, almeno tu. Perché io non ci riesco", disse senza nemmeno voltarsi. Poi in un secondo era già lontano, nei boschi.

**********

Era notte fonda quando Edward giunse sull'albero dal quale molte volte aveva osservato casa Swan. Forks dormiva silenziosa, cullata nella notte senza luna. Si era appoggiato ad un ramo, sporgendosi leggermente in avanti e guardando in direzione della camera di Bella. La luce era accesa. Velocemente, si avvicinò alla casa spiando dalle finestre il soggiorno. La televisione mandava una replica di una partita di football mentre Charlie dormiva tenendo la mano sul telecomando. In un attimo Edward fu alla finestra di camera di Bella. Si sporse leggermente per poter spiare l'interno.

Bella era sdraiata a letto. I suoi capelli erano sciolti e accarezzavano il cuscino. Edward sentì la voglia irrefrenabile di avvicinarsi, di toccarla. Cercò di capire con la mano se la finestra fosse aperta. Lo era. Dopo due mesi Bella dormiva ancora con la finestra aperta.

Muovendosi silenziosamente scivolò all'interno. L'aria sapeva di lei mentre il suo respiro giungeva alle proprie orecchie, melodioso. Rimase fermo a guardarla. L'amava con tutto se stesso e si sentiva morire. Avrebbe voluto svegliarla e dirle che sarebbe rimasto con lei per sempre, abbracciato sul letto per proteggerla. Voleva solo dirle che l'amava e che non l'avrebbe mai dimenticata.

"Edward". La voce di lei lo fece sussultare. Aveva appena pronunciato il suo nome con dolore. L'aveva sentito? Si era accorta di lui?

Cominciò a piangere nel sonno. Singhiozzi violenti che sembravano lacerarle l'anima. Non poteva vederla così... non riusciva. Mosse un passo verso di lei e in quel preciso momento lei urlò. Vi erano dolore e disperazione in quel grido urlato dal profondo e con esso Edward si sentì sprofondare. Sentì i passi svelti di Charlie lungo le scale e scelse di andarsene. Riuscì ad uscire dalla finestra appena in tempo, prima che l'uomo aprisse la porta e abbracciasse la figlia, per svegliarla.

Bella si strinse nelle braccia del padre, piangendo a dirotto e domandando perché.

Dopo pochi chilometri di corsa, Edward si fermò. Tirò un pugno ad un albero che si abbatté a terra, violento. L'urlo di Bella era ancora nelle sue orecchie e mai se ne sarebbe andato.


Edward's New MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora