Un momento dal quale tutto inizia di nuovo

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Guardò Mario risalire la piccola scala a chiocciola che lo avrebbe portato in camera da letto. Sembrava felice.

"Come stai?". Una domanda quasi banale nella sua semplicità, ma Edward fu colto di sorpresa da quell'interesse sincero. La vampira lo guardava con ammirazione, senza pregiudizi e senza quella vena di commiserazione che, diversamente, avevano tutti quelli della sua famiglia. Era strano poter parlare con un vampiro che avesse provato ciò che lui aveva provato.

"Non lo so. Credevo di voler morire, ma sono morto nell'istante in cui l'ho lasciata"

Jacqueline gli mise una mano sulla spalla. Fu un contatto protettivo e comprensivo.

"Ti va di raccontarmi?"

Edward non ci pensò molto: fu come se non aspettasse altro, come se qualcuno, lassù, gli avesse concesso la possibilità di confrontarsi con chi  lo potesse aiutare davvero.

"Ci abbiamo provato, sai? Ho fatto qualunque cosa in mio potere per far sì che la mia natura non mettesse a rischio la storia. Ma per quanto io abbia tentato, non sono riuscito a proteggerla dalla mia stessa famiglia". I ricordi volavano rapidi, scrutando in tutti quei momenti meravigliosi e travagliati al contempo, provocandogli strane sensazioni. Si sentiva senza aria, come se facesse fatica a sopravvivere a se stesso.

"Non ho mai chiesto molto dalla vita. Ho sempre creduto che la mia maledizione mi avesse definitivamente chiuso ogni possibilità di essere felice. Eppure, quando ormai la mia speranza era morta da tempo, è arrivata Bella. Ho capito di appartenerle poco dopo averla incontrata e ho faticato a tenermi distante"

Jacqueline lo guardava in silenzio, sorridendo a quel racconto fatto di amore, quello vero. E quando Edward tacque scuotendo la testa sconsolato, cercò di spiegare come lei si fosse sentita con Mario.

"Posso dire, credo, di essere una delle poche che possa capire ciò che stai passando. Anche io, come hai fatto tu, decisi di lasciare Mario. Non sapevo fino a che punto sarei stata in grado di resistere. Ho creduto di poter donare all'amore della mia intera esistenza la possibilità di essere felice". Quanto simili erano le loro storie... talmente tanto che Edward stentò a crederci.

"Perché sei tornata indietro?"

Quella domanda era la più importante e Jacqueline ci pensò.

"Perché non importa quello che facciamo per amore, la vita ci ha fatto un dono e, quanto è vero Dio, quel dono ti appartiene. È stato creato per te, per renderti felice e più chiuderai la strada che conduce al tuo cuore, più la vita ti mostrerà altre vie che ti condurranno a lui. Non troverai nessuno come lei, Edward. Nemmeno se navigassi nel mare dell'eternità fino alla fine del tempo"

I due vampiri si guardarono per molto tempo. Non sapevano come dar voce ai propri pensieri o, forse, non ne ebbero bisogno. Lei conosceva la tempesta che imperversava dentro Edward e sapeva che solo lui avrebbe potuto domarla.

"Ho paura", disse infine lui, rompendo quel silenzio.

"Lo so", rispose laconica.

Con lo sguardo perso nel vuoto, Edward pensò a infine possibilità per tornare indietro. Avrebbe corso e nuotato fino a Forks e se si fosse impegnato sarebbe giunto in un paio di giorni. Sarebbe corso a casa sua, avrebbe saltato sul piccolo davanzale della finestra e l'avrebbe aperta lentamente. Nel silenzio della notte si sarebbe sdraiato affianco a lei e le avrebbe chiesto scusa. Perdono per ciò che aveva fatto e per ciò avrebbe fatto in futuro. Perdono per tutto, anche di essere nato. Ma in quel mare di scuse avrebbe urlato il suo amore, le avrebbe detto che l'amava e che l'avrebbe amata per sempre.

"Dovrei trasformarla?"

Jacqueline sorrise dolcemente a quella domanda.

"Non credo di essere la persona adatta per risponderti, Edward. Se avessi potuto avrei trasformato Mario molti anni fa"

"Ma non temevi per lui? Non avevi... paura che poi non ti perdonasse per ciò che gli avevi fatto?"

"Sì, ero terrorizzata, Edward. Ma vedi, se l'averlo perso per pochi mesi mi aveva distrutta, perderlo per sempre mi avrebbe condannata. A volte porsi troppe domande non serve a nulla: non serve a noi... non serve alla storia..."

Edward si alzò e si avvicinò alla finestra guardando il paesaggio addormentato sotto la neve. Nel buio di quel cielo freddo e terso vide solo il volto di Bella. Doveva tornare. Con un sorriso si girò a cercare Jacqueline.

"Credo che andrò". Lei sorrise.

"Credo che faresti la cosa giusta".

"Salutami Mario e chiedigli scusa se non ho rispettato la parola data". Lei lo guardò perplessa.

"Quale parola?", chiese curiosa.

"Che mi avrebbe trovato qui domani mattina"

Si salutarono come fossero vecchi amici e, in effetti, Edward era convinto di averne trovato una davvero speciale. Aprì la porta e si tuffò nel buio col sorriso sulle labbra. Aveva fatto pace con il mostro che credeva essere in lui ed aveva finalmente compreso cosa volesse davvero. Doveva correre verso Forks. Doveva correre verso Bella.

Ricordò di aver lasciato la loro foto a Rio, quella scattata la sera del compleanno di Bella. Non poteva presentarsi da lei senza quella foto. L'avrebbe ripresa.

La luna non era più nuova. La luna sembrava essere una cara amica, una di quelle che c'è sempre nel momento del bisogno. Nel buio e nel bianco della neve, un vampiro correva felice e Jacqueline fu quasi convinte di sentire uno "Yoh Uh" echeggiare nella vallata.


Edward's New MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora