La fine

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Edward non riuscì a trascorrere l'intera notte con Bella. Mentre lei sprofondava nel sonno profondo, le baciò la fronte e uscì dalla finestra. Doveva prendere aria, doveva riflettere. Stava male, troppo.

In tutta la sua esistenza non avrebbe mai pensato di poter stare così. Ne aveva passate tante ma non aveva mai dovuto rinunciare all'aria stessa. Bella era l'aria, la sua vita, il suo amore... tutto. Sei mesi prima non avrebbe nemmeno pensato di poterle dire addio in modo così doloroso. Ma tutto cambia e lui lo sapeva. Solo non si aspettava che sarebbe cambiato così in fretta.

Non correva fra i boschi ma camminava. Aveva le mani in tasca e guardava per terra. Se mai avesse incontrato un Quileute si sarebbe fatto divorare. Sarebbe stato meglio. Mentre camminava pensava a cosa avrebbe detto a Bella. Scosse la testa sprofondando in un dolore che lacerava l'anima. Pensava e ripensava a diversi modi per dire che l'avrebbe lasciata, ma non riusciva a trovarne uno che lo facesse stare meglio: avrebbe detto addio a Bella e sarebbe morto per sempre.

Si sedette ai piedi di un grande albero, tenendo in mano un filo d'erba fiocamente illuminato dalla luce della luna. Se lo rigirava fra le mani mentre la sua mente vagliava possibilità assurde. Come si può dire addio all'amore? Come si fa a dire addio senza soffrire o far soffrire? Diede un pugno sul terreno, lasciando un buco nel quale avrebbe voluto seppellirsi. Avrebbe desiderato morire lì, quella stessa notte, per non dover affrontare l'indomani. Guardò la luna. Era una luna vecchia, ricca di ricordi e speranze, di amore e di felicità. Quella che avrebbe guardato la sera seguente, sarebbe stata diversa, sarebbe stata nuova. Una nuova luna, un nuovo inizio e una nuova vita. Almeno per Bella. Per lui sarebbe stata una luna carica di un nuovo dolore e avrebbe dovuto imparare a conviverci.

Le prime luci dell'alba lo destarono dai suoi stessi tormenti. Guardò il cielo farsi grigio segno che l'addio era vicino. Grigio come la morte; grigio come il suo umore. Il grigio non è un colore definito ma un non colore. Non è niente, come Edward Cullen senza Bella Swan. Niente.

Non si cambiò d'abito, semplicemente prese l'auto e andò a scuola. Faceva movimenti meccanici senza prestarci attenzione e quando incrociò lo sguardo di Bella ringraziò l'immortalità per impedirgli di piangere. Le aprì lo sportello del pick up e l'aiutò a scendere.

"Come ti senti stamattina?", le chiese cercando un'inclinazione naturale della voce.

"Splendidamente". Mentiva. Edward non poteva leggerle nel pensiero ma non era uno stupido: Bella aveva capito che c'era qualcosa che non andava.

Camminarono in silenzio, uno accanto all'altro finché non dovettero separarsi per le lezioni. Edward seguì l'orario come un automa: senza espressioni, senza interessa e senza vita. Così andò avanti l'intera mattinata e la giornata scolastica, fino a quando si incontrarono nuovamente per andare verso le macchine.

"Puoi venire più tardi, stasera?", gli chiese Bella. Nessuno dei due sapeva come affrontare quei lunghi silenzi e la ragazza cercò di parlare come se fosse tutto normale. Ma non era così.

"Più tardi?"

"Oggi lavoro, devo restituire alla signora Newton la giornata libera di ieri".

"Ah". Edward ebbe come un'illuminazione: forse quella sarebbe stata l'occasione per fare in modo che lui non fosse mai esistito.

"Però, quando torno a casa puoi venire, d'accordo?", incalzò Bella.

"Se vuoi, ci sarò". Edward lesse la frustrazione negli occhi di Bella e capì che stava soffrendo. Eppure, non solo lui aveva già preso la decisione ma aveva anche appena compreso come l'avrebbe resa reale. Bella uscì dal parcheggio mentre Edward la guardava. Ciò che entrambi videro fu un riflesso nell'acqua, un ricordo di ciò che una volta furono.

Edward's New MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora