Novembre parte 2

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Quasi d'istinto, oppure d'abitudine, Edward cambiò strada e si diresse a casa Cullen nei boschi poco fuori Forks. Non riusciva a mandare via quel senso di colpa e di oppressione per aver causato tutto quel male a Bella e ripararsi all'interno di un ambiente famigliare sembrò la soluzione migliore. Tornare a Denali era fuori discussioni, almeno per un po'. Non voleva rivedere Alice e di certo non aveva voglia di parlare con Carlisle o Esme di quello che era successo. Tanto sapeva perfettamente cosa gli avrebbero detto. Carlisle lo avrebbe invitato alla riflessione, Esme lo avrebbe guardato come si fa con un cucciolo ferito e Alice... beh avrebbe avuto l'aria del "te lo avevo detto" che, di certo, non avrebbe digerito bene.

Edward doveva e voleva rimanere solo. Per prima cosa, avrebbe dovuto imparare il senso del "prendersi la responsabilità" delle proprie azioni: aveva lasciato Bella per un motivo preciso e doveva fare sì che tutto quel dolore che lui... che lei, provava avesse un senso. Secondariamente, doveva imparare ad essere un uomo e smetterla di piangersi addosso per ogni sventura. Senza Bella doveva imparare ad essere un vampiro diverso, migliore, per quanto possibile. Si sedette al pianoforte, accarezzandone i tasti dolcemente. Amava suonare anche se l'ultima volta che l'aveva fatto era stato per Bella. Guardava i tasti bianchi e neri che rilucevano alla luce del nuovo giorno che stava illuminando Forks. Lentamente si mise a suonare la ninna nanna di Bella...

Ad ogni nota il dolore cresceva fino ad esplodere nel petto. Riviveva ogni singolo momento trascorso assieme a lei, e per ogni ricordo ne associava un altro nel quale aveva messo in pericolo la vita della ragazza. Sperava in un qualche modo di dare un senso concreto alla fine della loro storia, convincendosi che la scelta fosse stata la migliore. Nessuno avrebbe potuto dirgli come superare quel momento. Nessuno, a parte se stesso.

Sbagliò nota: un suono stonato ruppe l'atmosfera. Edward prese quell'errore come un segno. Stava dimenticando...

Rimase a Forks per tutto il giorno girovagando per casa. Si sdraiò in camera sua ascoltando qualche vecchio cd e cercando di liberare la mente dalla presenza di Bella. La musica sfumò delicata fino a finire lasciando la camera e l'intera casa nel silenzio. Sbuffò. Per quanto avesse cercato il silenzio dai ricordi gli sembrò di sentire l'odore di Bella. Inspirò profondamente lasciandosi trasportare da quel profumo così dolce che la memoria gli stava ricordando. Poi, aprì gli occhi di colpo. Non era un ricordo... era l'odore di Bella. Era lì.

Velocemente si appostò dietro una finestra e scrutò fuori. Eccola. Vide la ragazza avanzare cauta verso il vialetto di casa Cullen, con lo zaino in spalla e i capelli sciolti tenuti in ordine solo da un cerchietto. Si fermò all'altezza del primo gradino e guardò la casa. Edward sapeva che non avrebbe potuto vederlo, eppure rimase immobile dietro la tenda, confidando nel riverbero del vetro per sfuggire allo sguardo implorante della ragazza. La guardò. I suoi occhi erano tristi e vuoti, scavati da notti insonni e lacrime. Era dimagrita? Sembrava emaciata, sofferente... solo un pallido ricordo della Bella che era fino a qualche mese prima. Ed era colpa sua.

La ragazza guardava la casa cercandovi segni di vita. Edward non poteva leggerle nel pensiero eppure sentiva di comprendere perfettamente i suoi sentimenti. Sperava di trovare qualcuno? Sperava di poterlo rivedere? La guardò piangere silenziosa mentre i loro occhi, all'insaputa di lei, si stavano incrociando. Edward era lì a pochi metri, ma rimase fermo.

Doveva imparare ad essere un uomo, a prendersi le responsabilità delle proprie azioni. E doveva cominciare da subito.

Bella girò le spalle e tornò da dov'era venuta mentre Edward allungò una mano come per cercare di accarezzarle la spalla.

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Era notte quando, finalmente, si decise a tronare a Denali. Diede un ultimo sguardo alla casa sorridendo amaro. Addio pensò fra sé. Probabilmente sarebbero trascorsi un centinaio di anni prima che rimettesse piede là dentro per cui si godette quell'arrivederci per qualche istante.

Camminava tranquillo tra i boschi in direzione nord, canticchiando fra sé una vecchia canzone che tanto piaceva a sua madre, quando udì qualcosa. Sembrava un ramo spezzato. Con un balzò salì sopra un albero dal quale avrebbe goduto di una buona visuale. Dopo alcuni secondi dalla parte opposta rispetto a quella dalla quale stava camminando, sbucarono quattro grossi lupi. L'alfa, un lupo dal pelo nero, si fermò annusando l'aria. Quileute, pensò il vampiro, e quello deve essere Sam. Rimase immobile, senza emettere il minimo rumore mentre leggeva i pensieri di quei cagnacci.

Sam, credi che sia passato di qua?

Sì. Ma credo fosse un Cullen.

Strano. Jacob dice che se ne sono andati.

Un ringhio cupo accompagnò lo sguardo dell'alfa.

Ti fidi dei Cullen?

Un guaito di sottomissione.

Tra poco saremo in tanti. Lo sento. Jacob è vicino alla trasformazione, manca poco.

Quando sarà un lupo sai che palle, eh Sam?

Il lupo nero sembrò ridere.

Eh già, sarà tutto un Bella di qua e Bella di là...

Andiamocene, evidentemente mi devo essere sbagliato sulla scia.

In un attimo i lupi in formazione si dispersero nel buio della foresta.

Edward rimase inebetito per alcuni istanti. Perché quel Jacob pensava a Bella? Credeva davvero di potergli rubare la ragaz... fermò i pensieri. Lui non era il fidanzato di Bella e sei lei fosse riuscita a trovare la felicità con quel Quileute tanto meglio. Eppure i suoi denti digrignavano solo all'idea.

Scese dall'albero e cominciò a correre verso Denali. Sarebbe tornato a Forks, di tanto in tanto, giusto per capire se Bella e Jacob... Sì, sarebbe tornato e di nascosto avrebbe guardato la loro felicità.

Eppure un senso di morte lo pervadeva in ogni fibra del suo essere perché, finalmente o purtroppo, stava lasciando andare Bella.


Edward's New MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora