VII

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Piuttosto che seguire la barbosa lezione di francese preferisco messaggiare con Stefano, per lo meno trascorre un po' di tempo.

Leonardo: Finiscila di messaggiare, ti vedo.

Sorrido di fronte a quel messaggio e mi volto verso di lui che, come se avesse saputo da sempre che mi sarei girata nella sua direzione, alza un sopracciglio e ridacchia.

La professoressa sbatte una mano sulla cattedra: «Camilla e Leonardo, se non la smettete vi caccio fuori!»

Leonardo la osserva con aria di sfida: «Va bene, la smettiamo.»

Mi guardo le punte delle scarpe imbarazzata più che mai.

Tiro fuori nuovamente il cellulare senza prestare attenzione alla lezione.

Leonardo comincia a tamburellare con le dita sul banco provocando un rumore sgradevole.

Mi volto chiedendogli di finirla ma la professoressa mi precede: «Leonardo la vuoi piantare? Adesso te ne vai fuori e ti porti anche Camilla. Quest'aria natalizia vi sta stordendo.»

Ci alziamo dalla sedia ed usciamo dalla classe a testa bassa.


***


Detesto quando la gente mi prende il cellulare e inizia a farsi i fatti miei, mi infastidisce in una maniera esagerata.

E Leonardo ha fatto esattamente questo.

«Chi è Stefano?» domanda scorrendo tra le conversazioni.

«Dammi il telefono.» asserisco sprezzante, levandoglielo dalle mani.

«Dai, rispondimi.» mi guarda interrogativamente, come se da un giorno all'altro fossimo diventati amici.

Come mai si prende la briga di farsi i fatti miei, di parlarmi come se ci conoscessimo da sempre?

«E' un amico.»

Alza un sopracciglio guardandomi maliziosamente: «Amico? Mmm.. non ti credo.»

Lo guardo fisso negli occhi: «Non credermi.»

«Quando uscite?»

«Ma una manciata di affari tuoi?»

Scoppia a ridere ed osservandolo bene noto che ha un sorriso a dir poco perfetto.

«Vedi che quindi non era solo un amico. Io so tutto.» mi fa un occhiolino per poi mordersi il labbro inferiore.

«Quindi oggi dobbiamo studiare scienze?» chiedo io sbrigativamente.

«Se ti aggrada la cosa, sì. Sempre che tu non abbia da fare con il tuo uomo.»

Rido di gusto: «Ma quale uomo!»

«D'accordo allora vieni a casa mia dopo pranzo.»

Acconsento e, dopo essere sollecitata dalla professoressa, rientro in classe mentre Leonardo rimane fuori.


***


Stefano: Ti andrebbe di uscire domani pomeriggio?

Alzo gli occhi al cielo: e ora che gli rispondo?

Camilla: Va bene, dove andiamo?

Stefano: Passeggiata tranquilla in centro, può andare?

Camilla: Può andare.


Mangio rapidamente e successivamente mi precipito sotto la doccia per non arrivare in ritardo.

Mi abbiglio con i primi vestiti che trovo e schizzo fuori casa.





«Sei in ritardo di ben quindici minuti mia cara.» dice Leonardo e mi avvolge in qualcosa che dovrebbe essere un abbraccio.

Immediatamente noto che scompaio tra le sue braccia, data la sua altezza e la mia bassezza.

«Perdonami, mi stavo lavando.»

Annuisce: «Entra.»


Prendiamo prontamente il libro di scienze e ci mettiamo a leggere e a sottolineare.

«Okay, io direi di fare una mappa concettuale per quanto riguarda questa parte.» dico io indicandogli il paragrafo.

«Sì, potrebbe essere un'idea.»

Prendo un foglio e inizio a scrivere nervosamente.

«Hey, che hai?»

Mi toglie la penna dalle dita e mi guarda negli occhi.

«Niente, sono un po' in ansia.»

«L'ho notato. Che cosa ti prende?»

«Domani devo uscire con Stefano.»

Rimane in silenzio per un po': «E non ti va?»

Abbasso lo sguardo, in quell'istante le punte delle mie scarpe sembrano particolarmente interessanti.

Tiro un forte sospiro e inizio a parlare velocemente: «No, io e lui siamo stati assieme tempo fa ma non ha funzionato. E non me la sento di riprovarci.»

Mi posa una mano sulla spalla, come se fosse il mio psicologo ed io la sua paziente squilibrata mentalmente.

«Se non ti va non andarci. Non dev'essere un obbligo.»

«Lo so, lo so. »

«Stai tranquilla, non è niente.»

«Grazie, Leo.»

Mi sorride in un modo più o meno dolce: «Figurati, Camilla.»

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