XLVII

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«Ma tu non mi perderai!» esclama affondando le mani tra i miei capelli.
Decido di non parlargli dell'accaduto, perché non voglio rovinare tutto.
Gli sorrido debolmente ed attendo che continui quel lavoro, per poi finire con un orgasmo catartico.

***
Leonardo.
La settimana passa veloce come il vento e il weekend è alle porte: questa sera rivedrò i miei amici dopo tanto tempo.
Infilo il primo paio di pantaloni che trovo pulito nell'armadio, abbinati ad una camicia di jeans.
Uno spruzzo di profumo intenso e sono pronto per uscire.
Non appena metto piede fuori casa il mio sguardo si incrocia con quello di Veronica.
«Hey, come mai sei venuta qui?» domando abbracciandola.
«Ero in anticipo, così ti sono venuta incontro.»
Le sorrido francamente e ci dirigiamo verso il locale per incontrare gli altri.

***
Il solito odore acre mi invade le narici e la musica a volume troppo alto mi sfonda i timpani: era da un po' che non venivo qua.
Il mio ingresso nel luogo attira l'attenzione di chiunque, mi piace pensare che io non  possa passare inosservato a tutti per il mio aspetto.
«Leo! Da quanto!» mi dà una pacca sulla spalla Raffaele, un amico di vecchia data.
«Davvero da tanto!» ribatto per poi prendere una sedia e avvicinarla attorno al tavolo rotondo.
Le ragazze mi guardano facendo le oche e qualche battuta squallida sul mio conto vola nell'aria.
«Allora? Abbiamo potuto constatare che ti sei fidanzato.» fa Andrea, che non smette nemmeno per un attimo di lanciarmi occhiatacce per come mi sono comportato l'ultima volta.
«Sì, una cosa dell'ultimo periodo.» ammetto quasi imbarazzato.
Mi fa strano dirlo, perché quando stavo con Melissa nessuno mai osava chiedere nulla.
L'attenzione non è più rivolta a me ma un po' a tutti quanti: Veronica racconta della figuraccia commessa dal professore e le sue amiche ridono di gusto.
«Cosa prendete da bere?» si avvicina la barista, vestita attillata e con una scollatura che noto immediatamente.
«Io prendo vodka liscia, daiquiri alla fragola e tre shot di jäger.»
Qualche sguardo si rivolge a me e qualcuno chiede:«E poi chi ti riporta a casa quando sarai ubriaco fradicio?»
«Stasera va così.» ridacchio e Andrea si morde le labbra per poi schernirmi:«Se non assume tre litri d'alcol tutti in una volta non è felice.»
«Per caso ti riguarda?» ringhio alzandomi dalla sedia e andandogli a pochi centimetri dalla faccia.
«Stammi lontano.» sbotta uscendo immediatamente e un rumore frastornante di chiusura delle porte echeggia nella stanza.
«Direi che bisogna darsi una calmata.» aggiunge Veronica, che corre fuori in cerca dell'amico.
Tutti mi fissano male ed io fingo di non essere là, come se in un attimo si potesse sparire.

L'alcol arriva al nostro tavolo ed io non potrei essere più felice di così: ho bisogno di calmarmi e di sciogliere i nervi.
Una delle ragazze prende una sedia e la avvicina alla mia, io la squadro e le sorrido fiacco.
«Piacere, Diana.»
Le allungo la mano senza aggiungere niente, consapevole del fatto che il mio nome lo sappia già.
«Chi si fa quattro tiri a biliardo?» domanda Andrea, dopo aver re-inserito il piede nel locale.
«Io- esclamo pacatamente, buttando giù il primo shot- io gioco.»
Raffaele si aggiunge a noi e ci dirigiamo verso il tavolo.
Andrea afferra la stecca tra le mani, tenendola ben salda e facendo scorrere il braccio destro più avanti del sinistro che invece rimane alla fine dell'oggetto in legno.
Io lo osservo giocare e nel frattempo azzardo:«Ce l'hai ancora con me?»
Alza lo sguardo, come se fosse incredulo di fronte al mio quesito e dopo aver temporeggiato parla con un'ironia irritante nella voce:«Oh no figurati bellezza.»
«Dimmi cosa ti ho fatto! Sei ancora arrabbiato per la storia dell'altra volta?»
«Vedi un po' te- con un colpo secco fa finire una palla nella buca- mi hai trattato come un idiota.»
Mi guardo le punte delle scarpe in cerca di conforto:«Mi dispiace, Andre. Non volevo.»
Annuisce e, senza dire una parola di più, osserva il risultato, orgoglioso della vittoria.
«Ci scommettevo.» sghignazza compiaciuto.
Sorrido perché lo sapevo già, da sempre, che mi avrebbe perdonato mentre litigavamo.

***
L'aria si fa sempre più bollente e ormai l'alcol ha raggiunto il mio cervello dandomi un senso di serenità.
Non sono ubriaco, ma non sono nemmeno così tanto lucido.
Veronica sta baciando Raffaele, entrambi ubriachi fradici, e Andrea ci prova con una bionda tutta tette e zero cervello.
Io tiro fuori il cellulare e il messaggio della buonanotte di Camilla mi fa spuntare un sorriso: chissà cosa ha fatto stasera.
Leonardo: Notte piccolina.
Immagino il suo volto contento nel leggere la mia risposta e questo mi fa stare bene.
«Ordinate qualcos'altro da bere?» irrompe la barista, scioccata per la situazione che le si pone davanti agli occhi.
Solo io e Diana siamo fermi immobili senza la lingua nella bocca di qualcuno.
Non faccio in tempo a dire di no che la voce sottile della ragazza mi precede maleducatamente:«Portaci due grappe.»
La donna annuisce e dice qualche cosa al barman, mentre io la osservo stupita:«Grappa?» sghignazzo.
Anche lei sembra divertita.
«Sì, voglio dare il colpo di grazia e penso che anche tu lo voglia. Sai che intendo.. essere brilli è divertente ma quando sei ubriaco è un'altra cosa.»
Quella frase mi risulta incomprensibile: a me non piace essere ubriaco, non mi piace vomitare e stare male ma sentendo il suo desiderio di essere sbronza, decido di fare lo stesso.
La grappa arriva al tavolo, sentendone anche solo l'odore mi sale un conato di vomito pazzesco ma per fortuna non capita niente.
Butto giù quel liquido vecchio e disgustoso e poco dopo avverto un forte mal di testa.
Vedo tutto appannato e sento gli occhi come due fessure che man mano si chiudono.
Mi risveglio in un letto che non è il mio.

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ciao ragazze! Ed eccoci finalmente con un altro capitolo. Mi scuso con voi per non aver aggiornato ma stavo finendo gli ultimi compiti prima dell'inizio della scuola. Inoltre volevo ringraziarvi per i nuovi commenti e le nuove visualizzazioni, come sempre mi fa molto piacere! per questo capitoletto vi chiedo almeno 60 stelle e 15 commenti ❤️❤️

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