*due settimane dopo*
Ed eccomi qua, di fronte scuola, questa scuola che non vedrò mai più, sono pronta per mandare a fanculo questa merda, pronta per dire addio a tutto questo, dire addio all'America, dire addio a tutte queste persone che mi hanno solamente rovinato la vita.
Credo di essere pronta, eccome se sono pronta, pronta per cambiare vita!
Ho già salutato Cate, ha pianto tanto, ma sono riuscita a farla sorridere, spero -ne sono certa- che starà bene qua, infondo lei è piena di amici meravigliosi.Prendo un grosso respiro e mi avvio verso la macchina, dove c'erano già tutte le mie cose sistemate.
2 valigie e un borsone.In 20 minuti arrivo difronte l'aeroporto, saluto "Mamma" che come al solito è indifferente.
A lei non importa nulla di me e a me non importa nulla di lei.
Prendo le mie cose e tiro fuori il biglietto dalla tasca.
Dopo aver fatto tutto salgo in aereo, ho il posto, fortunatamente, di fianco al finestrino.
Sto sorridendo come un ebete, ma non posso farne a meno, sono felicissima; chiudo gli occhi per riposarmi.**
Una voce fastidiosa e meccanica mi sveglia, sta annunciando l'arrivo a Londra.
Ma cosa? Quanto ho dormito?
Vabbe non importa,scendo giù e cerco disperatamente le mie valigie, le prendo e mi avvio verso l'uscita, di fronte al così detto, bar, dove mi sta aspettando mio padre.
Lo vedo da lontano, corro verso di lui e lo abbraccio fortissimo, mi è mancato tantissimo, cerco di trattenermi le lacrime ma non ci riesco.<< piccola perché piangi ora?>> sento dire da mio padre mentre mi asciuga le lacrime.
<< felicità probabilmente.>>
<< via le lacrime e divertiti, sei a Londra amore!>> dice questa voce dolce e femminile che ci ha interrotti.
<<Anne!>> mi avvicino e l'abbraccio, Anne è la compagna di mio padre, le voglio un mondo di bene, non è come una madre per me ma una sorella.
<< come è andato il viaggio? >> chiede lei.
<< bene, ho dormito tutto il tempo>> ridacchio.
<<mi sembrava ovvio>> dice mio padre.Una leggera tosse ci interrompe, Anne e mio padre si fanno spazio e compare un ragazzo, che dire, bellissimo.
È alto,capelli marroni alzati, un corpo da favola e un sorriso che toglie il fiato.<<ah dimenticavo, lui è Dane, il figlio di Anne>>
Se non sbaglio mi aveva parlato di Dane, ma questa è la prima volta che lo vedo.<<Piacere Megan>> sorrido e gli porgo la mano.
Lui la afferra e accenna un sorriso.<< piacere, Dane>> mi guarda dritto negli occhi.
<<allora andiamo?>> dice Anne
<<oh sisi>> abbasso lo sguardo e prendo le mie cose.
<<ti aiuto>> dice mio padre prendendo le valigie.Saliamo in macchina e ci avviamo verso casa.
Appoggio il viso sul finestrino e osservo la meravigliosa Londra che mi è mancata tantissimo e penso a quanto io possa essere fortunata a ricominciare tutto d'accapo, in un posto bellissimo, in una scuola nuova con persone nuove, spero vada tutto bene.
Il viaggio dura un bel po' quasi 2 ore, papà abita in una piccola città che dista un oretta e mezza da Londra, Bristol.
sembra davvero accogliente.
Finalmente arriviamo, eccola qua, la sua villa che tanto si vanta.
E fa bene, è enorme ed è davvero magnifica.<<vuoi entrare o rimanere fuori ad osservare la casa?>> dice papà ridendo
<< oh si hai ragione, entro >> ridacchio.
<<vieni ti faccio vedere la tua camera>> mi dice Anne. <<spero che ti piaccia>> aggiunge sorridendo.Fortunatamente è al piano di sotto rispetto alla mia vecchia casa, è più comodo e di mattina non mi tocca fare le scale.
Apre la porta e rimango a bocca aperta, è la stanza che ho sempre voluto avere.
È molto grande, di fronte c'è una finestra che si affaccia alla piscina, a destra c'è un letto matrimoniale, pieno di cuscini e peluche di quando ero piccola.
A sinistra c'è un armadio a due ante, bianco; le pareti sono bianche con i contorni color rosa pastello.
C'è un piccolo comodino con la TV, di fianco una scrivania di vetro con uno specchio e varie mensole sopra.<<o mio dio Anne, è semplicemente stupenda, io adoro.>>
<< sono felice, se ti va di riposare o sistemare le tue cose fai pure, tra un oretta ti chiamo che ceniamo>> mi sorride e va via.Rimango come una scema in mezzo alla stanza, arriva la mia parte preferita, arredare.
Prendo i scatoloni e tiro fuori tutte le mie cose.
Passano 10 minuti e già mi scoccio, wow che forza di volontà!
apro la valigia, prendo l'intimo, dei leggins neri e la maglia della Starbucks, esco dalla camera e mi trovo Dane di fronte<<oh, ehy>> riesco a dire solamente.
<< scusa, mi ero incantato>> si mette una mano tra i capelli e ridacchia
<< tranquillo, senti, dov'è il bagno?>>
<< quella porta là>> mi indica una porta bianca scorrevole.
<< grazie>> sorrido.Mi avvio verso il bagno e mi faccio una doccia calda, adoro stare sotto l'acqua, infatti ci sto sempre tanto tempo, spero che non si lamenti nessuno; anche se non credo che in questa casa ci sia solamente un bagno.
Dopo 20 minuti esco e sento bussare alla porta<< tesoro è pronto>> la voce di mio padre.
<<ora esco>> urlo.Mi cambio velocemente e lascio i capelli bagnati.
Cerco disperatamente la cucina, dopo averla trovata mi siedo affianco a Dane, l'unico posto libero ma la cosa non mi dispiace.<<com'è l'America?>> mi chiede Anne.
<<l'America è stupenda, ma io non mi sono mai trovata bene.>>
<<perché?>> chiede.
<< ma nulla.. cioè per lo più per le persone, diciamo che non mi andavano a genio.>>
Silenzio, di nuovo, odio questo silenzio imbarazzante perché nessuno dice nulla?
<<continuerai la scuola?>> mi chiede Dane.
<< si, credo proprio di si, ma vorrei prima controllare che scuole ci sono e andare alla più adatta per me, non voglio fare l'errore che ho fatto a Miami>>//spazio autrice
Eccomi qui con il secondo capitolo, l'ho fatto un po' più lungo del primo, anche se in realtà non mi convince molto ma spero comunque che vi piace, fatemi sapere:)
-Alessia.
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Brøkən Dreåm§ ||Cameron Dallas
Teen Fiction"Dove cazzo stavi quando mi sentivo male, quando mi chiedevo 'io che cazzo vivo a fare?' Ma mi sono abituata, certe cose me le aspetto, con le droghe nell'armadio e gli incubi nel cassetto."