Togliendo il casco Judith vide perfettamente la faccia sconvolta di Harry, che insieme al silenzio profondo che si era creato nella piazza la fecero ritornare alla scena di anni prima, quando successe la stessa identica cosa. Non sapeva perché avesse fatto la corsa, perché avesse chiesto una moto in prestito a Zayn, ma tutto ciò le era piaciuto. Aveva rivissuto le emozioni della prima volta: il vento contro, la velocità, l'adrenalina e poi il punto di arrivo. Ogni emozione si era concentrata dentro di lei, trasformandosi in una sola cosa: passione. Aveva una grandissima passione per le moto e Dio, anche se aveva sbagliato quella sera a fare la corsa, non se ne sarebbe mai pentita.
Harry, dal canto suo, era rimasto scioccato e, dopo qualche minuto che era rimasto a fissare la ragazza davanti a se, la prese per un braccio portandola via senza dire nessuna parola. La trascinò lontano, in un bosco e nessuno dei due disse nulla. Judith si fece trascinare, sapendo perfettamente di aver lasciato Harry senza parole.
Quando il riccio si fermò si trovavano in mezzo a numerosi alberi e non lasciò ancora il braccio di Judith, tenendolo forte come se avesse paura che potesse scappare.
«Hai corso.» affermò Harry.
«Ho corso.» annuì Judith, non sapendo cos'altro dire.
«Beh? Niente da dire?»
Harry sgranò gli occhi, cercando di capire cosa passasse nella mente di quella ragazza che il giorno prima non aveva proprio intenzione di toccare una moto e poi invece aveva fatto una corsa al Recall senza dirlo a nessuno e senza farsi vedere, fino alla fine.
«Non devo darti nessuna spiegazione.» fece spallucce Judith.
Harry si ritrovò ad ammettere che lei aveva ragione, in effetti lui chi era per lei? Nessuno ormai.
«Judith, cazzo, non ti sto rimproverando.» disse amaramente il riccio. «Ti sto solo chiedendo perché hai corso questa sera, è tanto difficile da capire?!»
«Senti, Harry, non lo so, va bene? Sei contento? Non so perché ho corso, mi andava.» ribatté lei.
Non sapeva cosa rispondergli, le era venuto in mente all'ultimo minuto e aveva semplicemente voglia di salire su una moto!
«Ti andava?» alzò le sopracciglia Harry.
Judith allora sbuffò, alzando gli occhi al cielo e dimenandosi dalla stretta del ragazzo.
«Lasciami stare.» lo fulminò.
Harry non fece in tempo a dire nulla che la ragazza si era già voltata, andando verso l'uscita di quello che era un parco. Judith non sapeva dove si trovava, ma avrebbe sicuramente trovato un punto di riferimento, era abbastanza brava con il riconoscere le strade, anche se in quel momento era totalmente fuori di se e non riusciva a pensare.
Harry la lasciò andare, senza fermarla, era come se non riuscisse a muoversi. Era rimasto interdetto dal comportamento della ragazza e lui, quel lato di lei, lo conosceva anche troppo bene.
Judith alla fine era tornata al Recall per ringraziare Zayn della moto che le aveva prestato e poi lasciò quel posto, tornando a casa sua e sdraiandosi sul letto a guardare il soffitto. Era stanca di pensare così tanto, soprattutto ad Harry. Inutile dire che non le era indifferente, per niente. Erano comunque stati insieme per un bel po' e si conoscevano abbastanza l'un l'altra per sapere che entrambi provavano ancora dei sentimenti forti verso l'altro, ma nessuno dei due lo ammetteva a se stesso. Era così confusa su ciò che aveva fatto quella sera e nemmeno lei sapeva perché avesse deciso di risalire su una moto e aveva persino portato la sua ad aggiustare da un amico della madre che faceva il meccanico. Voleva di nuovo la sua bellissima moto, voleva che tutto tornasse come anni prima, anche se Thomas non c'era più lei sarebbe dovuta andare avanti e probabilmente avrebbe corso anche per lui, perché sapeva che l'avrebbe voluto.
Tra tutti quei pensieri si addormentò d'improvviso.
Passarono i giorni ed Harry, così come Judith, ignorò l'accaduto di quella sera. Sarebbe voluto andare da lei, dirle che gli dispiaceva e che voleva vederla tornare al Recall e magari anche batterlo, perché sì, lui odiava essere sconfitto, ma non da lei.
Judith quella mattina era di nuovo in ritardo e mancavano sette minuti precisi al suono della campanella, mentre lei era ancora a casa che correva da una stanza all'altra per cercare la borsa. Una volta trovata si accorse che mancavano cinque minuti e no, non ce l'avrebbe mai fatta. Alzò gli occhi al cielo fissando per qualche secondo le chiavi della sua moto aggiustata, che il giorno prima aveva riportato nel garage, e allora decise di farlo: in quel modo sarebbe arrivata più o meno in orario. Salutò sua madre e scese velocemente nel garage, accertandosi di accendere ogni luce durante il suo tragitto verso la moto. Prese il casco dopo averlo spolverato velocemente con una mano e salì sulla moto, infilandoselo e sorridendo, mentre accendeva il motore. Uscì dal garage mentre esso si richiudeva automaticamente dietro di sé e Jo sfrecciò sulla strada, sentendosi improvvisamente bene. Arrivò a scuola e sotto lo sguardo di tutti gli studenti, che anch'essi erano probabilmente in ritardo, parcheggiò la sua moto, accidentalmente, vicino a quella di Harry. Scese velocemente, togliendosi il casco e scuotendo i capelli rossi che si erano concentrati precedentemente nel casco nero e arancione, come la moto. Con il casco in mano prese la borsa, andando velocemente verso l'entrata, sotto gli sguardi stupiti – soprattutto – di Harry e dei suoi amici. Judith evitò completamente i loro occhi e fece finta di non vederli, continuando a camminare verso l'interno dell'edificio. Raggiunse velocemente la sua classe ed entrò, scusandosi con il professor Mark e andandosi a mettere subito seduta ad un banco libero. Per le intere e seguenti ore non riuscì bene a seguire le lezioni e quando arrivò finalmente il momento di tornare a casa uscì dall'edificio, sbuffando appena vide la numerosa neve scendere. Sperava solo che la moto non si fosse bagnata troppo, calcolando che il parcheggio "al chiuso" non era proprio al chiuso; il tendone che c'era per coprire le macchine e le moto ogni volta gocciolava dall'interno, bagnandole comunque. Si strinse maggiormente nel suo cappotto e avanzò verso la sua moto, vedendo Harry fare lo stesso. Lo ignorò, ma lui non lo fece.
«Judith.» la richiamò.
Judith, che nel frattempo era arrivata alla moto camminando più veloce per evitare proprio il riccio, roteò gli occhi, tenendo il casco in mano e girandosi verso Harry.
«Come stai?» le chiese, probabilmente, non sapendo cos'altro dire.
«Come sto?» aggrottò le sopracciglia lei, confusa. «A meraviglia.» rispose poi.
Detto ciò si girò nuovamente, scuotendo la testa e infilandosi il casco, sperando che la conversazione fosse finita lì, ma si sbagliò.
«Non ti ho vista con Violet oggi.»
Harry stava cercando a tutti i costi di parlare con lei, ma Judith continuava solo ad evitarlo.
«Mh, non è venuta a scuola e diciamo che non la sento da un po'.» borbottò lei.
Infatti dalla sera in cui aveva corso non l'aveva chiamata e Violet non aveva chiamato lei. Zayn le aveva sicuramente detto della sua corsa al Recall e Judith sapeva che la sua amica si era arrabbiata, ma non le andava ancora di parlarne con lei. Voleva solo stare da sola.
«Zayn mi ha detto che-»
«Senti, Harry, che vuoi?» chiese con tono scontroso Judith, girandosi verso di lui, nuovamente.
Lui spostò il suo peso da una gamba all'altra, in imbarazzo. Harry non si era mai sentito così a disagio come in quel momento: non sapeva perché continuava a tenere lì Judith, perché voleva parlarle a tutti i costi. Forse, perché, semplicemente gli mancava.
«Io...» sospirò.
«Cosa?» chiese subito Judith, aspettando un qualcosa.
Harry scosse la testa, abbassando lo sguardo.
«Copriti bene, che fa freddo.»
Detto questo il ragazzo salì sulla propria moto, mettendosi il casco e sfrecciando via, lasciando Judith completamente senza parole. Copriti? Fa freddo? Ma la stava per caso prendendo per il culo?
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Recall ||н.ѕ||
Fanfiction«Benvenuti tutti al Recall, che la corsa abbia inizio!» - «Ti ho vista, al Recall. Sei tornata per correre?» «Mi prendi per il culo?» «Non innervosirti, angelo, le tue mani stanno tremando.» «Ma chiudi la bocca.» "Distruggersi, e poi mancarsi. Per...