13.

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Non appena Judith aprì gli occhi sentì un gran mal di testa e un dolore alla mano destra, così portò lo sguardo su quest'ultima, notandola fasciata fino al polso. Dopo si guardò attorno, si trovava in una stanza con le pareti bianche, con un letto anch'esso dello stesso colore. Accanto a questo c'era una sedia e Zayn seduto, con la testa appoggiata sul materasso e teneva gli occhi chiusi, con il respiro regolare. Si accorse allora di trovarsi in un ospedale. Si ricordava del bacio di Violet ed Harry, si ricordava del pugno contro il muretto e si ricordava di esser svenuta. Piano piano stava ricostruendo e mettendo in ordine tutti i suoi pensieri.

«Zayn...» sussurrò lei, portando la mano sinistra ad accarezzargli i capelli.

Lui subito scattò con la testa per guardarla e sgranò gli occhi, per poi sbrigarsi ad abbracciarla.

«Dio, Angelo, mi hai fatto prendere uno spavento!» la strinse forte a sé, facendola sorridere leggermente.

«Scusami.» sussurrò con voce debole, pronta per scoppiare in un altro pianto liberatorio.

«Ssh, no, non piangere ti prego.» disse lui non appena notò le lacrime sul volto della ragazza.

Si avvicinò nuovamente a lei, abbracciandola e poi le prese il viso tra le mani, facendo sfiorare i loro nasi.

«Ehi ehi, ssh, tranquilla.»

Le lasciò un bacio sulla fronte e poi uno sulla guancia, prima di accarezzargliela.

«Mi dispiace tanto.» singhiozzò lei.

Zayn scosse la testa velocemente.

«Non è colpa tua. Comunque i tuoi genitori stanno tornando e domani saranno qui.» disse lui, allontanandosi leggermente.

Judith si asciugò le lacrime e poi scosse la testa, disperata. Avevano ovviamente chiamato i suoi genitori, i quali avevano preso il primo volo per tornare. Era sicura che si fossero preoccupati tantissimo e Judith si sentiva male al solo pensiero.

«Harry... lui è qui fuori.» disse Zayn, tentennando.

«Fallo entrare.» disse lei, senza pensarci.

Zayn stupito annuì e non disse nulla, semplicemente si alzò dalla sedia, uscendo per chiamare l'amico che aveva fatto una gran cazzata.

Non appena il riccio fece capolino nella stanza Judith si posizionò meglio sul letto, sentendo il dolore alla mano aumentare per un attimo. Strinse gli occhi, trattenendo un urlo e poggiò la testa sul cuscino dietro di sé. Harry avanzò verso di lei, guardandola.

«Spiegati.» sospirò lei. «L'ultima volta in cui non te l'ho permesso me ne sono pentita.» aggiunse, riferendosi alla storia di Thomas.

Harry sospirò, chiudendo un attimo gli occhi per trovare le parole adatte.

«Ha fatto tutto Violet, io non mi sono mosso di una virgola, te lo giuro, Jo.» cominciò lui. «Io... maledizione, ti amo.» non riuscì più a trattenersi.

«Come faccio a crederti?» sospirò amareggiata Judith, volendolo perdonare per ciò che aveva fatto.

«Mi sento così terribilmente in colpa, Judith... anche se la colpa non è mia, capisci? Violet è arrivata d'improvviso, dicendomi che lo stava facendo per me e te ed io non capivo... così stavo per aprire bocca ma ha attaccato le labbra alle mie.»

Judith rifletté sulle parole di Harry, soffermandosi soprattutto su alcune.

«Per me e te? Cosa significa?» chiese lei confusa, aggrottando le sopracciglia.

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