16.

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Sono una persona orribile perché ho aggiornato solamente ora dopo tantissimo tempo e vi chiedo scusa ma anche la scuola adesso è un problema purtroppo. Cercherò di aggiornare il prima possibile e ce la farò tranquilli! Scusate se ci sono errori, non ho ricontrollato prima di pubblicare, lo farò presto ;)

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Judith, rigirandosi continuamente nel proprio letto, non riusciva a dormire o persino a chiudere un occhio. Era ormai mattina, così spense la luce che per tutta la notte era rimasta accesa per il suo terrore di rimanere al buio e alzò ancora di più la serranda, in modo da far entrare più luce nella stanza. Nella sua testa continuava a chiedersi di quelle gare di cui parlava Zayn e le sembrava così strano di non conoscerle, visto che quasi tutta la sua vita l'aveva passata con il moro e non pensava che l'amico avesse cominciato a guidare le moto a tre anni. Quindi molte cose non le tornavano e, quelle che sembravano ormai certezze di tutta la sua vita, non lo erano affatto; sentiva come se si stesse dimenticando qualcosa, ma che non avrebbe mai ricordato. Una parte della sua vita mancante? Forse. Quel pensiero la stava facendo diventare matta e i genitori nemmeno le restituivano la moto per farle fare un giro e sfogarsi, visto che quello stesso pomeriggio avrebbe avuto l'appuntamento dal medico. Il giorno dopo la moto sarebbe stata di nuovo sua, senza alcun dubbio.

Quando uscì di casa nemmeno notò la macchina di Zayn ferma lì davanti, infatti lui dovette suonare più volte il clacson per risvegliarla dai suoi pensieri, nei quali stava quasi per affondare.

«Ehi, è tutto okay, angelo?» aggrottò le sopracciglia Zayn, notando probabilmente la preoccupazione negli occhi della rossa, la quale si sbrigò ad annuire velocemente.

«E' tutto okay.» rispose, mordendosi il labbro e portando gli occhi a guardare fuori dal finestrino, dove gli alberi passavano velocemente al loro fianco.

«Jo,» la richiamò, attirando la sua attenzione e facendola voltare nuovamente verso di lui. «Sei sicura di stare bene?» chiese ancora.

«Sì, Zayn, tranquillo.» annuì. «Sono solo stanca.» accennò un sorriso, cercando di convincerlo.

Quando arrivarono a scuola Judith si affrettò a salutare Zayn per andare verso il proprio armadietto, prendere i libri e andare dritta nella classe di Letteratura. Non le andava di parlare con nessuno e inoltre anche la situazione con Violet era diventata leggermente strana, così per quella giornata probabilmente sarebbe rimasta a pensare, con se stessa. Per tutte le ore di scuola cercò di ricostruire una parte della sua vita che le sembrava oscurata, annebbiata e non capiva per quale maledetto motivo. Era sempre stata una normalissima ragazza e ricordava benissimo il rapporto avuto con Zayn negli anni precedenti e poi dell'arrivo di Harry. Ma, diamine, aveva una sensazione di vuoto nel petto e non riusciva proprio ad eliminarla. Non ricordava un evento in particolare della sua vita che l'avesse segnata, se non l'incidente avuto il giorno in cui la rabbia aveva preso il sopravvento su di lei e quindi era finita in ospedale oppure il giorno in cui Thomas aveva perso la vita in una di quelle gare.

Quando entrò in casa buttò lo zaino accanto alla porta e si sfilò il giacchetto, sbuffando frustrata. Sentì un rumore in cucina e dedusse che la madre stesse a casa anche quel giorno, così la raggiunse, cercando di sembrare il più normale possibile.

«Mamma.» la richiamò, poggiandosi allo stipite della porta e osservando la madre cucinare.

«Ciao tesoro.» la salutò, sorridendo e staccando un attimo lo sguardo dalla pentola.

«Perché non sei al lavoro?» le chiese, aggrottando le sopracciglia.

«Dobbiamo andare dal medico, ricordi?» si girò nuovamente verso la figlia, ma solo per qualche secondo.

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