12.

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Quando la sveglia suonò, segnando l'inizio della settimana, Judith gemette, lanciando quell'aggeggio fastidioso a terra e girandosi dall'altra parte, dove la luce del sole non le avrebbe dato alcun fastidio. Ovviamente non aveva intenzione di andare a scuola, poteva benissimo approfittare del fatto che i genitori non ci fossero per starsene a casa almeno un giorno. Non era una ragazza che faceva molte assenze, soprattutto perché non si ammalava quasi mai. Era stata tutta la domenica al letto, con il telefono spento e le lacrime pronte ad uscire, ma non glielo permise. Non poteva piangere per un cretino come Harry oppure perché la sua migliore amica aveva capito male una situazione. Lei, Judith, aveva baciato quello che era il suo migliore amico, quello che per lei era quasi stato come un fratello, ma solo perché lo aveva scambiato per Harry in quel momento. Era straubriaca quel sabato sera e a dir la verità Judith ricordava solo quell'accaduto, nient'altro. Com'era possibile che Violet avesse pensato anche solo un secondo che la sua migliore amica avesse potuto baciare il suo ragazzo di propria volontà? Non l'avrebbe mai fatto, maledizione, soprattutto perché Zayn era il suo fottuto migliore amico! Dai, era ovvio che Violet non sapesse nulla di come fosse una volta il rapporto tra Judith e Zayn, che si davano continuamente baci a stampo come due bambini.

Sentì il campanello di casa suonare ripetutamente e decise che non si sarebbe alzata nemmeno con una gru, eppure qualcuno continuava a suonare e a battere pugni forti alla porta. Allora alzò gli occhi al cielo, sollevandosi lentamente dal letto e se ne fregò del fatto che avesse i capelli completamente scompigliati dal sabato sera e solo un pantaloncino con un top indosso. Non le piaceva dormire con i vestiti, tutto qui. Scese le scale con tremenda lentezza, come se fosse improvvisamente entrata nel cast di The Walking Dead e fosse diventata uno zombie.

Si avvicinò alla porta e un altro pugno, stavolta più forte, sbatté contro di essa, facendola sobbalzare ed indietreggiare un momento. Prese un lungo respiro e poggiò la mano sulla maniglia dopo aver girato più volte la chiave e tolta la catenella, aprendola poi con lentezza per vedere chi ci fosse all'esterno. Doveva controllare, e se fossero stati degli zombie che avevano imparato a bussare alle porte oppure che semplicemente ci sbattevano contro? Aveva decisamente visto troppe puntate di quel telefilm, doveva smetterla.

Si ritrovò davanti Zayn, che le sorrise leggermente. Judith ridusse gli occhi a due fessure, accorgendosi solo allora di quanto si fosse alzato il grado della sua miopia. Non indossava mai gli occhiali perché pensava che gli stessero male, ma anche senza riusciva a vedere, generalmente.

«Cosa ci fai qui?» chiese lei in un sussurro.

Naturalmente era da tipo un giorno intero che non parlava con nessuno e la sua voce era così roca e bassa, un po' come quella di Harry la mattina.

«Posso entrare?» domandò allora lui, mordendosi il labbro e accennando un sorriso.

Lei annuì distrattamente, aprendo poco di più la porta e non le importò veramente nulla se stesse indossando solo un pantaloncino e una specie di top sportivo, infondo lo conosceva da così tanto tempo a quel ragazzo che forse si erano visti anche nudi una volta in cui erano ubriachi, e ovviamente Judith non ricordava un bel cavolo. Eppure lo sguardo di Zayn la squadrò, da testa a piedi, facendole roteare gli occhi.

«Accomodati, io vado a prendere gli occhiali che non vedo una mazza.»

«E magari mettiti anche qualcosa addosso, angelo!»

Sentì urlare Zayn appena cominciò a salire le scale. Si diresse in camera e afferrò gli occhiali da vista con montatura spessa che da chissà quanto tempo erano rimasti lì sopra alla scrivania e poi si infilò una tuta e una felpa, lasciando il top sportivo sotto senza alcuna maglietta. Scese nuovamente al piano di sotto solo dopo essersi legata i capelli in una coda disordinata e raggiunse Zayn che nel frattempo si era seduto sul divano.

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