Capitolo 1

119 11 0
                                    

Marta
Driiin!!! Suonò il citofono.
"Marcella per favore vedi chi è che ha suonato?"disse la mamma.
"Marcella ci sei?" La chiamai, ma aveva le cuffie, stava ascoltando della musica dal suo iPhone, non poteva sentirmi. Allora accesi e spensi ripetutamente l'interruttore della luce. Quello era il segnale per attirare la sua attenzione quando viaggiava sulla sua nuvoletta bianca. Si alzò di scatto dalla poltrona e quasi cadde, inciampando nelle sue ciabatte buttate  a terra disordinatamente. Il cellulare volò tirandosi dietro le cuffie che schizzarono in direzioni opposte. Istintivamente mi spinsi verso di lei nel tentativo di evitarle di cadere, ma mi feci male, così mi presi una sgridata di quelle in cui si invertivano i ruoli. In quel momento io ero la tredicenne, lei era diventata la ventisettenne:
"Stai buona, non vorrei strapparti qualche muscolo atrofizzato!!! Ma cos'hai in quella zucca bacata? Vuoi farci preoccupare tutti? Ma cosa credevi di fare?
"Veramente volevo evitarti un capitombolo, poi ti stavo chiamando perché tu andassi a vedere chi ha suonato al citofono. La mamma non può farlo visto che ti sta preparando le polpette ed ha le mani sporche"
"Vado, vado, ora oltre a fare la badante a mia sorella devo fare anche la portinaia... Che barba... Che noia..." E corse all'ingresso ad aprire il cancello
"Chi è?... Ma non hai la chiave? Vuoi sempre essere servito come un principe!!!" La sentii imprecare qualcosa poi tornò un attimo in camera e disse:
"Il principino di casa ha dimenticato le chiavi e per completare l'opera ha portato amici"
"In camera mia non voglio nessuno, mi raccomando!"
"Farò la guardia affinché nessuno varchi la sua porta principessa" indietreggiò verso l'uscita facendo un gesto di riverenza con le mani.
"Ma cosa ti sei fumata? Cambia spacciatore perché questo non la taglia bene..." Le gridai a gran voce mentre lei usciva dalla mia camera, ma mi zittii subito quando udii un gran brusio di voci e risate. Non sapevo quante persone fossero arrivate insieme a Giorgio, mio fratello, ma il baccano si udiva fino alla mia camera. Vidi arrivare di corsa Marcella che tutta eccitata mi disse:
"Di là con Giorgio c'è un figo pazzesco, non puoi immaginare: alto, occhi verdi, capello brizzolato, barba incolta, bel portamento e aspetto tenebroso, sulla trentina circa. Con uno così, io un pensierino ce lo farei subito..."
"Ma tu sei fuori... Lo sai che hai 13 anni vero? Magari lo arrestano per pedofilia."
"Se lo guardassi negli occhi te ne innamoreresti all'istante... Ne sono certa!!!" Disse con fare orgogliosa Marcella mimando un batticuore con le mani al petto.
"Esci fuori dalla mia stanza, non saranno due occhi verdi a farmi battere il cuore."
Marcella schizzo via dalla stanza quando io scherzosamente le lanciai un pelouche che c'era sul letto. Mi ritirai nel mio letto, accesi la tv , ma come al solito non si vedevano bene i canali, misi il canale 19 di Radionorba TV, ma anche quello aveva le formiche.
"Quando arriverà qualcuno che mi permetterà di vedere bene questa dannata...?"
"Ehi sorellina non imprecare!" Disse Giorgio entrando nella mia stanza.
"Cosa c'è che ti fa perdere la pazienza dillo a me che vedo di risolverti il problema."
"Questa dannata tv è come se non ci fosse, non si vede niente, doveva venire l'antennista, ma di lui non si è vista neanche l'ombra."
"Marta ti prometto che entro domani il problema sarà solo un lontano ricordo." Ed andò via.
Dopo aver cenato in camera con Marcella, chiesi alla mamma se un giorno di questi ci avesse preparato i calzoni, Lei contenta di soddisfare ogni mio piccolo desiderio, mi disse che doveva assentarsi per mezz'ora, perché andava al supermercato a comprare qualcosa che mancava per il giorno dopo.
Tra interruzioni varie e irruzione nella mia stanza, arrivò anche a papà. Come al solito mi salutava velocemente senza entrare nella camera, poi andava a lavarsi per evitare i rischi pericolosi per la mia salute. Rientrava in camera mia, mi dava un bacio sulla fronte e si sedeva sul mio letto per tenermi la mano e chiedermi come avevo passato la mia giornata. Io adoravo quei momenti di intima semplicità con il mio papà. Lo scambio di pensieri e gesti era reciproco, ma mi aiutava a conciliare il sonno. Mi sembrava di ritornare bambina, A quando papà veniva a rimboccarmi le coperte e mi leggeva una favola per farmi addormentare. Le favole non me le leggeva più, ma il rito era lo stesso.

UNA DOLCE E IRRUENTE SCOSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora