Capitolo 16

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Diego

Erano le 8:30, Marta era sdraiata sul letto della sua camera con quelle macchine collegate al suo corpo. Le infermiere andavano e venivano per somministrarle medicine e rilevare parametri, che segnavano su un grafico cartesiano. Tra poco più di un'ora la sua famiglia sarebbe arrivata per aiutarla. Parlavo in continuazione con Marta. Le raccontai come avevo fatto trascorrere i miei giorni senza di lei, quando mi aveva allontanato. Le raccontai del progetto che stavo curando ora per conto della regione Lazio, per il padiglione dell'Expo di Milano che si sarebbe tenuto l'anno prossimo.
Le accarezzai i capelli che sciolsi della treccia e pettinai con le mie dita. Poi le rifeci la treccia e sistemai nuovamente le fragoline per non farla sciogliere. Le lavai il viso con un asciugamano umido. Mi piacevano i suoi tratti delicati. Quel nasino all'insù e sugli occhi dolci, venivano sfiorati delle mie dita. Poi le scoprii i piedi, ne controllai la temperatura. Erano tiepidi. Ricoprì e le presi una mano portandola alle mie labbra. Mi ritornò alla mente che la prima volta che eravamo stati insieme a casa mia, io le mordicchii le nocche e gli incavi tra le dita e questa cosa la eccitava dolcemente. Iniziai a fare i due passaggi prima le nocche poi gli incavi, lei inizio ad arricciare la pelle, anche questa cosa le faceva provare quella sensazione.
"Un altro punto a nostro favore Marta, ora ti bacerò le labbra piccola. Se gradisci rispondi a modo tuo"
Posai le mie labbra sulle sue, poi mi sollevai e attesi quella risposta che fu immediata. Ripetei la cosa altre due volte e lei mi rispondeva in egual modo.
Zio Mario ritornò in camera con tre medici anziani ed un giovane dottore, a mio avviso uno specializzando che teneva in mano un iPad, forse per fare le riprese a Marta.
Dopo una breve presentazione dei colleghi, zio Mario lesse un passo della tesi di Marta, che parlava dell'importanza di non ospedalizzare troppo i trattamenti, ma di renderli più caldi e familiari come il paziente avrebbe voluto. Mentre leggeva il giovane filmava il tutto con il suo dispositivo. Poi zio mi disse di ripetere la cosa che avevo fatto prima con Marta, allo stesso modo, ignorando la presenza di quelle persone.
Io mi sentivo un po' a disagio di fronte a quegli spettatori. Diedi un bacio a Marta e mi sollevai da lei... Tutti attesero ma non successe nulla. Tutti i medici iniziarono a borbottare increduli. Anche mio zio rimase meravigliato cercando di giustificarsi con loro. In modo timido e pauroso, con lo sguardo basso, lo specializzando prese la parola zittendo tutti presenti.
"Diego lei deve dare un bacio a Marta, ignorando la presenza dei signori, lei deve isolarsi come se fosse in una bolla da solo con Marta. Capisco che lei sia un po' timido, ma se non dimostra questi saggi che la sua Marta reagisce al suo amore , loro la porteranno in rianimazione. Dove avrà il permesso di vederla per soli 10 minuti e per sole due volte al giorno. Ora ripeta la cosa come l'ha fatta questa mattina da solo con il professor Di Meo. Io filmerò il tutto per dimostrarlo agli increduli"
"Ben detto Doc. Ha capito il senso dell'esperimento"
Ispirai e guardai mio zio, poi mi chinai su Marta e posai delicatamente le mie labbra sulle sue, chiusi gli occhi, attesi qualche secondo, poi mi sollevai da lei. E il suo corpo dolcemente, in tutta risposta si increspò al mio tocco. Mi ripiegai per ripetere la cosa altre due volte. Alla terza zio Mario indicò ad un anziano dottore, di mettere la sua mano sul braccio di Marta. Lui fu pronto a farlo e quando Marte reagì, quasi il dottore non credete a ciò che le sue mani stavano sentendo, Marta aveva la pelle d'oca.
Poi le mordicchiai le nocche della mano e li ripetè quella sua emozione.
I medici non credevano a ciò che loro avevano appena testimoniato.
Si spostarono più in là nella stanza e riguardarono il filmato.
Il fenomeno era stato documentato. A quel punto Marta poteva rimanere in camera.
Il tempo trascorse senza che io me ne accorgessi, quando i medici andarono via si trattenne solo zio Mario.
"Diego l'infermiera mi ha detto che la famiglia di Marte è arrivata, io vado a spiegargli un po' la situazione, tu rimani pure con lei poi li lascio entrare"
"Ok zio Mario, grazie per ciò che stai facendo per noi"
Lui mi abbracciò, poi uscì dalla stanza. Ero nervoso per la reazione che avrebbe avuto la sua famiglia non sapevo come difendere e giustificare il comportamento di Marta. Loro non avrebbero incolpato me, ma caricato lei di ogni sua responsabilità, per averli esclusi in un momento così difficile e delicato della sua vita, e per la sua vita.
Ad un certo punto la porta si aprì, la prima ad entrare fu la piccola Marcella. Mi corse incontro piangendo e mi abbracciò. Dovetti consolarla e rassicurarla per un po' prima che smettesse di singhiozzare.
"Diego cosa sta succedendo? E perché lei è qui attaccata a tutte quelle macchine? Il professor Di Meo ha usato paroloni troppo complicati da comprendere per un normodotato"
"Marcella Marta sta dormendo, è come se il suo cervello il suo corpo si fossero staccati temporaneamente, allontanandosi, noi dobbiamo parlarle e aiutarla a riunire le tue parti. Sai lei reagisce ai miei stimoli..."
"Beata lei e chi non reagirebbe ai tuoi stimoli!,!!"
Fuoi bloccato dalle parole di Marcella, rimasi esterrefatto; poi la guardai e scoppiammo a ridere.
"Guardate Marta sta sorridendo!"nel frattempo era entrato Giorgio e poi a seguire i suoi genitori.
"Le tue parole hanno trovato la sua approvazione, vedete lei è qui, ma ha bisogno di mettere insieme i due pezzi"
"Diego dice che il suo cervello si è diviso dal suo corpo. Lei era quella che diceva a me di viaggiare sulla nuvoletta...."
"Guardate lo ha fatto ancora" osservò Giorgio.
"Ehi campione come stai? Ti trovo bene!"
"Tu dovrai fare i conti con me un giorno o l'altro. Non ti ho più sentito da quando Marta ti ha escluso dalla sua vita. Ma noi non eravamo amici una volta?"
"Certo che siamo amici ma Marta mi aveva allontanato facendo piombare in un periodo buio della mia vita, perché senza di lei non è vita. Quando mi hai chiamato, ho preso il primo volo e sono corso da lei. Sapete dove l'ho trovata? Nel salone ad intrattenere i bambini malati di leucemia. Lei aveva bisogno di conforto ma ne dava tanto a loro, come se loro le dessero la forza per combattere. Quando mi ha vista quasi le veniva un colpo. Mentre parlavo mi ha baciato e subito dopo è svenuta fra le mie braccia. Nella disperazione più assurda l'ho portata fuori e i medici hanno capito cosa stava accadendo. Lo stress, la malattia, il dolore, la forte emozione che ho provato nel vedermi, gli hanno provocato un blocco che l'ha mandata in confusione, portandola al coma. Ora ha bisogno di tutto l'amore dei suoi cari per ricomporre i pezzi. Lei ci ascolta e trova emozioni. Ora vi faccio vedere una cosa"
Mi posai su di lei e le diedi un bacio. Poi lentamente mi alzai e lei divenne tutta un brivido.
"Vedete come comunica con noi? Lei ha scritto nella sua tesi, a cui stava lavorando in ospedale, che per guarire serve un po' più la famiglia e meno l'ospedale. È questo che ha fatto decidere i medici, di non metterla in rianimazione, ma portare la rianimazione da lei. Per non farle perdere il contatto con i suoi cari e mantenere viva la voglia di unire i pezzi"
Poi con le lacrime agli occhi la mamma di Marta mi abbracciò e mi disse
"Diego grazie per tutto ciò che fai per la mia Marta. Sai quando eravamo in ospedale a Potenza, lei ha pianto tanto per ciò che ti aveva fatto, mi disse che <<ti amava troppo per portarti con lei >>. All'epoca non capii quelle parole, ma ora tutto ha un senso. Lei è sempre stata molto altruista. Perdonala se poi, lei è molto decisa e testarda. Pensa che per proteggerci non ho detto niente neanche a noi"
Lei si pigò per fare una carezza a Marta e per darle un bacio.
E fu a quel punto che dei suoi occhi scesero alcune lacrime.
"Guardate, la nostra Marta sta piangendo..."
"Papà dai,dalle un bacio vediamo come risponde a te" disse Giorgio e papà si chinò e lei rabbrividì.
A quel punto scopiammo tutti arridere.
"Le riservava un'emozione diversa per ognuno di noi"
"Non so immaginare cosa farà a te Giorgio, dai ora tocca te" insistette la piccola Marcella.
E si avvicinò a lei e le disse
"Marta devi svegliarti perché devo sculacciarti per lo spavento che ci hai fatto prendere e poi mi hai fatto una promessa. Quando io fossi guarito, saremmo andati insieme a cercare Diego per dirgli che lo ami e per chiedergli di riprenderti nella sua vita. E se lui non lo avesse fatto, io avrei dovuto fargli una lavata di capo per metterlo in riga"
Nel frattempo Giorgio le teneva una mano ed io le tenevo l'altra.
Lei diede una breve stretta alla mano del fratello e poi alla mia. Tutti ci guardammo attoniti, poi scoppiamo a ridere. Più noi la stimolavamo, più Marta ci dava piccoli segni.
Passarono 10 giorni, durante i quali Marta progrediva sempre più.
Poi una mattina di buon'ora la famiglia non era ancora arrivata dall'albergo dove trascorrevano la notte. Io le parlavo e le stavo raccontando del pesciolino rosso.
"Marta sai che ho messo un acquario in casa? Il piccolo Ciccio ha una nuova casa e due dame da corteggiare : un Black Moore Oranda e un Chicco di Riso. Quando usciremo dall'ospedale ti porterò a casa nostra non voglio più perdere tempo e poi voglio sposarti voglio che tu mi prometta amore eterno come io lo permetterò a te. Il mio testimone di nozze sarà lo zio Mario..." A quel punto mi ero piegato un attimo per raccogliere una foto mia e di Marta fatta la sera dell'inaugurazione a Roma.
"Ti sposerò solo se il mio testimone sarà il Giullare"
"Marta sei tornata!" Mi alzai di scatto e l'abbracciai subito, la tempestai di baci, poi iniziaia suonare insistentemente il campanello per chiamare l'infermiera.
"Piccola bentornata, quanto mi sei mancata, sono felicissimo ma se avessi saputo che per farti svegliare dovevo chiederti di sposarmi, lo avrei fatto subito... Marta sposami e trascorri la tua vita insieme a me..."
"Diego non per mettermi mai più di allontanarti, anch'io voglio trascorrere la mia vita con te"
Poi ci baciammo esprimendoci reciprocamente il nostro amore.
Nel frattempo l'infermiera aveva chiamato i medici, che volevo subito visitare Marta. Lei stava bene ed era uscita dal sonno in cui era precipitata per due settimane. Quelle furono le settimane più lunghe della mia vita. Ora che ci eravamo ritrovati niente avrebbe potuto separarci.
Quando chiamai Giorgio al telefono dissi che dovevo assolutamente passargli una persona.
"Giorgio cosa fai dormiglione, ancora sei a letto? Io ti sto aspettando, anzi noi vi stiamo aspettando"
"Marta non credo ai miei occhi... Anzi alle mie orecchie. Siamo appena arrivati sotto l'ospedale, saliamo subito!"

UNA DOLCE E IRRUENTE SCOSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora