Capitolo 2

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Marta
Fui rapita da quella poesia, i Modà sapevano mettere le parole in musica. Loro cantavano una straordinaria poesia: Gioia. Quella canzone mi fece rendere conto che la TV magicamente non aveva più le formiche, ma aveva ritrovato i colori. Quel ragazzo mi aveva sistemato la televisione dovevo ringraziarlo.
"Diego... Si vede... Grazie per averla riparata." Dissi io meravigliata ma contenta.
"È stato un gioco da ragazzi, finché il resto nei paraggi, se avete da aggiustare qualcosa... Io sarò il vostro tecnico"
"Questa serata doveva essere solo nostra, invece ci tocca cenare con l'antennista"
"Gabriele il minimo che possiamo fare è condividere la cena con Diego per ringraziarlo del suo operato. Non immagini quanto sia antipatico vedere la tv che vibra." Rimproverai Gabriele, ma con lo sguardo incrocia subito gli occhi di Diego per scusarmi. Non so perché, ma quegli occhi erano due calamite. Mi resi conto che lo stavo fissando e distolsi subito l'attenzione rivolgendomi verso Giorgio.
"Hai pensato a come ci sistemeremo per la cena?"
"Cosa ne dici se prendiamo il tavolo pieghevole che c'è in cantina, in cinque staremo un po' stretti, ma per una sera si può fare anche perché i calzoni non hanno bisogno dei piatti. Diego mi aiuti con il tavolo e le sedie?"
"Con permesso noi andiamo in cantina" disse Giorgio.
"Prego e rimaneteci pure ... Non sentiremo la vostra mancanza " disse Gabriele con fare da snob..  Era veramente disturbato dal dover condividere la cena con il tecnico. La cosa che mi infastidiva era che lui non lo nascondesse, anzi lo esponeva apertamente affinchè  tutti lo notassero.
Questo lato di Gabriele, un po altezzoso verso gli altri, era stato spesso motivo di lite fra noi. Non mi piaceva giudicare le persone del loro lavoro o dal  loro conto in banca. A mio avviso siamo tutte persone speciali. Ognuno di noi ha qualcosa da dare agli altri. E soprattutto c'è sempre da imparare qualcosa di nuovo da nuove amicizie. Gabriele stava parlando, ma io assorta dalle mie riflessioni non lo ascoltavo. Sapevo che se avessi aperto questo discorso avremmo finito la serata a malo modo. Non mi andava di litigare era da tanto che non stavo con lui, sorvolai. Ad un tratto ricomparvero Giorgio e Zorro. Aprirono il tavolo e sistemarono le sedie.
Di scatto mi alzai dal letto. Questa mia mossa improvvisa mi fece vacillare. Subito si precipitarono tutti in mio aiuto. Gabriele mi afferrò per il braccio destro. Diego mi prese la mano sinistra. Mi spaventai. Quando mi afferrò per la mano, presi di nuovo la scossa, mi trattenni nell'urlare ma Giorgio si accorse della mia espressione che stava accadendo qualcosa e disse:
"Sorellina ma tutto bene? O servono i rinforzi?"
"No no, ci sono . È stato solo un capogiro. È già passato."
"signorina Marta si segga." Diego prontamente mi lasciò la mano e mi avvicinò una sedia per farmi accomodare. Non riuscivo a vedere molto, del suo viso, notai solo i capelli, brizzolati e un po' arruffati, corti  e dai bordi ben puliti. Notavo sempre questo piccolo particolare nei ragazzi, a mio avviso era segno di un uomo curato, o al contrario trascurato.  Mi balenò che non era la prima volta che al contatto con quell'uomo, mi trasmetteva quella fastidiosa scarica. Spostai la mia attenzione su Gabriele, che nel frattempo mi cingeva i fianchi in un modo quasi intimo . Non mi spiegavo il perché, ma quella sua vicinanza mi infastidiva un po', il contatto troppo diretto con le persone non mi piaceva, mi metteva a disagio. Allontanai le sue mani ed esordii dicendo:
"Chi prende la tovaglia?"
"Gabriele perché non provvedi tu mentre noi sistemiamo l'arredo?"
"Certo! Per Marta è il minimo che io possa fare"
Gabriele andò in cucina e Giorgio aggiunse
"Io vado a prendere le bontà della mamma"
In un attimo mi ritrovai da sola con Diego. Mentre  lui sistemava le sedie notai il suo portamento elegante. Quando  giunse vicino alla mia sedia mi chiese:
" Signorina Marta sta comoda o le serve un cuscino, magari per la spalla"
"Tu mi chiedi di chiamarti Diego e poi tu continui con tutta questa galanteria formale, per carità piacevole, ma preferisco che tu mi dia del tu e mi chiami Marta e basta. Ora che hai fatto magie con la mia tv possiamo considerarci amici se vuoi..."
"Essere un suo..."
Lo guardai torvo e insieme dicemmo:
"Tuo!" Scoppiammo a ridere insieme per quella sincronia, poi lui aggiunse.
"Essere tuo amico per me è un privilegio"
"Non esageriamo sono una persona normale"  dissi stringendomi nelle spalle, abbassai lo sguardo e mi sentii sfiorare i capelli. In quel momento lui mi stava raccogliendo una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
"Di nuovo..." Dissi tirandomi indietro. Perché prendevo quella scossa fastidiosa, ma era la prima volta e non ne capivo la provenienza. Poi lui stupito per il mio ritrarmi disse:
"Scusami Marta... Non volevo... È che ho visto quei capelli disordinati. Volevo solo rimetterli  a posto."
"Non preoccuparti, non è successo niente. Raccontami un po' di te. Non ti ho mai visto non sei di qui?" Deviai il discorso , non volevo dirgli che come mi toccava io prendevo la scossa, mi vergognavo.
"Io sono dell'Aquila ma vivo a Roma da circa vent'anni. Quando mia sorella si ammalò, per starle tutti vicino ci trasferimmo a Roma. Papà faceva l'elettricista , e per lui fu facile continuare a lavorare anche in una nuova città. Mamma faceva la maestra d'asilo,  in quel periodo si mise in  aspettativa, praticamente viveva in spedale. Io frequentavo le medie"
"Ecco perché sai aggiustare le antenne alle tv delle signorine"
"Quando non andavo a scuola aiutavo il mio papà, mi piaceva stare con lui. Mi hai insegnato un mestiere e nella vita una seconda chances può essere utile.
"Quindi non sei un elettricista. E allora cosa fai per vivere?"
"Sono un tecnico..."
"Ehi? Voi due cosa avete da chiacchierare? Non vi si può lasciare un attimo soli che già fate conoscenza. Diego occhio a non provarci. Quella è mia sorella!..!...!..."
" Io ti avevo detto che quell'antennista non mi piaceva " disse Gabriele guardando di traverso Diego.
"Ehi voi due, smettetela non mi hai fatto nulla. E poi... So difendermi da sola."
"Non penso che tu ne abbia avuto bisogno " si rivolse a me Diego in attesa di una mia risposta.
"Non mangia non preoccupatevi. Allora questi calzoni li avete portati?" La cosa mi fece accennare un sorriso
"Tua madre ha insistito così tanto che io ne ho già assaggiato uno con la carne. Ottimo come al solito"
"Io ho l'acquolina in bocca, ne prendo uno con  bietola e uvetta"
"Diego l'ingegnere vuole sapere cosa fai nella vita oltre ad aggiustare le antenne " stuzzicò Giorgio.
"Sono un tecnico, mi occupo di controlli, impiantistica, di sicurezza, di ristrutturazioni..."
"Lavori umili... In pratica!"  Ribattè  Gabriele, poi con fare arrogante  aggiunse:
"Io sono ingegnere informatico, attualmente lavoro in Marocco per una multinazionale delle telecomunicazioni. L'anno scorso sono stato in America Latina, tre anni fa ero a portare la rete in fibra in Asia. Sono orgoglioso della mia professionalità e sono molto conteso dalla concorrenza"
Diego si complimentò con Gabriele, ma Giorgio ci andò giù pesante.
"Vedo già la coda del pavone che si è aperta, ma a volte anche lavori umili come i nostri sono importanti, affinché i figli di papà come te, possono prendersi i meriti e noi come schiavi, facciamo i lavori manuali"
"Io penso che dietro un professionista, ci sia un lavoro di squadra ; se il superiore non mette armonia e serenità, il lavoro non sarà mai soddisfacente da premiare tutti coloro che hanno collaborato a realizzare quell'opera" rispose Diego in punta di piedi.
"Uno a zero per Diego. Bisogna partire dal costituire stabili fondamenta se si vuole far restare in piedi un grattacielo." Ribattè Giorgio guardando in cagnesco Gabriele, poi domandò:
"Birra per tutti? "
"Certo, con i calzoni ci starà benissimo, Marta puoi bere tu?"
"Io preferisco un centrifugato di frutta. Lo trovo più salutare. Diego per te ?"
"Centrifugato anche per me grazie. Preferisco bere in salute piuttosto che bere lievito"
"Due a zero per Diego" rispose Giorgio divertito dalla piega che stava prendendo la conversazione.
La situazione stava imboccando una strada che non mi piaceva, per riparare all'imbarazzo che si stava creando  dissi:
"Gabriele, ho chiesto a Stefania se domenica posso andare al mare a vedere il sorgere del nuovo giorno , ho il suo permesso con le dovute cautele , che ne dici... Mi accompagni? O quello spettacolo non ti piace?"
"Anche  se non comprendo bene cosa tu ci veda nel sole che si alza in cielo, per me sarà uno spettacolo vedere te alle prime luci del mattino , esserti d'aiuto sarà un piacere, godere della tua compagnia lo sarà ancor di più"
"Diego cosa ci vedi tu in un semplice tramonto ?" Chiese Giorgio passandogli il testimone:
"Il cielo inizia a colorarsi di un rosa pallido,a diffondersi tra le nuvole che pian piano si allontanano dando spazio alla palla infuocata del sole che si tinge di arancione e poi di rosso. Il suo riflesso vibra nel mare, dove in lontananza si vedono le barche che fanno ritorno a casa dopo una notte di pesca. In alto sulle barche volteggiano i gabbiani, in attesa che i pescatori rigettino in mare il pesce di taglia piccola. È quello spettacolo che incanta ogni giorno in modo unico ed inimitabile..."
"Chapeaux... Colpito ed affondato... Tre a zero per Diego. Questa partita mi diverte!" Giorgio mimò il togliersi il cappello. Non mi piaceva ciò che stava accadendo sotto i miei occhi. Sembravano due cani che fanno a gara nel fare la pipì più lontano.. Gabriele ostentava miseramente il suo essere. Giorgio stuzzicava Diego nell'assecondarlo nel duello dal quale ne usciva inconsapevolmente vincitore. Presi la parola rivolgendomi a Gabriele.
"Allora passi a prendermi alle 5:30 va bene? Non vedo l'ora. Per il momento mi limiterò ad osservare l'alba  e respirare l'aria del mare. Quando potrò riprendere a correre ne sarò felicissima. Non vedo l'ora, tutto questo mi manca"
Ebbi nostalgia di quelle mattine al mare, poi Gabriele aggiunse:
"Se vuoi, quando starai meglio, potrai venire a trovarmi a Casablanca. Li potrai vedere l'alba del Marocco, con le sue spiagge selvagge e incontaminate, molto suggestive e romantiche"
"Dove vivi? In hotel o in appartamento?"
"Marta mi conosci, mi piace stare comodo, preferisco l'hotel, mi riordinano la camera, c'è il servizio lavanderia, un buon ristorante con cuoco italiano"
"Si! Servito e riverito come si conviene al figlio di buona famiglia..." Osservò Giorgio.
"Non è mica una colpa essere nato benestante. I miei genitori mi hanno indirizzato verso gli studi ingegneristici, proprio per mantenere quel tenore di vita cui ero stato abituato da loro. Ed io gliene sono grato"
Notai che mentre Gabriele parlava di se, Giorgio diceva qualcosa all'orecchio di Diego, ma lui sottovoce gli disse che era da maleducati distrarsi mentre un altro stava parlando, non udii bene le parole ma ne lessi il labiale. . Fin da piccola era una cosa che mi riusciva con molta facilità. Gabriele era concentrato su di me e non si accorse di tutto quel brusio. Parlando avevamo mangiato tutti i calzoni e senza accorgercene avevamo consumato anche la brocca con il centrifugato. Sul pavimento c'erano quattro bottiglie vuote di birra. La TV continuava a trasmettere video.
Ad un certo punto Gabriele attirò la mia attenzione sventolandomi davanti agli occhi il tovagliolo. Mi ero un po persa tra i miei pensieri. Quando Gabriele parlava in quel modo, un po da superiore mi annoiava. Più volte glielo avevo fatto notare. Gettai la spugna quando capii che quel modo di fare faceva parte di lui, ed io che tenevo alla sua amicizia dovevo accettarlo così.
"Marta?  Ci sei?"
"Credo di essermi stancata più del solito oggi. Tra un po andrò a letto"
Diego e Giorgio senza aggiungere altro si alzarono e iniziarono a sparecchiare, mentre Gabriele mi offrì la sua mano per farmi alzare, poi chiesi a tutti di scusarmi perché andavo in bagno a prepararmi per la notte. Salutai i ragazzi e mentre andavo udii Gabriele che chiedeva il numero di telefono a Diego per eventuali riparazioni, ma al suo posto rispose Giorgio.
"Diego non è del posto, vive a Roma, è qui solo per una consulenza tecnica. La prossima settimana riparte. Ora se vuoi scusarci, dobbiamo riordinare la camera di Marta. Che fai, ci dai una mano o vai via?"
"Scusatemi ma sono stanco, vado a riposare sapete sono arrivato oggi... L'aereo stanca. Signor tecnico arrivederci, Giorgio a presto" si congedò con una stretta di mano  ed andò via.
Io mi ero trattenuta dietro la porta per origliare, poi mi vergognai di me stessa e la chiusi alle mie spalle. Era stata davvero una serata movimentata. Quei tre insieme facevano scintille. Giorgio era la miccia, Gabriele e Diego le mine. Pensai che Diego avesse un'aria malinconica. Questo lo avevo capito dai suoi occhi. Erano l'unica cosa che riuscivo a vedere, tutto il resto del viso era coperto dalla mascherina. I suoi occhi erano veramente catalitici. Poi non riuscivo a darmi una spiegazione per quella strana scossa  che avvertivo ogni volta che lo toccavo. Gabriele come al solito si era presentato in modo altezzoso e scostante. Questo suo lato mi infastidiva. E sicuramente avrei dovuto fare una ramanzina a Giorgio per il suo modo di fare a volte inopportuno. Si comportava come un fanciullo che aveva scommesso sul combattimento del gallo vincitore in un pollaio. Ed io non volevo essere la gallina. L'indomani avrebbe dovuto ascoltare sicuramente un mio discorsetto. Mi misi sotto la doccia per lavarmi. Quando ebbi finito in bagno avevo messo una T-shirt rossa che  solitamente tenevo nel cassetto del bagno, e che indossavo per la notte. Mi lavai i denti, mi infilai i calzettoni ed uscii dal bagno. Quando aprii la porta mi ritrovai di fronte Diego, in piedi vicino alla mia libreria che sfogliava un mio libro. Mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione. Lui mi squadrò dalla testa ai piedi. Si soffermò ai miei calzettoni blu che usavo per la notte, soffocando un sorriso. Quando mi accorsi che mi stava osservando, mi bloccai con il corpo ed iniziai nervosamente a piegare i piedi dentro e fuori. Era una cosa che facevo quando mi sentivo in imbarazzo, e se un uomo mi osservava le calze,  c'era veramente motivo di sentirmi così.
"Marta scusami, non volevo essere sfacciato e disturbarti in questo momento. Ma sono abituato a non essere scortese . Prima il tuo amico mi ha chiesto il numero di telefono, tuo fratello mi ha anticipato nella risposta ed io da sgarbato l'ho assecondato. Credo sia opportuno che tu gli porga le mie scuse, e che gli passi il mio numero. Se mi dai un post-it glielo scrivo"
Mi avvicinai alla libreria per cercarne uno ma non ne trovai. Allora dissi a Diego
"Non ne trovo, ma puoi scriverlo sul fronte della prima pagina del libro che tieni in mano, sai sono un po distratta potrei perderlo su un foglietto, li sarà al sicuro, non lo perderò"
Tirò fuori dalla tasca interna della sua giacca una Mont Blanc rossa, aprì il libro e vi scrisse sopra
                                                                    DIEGO DI MEO
                                                                    CELL. 347 /3520700
Chiuse il libro e mentre me lo passava di mano aggiunse y

"Anch'io ho letto questo libro, veramente i libri di Jemie Mc Guire li ho letti tutti, mi piace la sua scrittura

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"Anch'io ho letto questo libro, veramente i libri di Jemie Mc Guire li ho letti tutti, mi piace la sua scrittura... E a te?"
"Anch'io li ho letti tutti, uno splendido sbaglio l'ho letto lo scorso mese. So che ne ha pubblicato uno nuovo"
"Anche quest'ultimo soddisfa le aspettative dei suoi lettori. Se vuoi leggerlo te lo passo, l 'ho portato con me, durante il volo ho finito di leggerlo, poi ho appuntato le mie riflessioni sull'ultima pagina. Ho l'abitudine di appuntare data d'inizio e fine lettura, e poi le mie considerazioni così quando riaprirò quel libro, a distanza di tempo, ricorderò cosa mi ha lasciato quella lettura"
"Ho l'abitudine di comprare i libri che leggo per arricchire la mia biblioteca personale, sai da poter lasciare , un giorno ai miei figli. Sogno fin da piccola una casa con una biblioteca , con mobili classici di noce, un divano in pelle bianca, una lampada che scende sul divano e tutto intorno solo libri. Da potermici rifugiare dentro per leggere i miei libri in compagnia di un sottofondo di musica. Sai ti sembrerá strano, ma per leggere  ho bisogno della musica"
"Ognuno di noi ha dei sogni e dei luoghi in cui rifugiarsi. Ne abbiamo bisogno per esprimere noi stessi"
All'improvviso  sull'uscio comparve Giorgio che disse a Diego
"Mi hai detto di darti un minuto e ne sono passati quaranta, so già che disturbo ma è ora di andare, ci sono amici che mi aspettano in birreria, sei dei nostri?"
"No grazie, si è fatto tardi domattina la mia sveglia suona alle 5:30.  Sarà meglio che tu mi accompagni a casa di Marika ormai mi avranno dato per disperso. Marta è stato un piacere conoscerti e passare un po di tempo con te. Fai le mie scuse a Gabriele e buona notte"
"Grazie a te per aver sistemato la TV, e grazie per la tua compagnia. Non passavo una serata così movimentata da non so quanto tempo"
Tutti e due andarono via e io m misi nel letto. Crollai in un sonno profondo senza nemmeno rendermene conto.


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UNA DOLCE E IRRUENTE SCOSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora