Capitolo 11

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Diego
Quando Marta ricominciò, mi sentii sollevato. Immaginarla fra le braccia di qualcun altro mi faceva morire, in giro esistevano tanti depravati. Pensai che se le fosse accaduto qualcosa , non me lo sarei mai perdonato.
Forse ero stato impulsivo a telefonarle, ma quel suo ultimo messaggio aveva provocato in me , una sensazione che mai avevo provato prima, mi stupii di me stesso, la gelosia si fece chiara e insidiosa ai miei occhi.
Avevo appena visto Jessica e le avevo spiegato che tra noi non poteva funzionare.
Che era stato bello conoscerla, ma come le avevo sempre ripetuto, a me piaceva la sua compagnia, ma non provavo per lei gli stessi sentimenti che lei provava per me.
Quando io l'avevo telefonata per chiederle di vederci, lei fu molto contenta. Per evitare scenate in pubblico , le chiesi di vederci a casa sua.
Solo ora capii  che chiederle di vederci  da lei , era stata una pessima idea. Jessica era stata così premurosa e carina, nel preparare una cena romantica con candele, ma la delusione fu così forte quando in modo freddo  e diretto, le dissi che non potevo più continuare a vederla. Lei  scoppiò a piangere e mi rivelò che alla mia telefonata, le  sue aspettative si fecero più concrete. Mi spezzò il cuore doverla lasciare in quello stato, ma del resto, eravamo arrivati a quel punto proprio perchè, entrambi avevamo un concetto diverso sulla nostra relazione. Lei più volte mi aveva confessato di amarmi,e mi aveva chiesto di provarci perche forse un giorno avrei imparato ad amarla anch'io.
Il mio grande errore fu quello di illuderla continuando a vederla. Mi piaceva stare con lei, ma la cosa mi era sfuggita di mano , e solo ora me ne rendevo  veramente conto. Avevo ferito i suoi sentimenti, e questo non potevo perdonarmelo, forse sarei  dovuto essere più chiaro con lei.
Ora mi trovavo in auto, nel parcheggio sotto casa di Jessica a pensare di essere afflitto per ciò che le avevo appena fatto.
Poi un attimo dopo ero al settimo cielo per aver sentito la voce di Marta, per averla convinta a non accettare  inviti dagli sconosciuti .
Per averle apertamente detto che lei era la mia casa . Perchè finalmente a breve avrebbe scoperto  chi io fossi veramente.
I sentimenti conflittuali e divergenti che stavo provando in quel momento mi mettevano paura.
Ma pensare che forse anche Marta provava qualcosa per me mi tranquillizzò. Mi fece provare  una dolce gioia che mi riempiva il cuore, e calmava la mia tensione per  ciò che avevo fatto a Jessica.
Posai il  telefono sul sedile passeggero e misi in moto la macchina, volevo andare a casa e mettermi a dormire per calmare un po quelle  emozioni a valanga che mi stavano travolgendo. Durante il percorso di rientro  che durò quasi venti minuti, pensai a come stupire Marta l'indomani mattina. Volevo renderle più semplice la giornata.  Ci avrei dormito su, in modo che la notte potesse portarmi buoni consigli.

Erano le  7:30 di sabato mattina quando feci ritorno a casa dalla mia corsa al parco. Ero stranamente euforico, e dopo aver abbracciato la signora Franca sul l'ingresso di casa, mi diressi verso la mia camera per fare una doccia. La notte mi aveva portato consiglio. Dovevo uscire per andare a fare una commissione . Subito dopo la doccia e un veloce caffè con la signora Maria, a cui naturalmente spiegai  le mie intenzioni, schizzai via dall'uscita di casa diretto in centro. Durante il tragitto, chiamai in ufficio per avvisare del mio leggero ritardo poi feci una breve sosta al mercato di Campo dei fiori.
Scelsi un mazzo di tulipani tutti rossi, poi feci aggiungere qua e là uno per ogni colore diverso.
Lasciai una lauta  mancia alla  signora per effettuare la consegna e poi scrissi un veloce messaggio.

PER UNA PERSONA SPECIALE IN UN GIORNO IMPORTANTE.
CONTRARIAMENTE A CIÒ CHE SI PENSA,
IL FIORE CHE PER ECCELLENZA ESPRIME IL VERO SENTIMENTO
È IL TULIPANO.
OGNI COLORE PER OGNI SENTIMENTO.
IL ROSSO IN PRIMO PIANO ED IN MAGGIORE QUANTITÀ
PER DIRTI...
LO SCOPRIRAI QUESTA SERA...
                                                              DIEGO ( ZORRO )

Ritornai in macchina e continuai per la mia meta, ricordai di aver visto un negozio in centro che aveva una grande vetrina. Ogni scarpa aveva i suoi accessori abbinati: borsa, cintura, orecchini, collana e altra roba da donna.
Mi affrettai a parcheggiare e mi diressi verso quel negozio.
La vetrina era così come me la ricordavo. Tutto intorno pareti bianche e poi tanti cilindri e coni rotanti in varie altezze, di cristallo trasparente, che offrivano la visione tutt'intorno di quegli accessori in tutti i colori, per diverse esigenze.
Il mio occhio tecnico balzò sul cono in alto a destra. In bellavista c'erano dei sandali alti tempestati di Swarovski  che formavano una farfalla. Insieme c'erano anche una borsetta piccola con catenella,orecchini che terminavano con  piccole farfalle. , una cintura e poi ancora collana e bracciale, ferma capelli e altri oggetti di cui non conoscevo il loro utilizzo. Entrai e  subito fui accolto contemporaneamente da due commesse, una bruna e l'altra bionda. Era come se fossero in competizione per accaparrarsi il nuovo cliente.
"Buongiorno signore. In cosa posso esserle utile?" Chiese la signorina dai boccoli biondo Barbie, non mi staccava gli occhi di dosso, mi  sbavava intorno, la sua invadenza mi infastidiva. Mi rivolsi allora  verso la moretta che era appannata dalla commessa intraprendente,  facendole capire che avrei preferito essere servito da lei dicendole :
"Buongiorno signorina, sono stato colpito dalla delicatezza dei tacchi chiari con la farfalla che ho visto in vetrina. Sarebbe disponibile un numero 38?"
Lei tutta imbarazzata si voltò verso la Barbie, quasi per chiederle il permesso di servirmi, e solo dopo un suo cenno, lei  mi rispose:
"Benvenuto signore, io sono Giorgia , si la scarpa che lei ha scelto è disponibile in tutti i numeri , ed in tre diverse altezze:sandalo basso, tacco 9 centimetri e tacco  13 con plateau. Mi segua le farò vedere la scarpa dal vivo così lei potrà scegliere tra le varie altezze  quella più giusta per la sua signora"
La signorina fu molto gentile, mi fece accomodare in uno dei salotti del negozio. Dopo pochi secondi ritornò posando le tre scarpe sul tavolo di cristallo che c'era di fronte al divano. Dal vivo la scarpa era stupenda, io presi in mano quella più alta, aveva un plateau che ne alleggeriva  l'altezza del tacco. Era in raso . Con due strisce sottili che si chiudevano dolcemente sul dorso del piede. Attaccate alla parte  esterna delle strisce  di raso c'erano due ali per  lato che formavano una farfalla, tutte tempestate di Swarovski . Vicino alla parte alta, c'era un collarino che avvolgeva la caviglia. La scarpa era di Valentino Garavani.
Pensai che forse Marta avrebbe preferito un tacco alto ma non troppo. Optai per la seconda altezza.

UNA DOLCE E IRRUENTE SCOSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora