Capitolo 12

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Marta
Avevo appena chiuso la telefonata con Diego e mi sentivo felice, diversa. Non c'ero  più io Marta, ma c'erano Marta e Diego. Forse ammetterlo avrebbe reso tutto più semplice. Ripresi in mano quelle scarpe, erano semplicemente favolose. Ogni Swarovski dava vita a quelle farfalle, con la loro luce che si rifletteva dalle sfaccettature di quelle pietre. Ero già pettinata e truccata, andai in bagno e indossai la cuffia per non rovinare i capelli. Mi spogliai per fare una doccia veloce. Quando ne uscii fuori indossai l'accappatoio.
Mi recai nella cabina armadio per prendere l'abito verde acqua, lo tolsi dalla gruccia e lo posai sulla panca in legno. Aprii il cassetto della biancheria intima e ne tirai fuori un completino in pizzo, di color nude. Quando mi guardai allo specchio notai che avevo ripreso le mie forme, che avevo perso durante la malattia. Indossai il vestito verde acqua che mi cadeva sui fianchi. La linea morbida e fluente del taglio a ruota della gonna, conferiva al vestito una dolce armonia con il corpetto aderente e lo scollo a barca. Ritornai in camera per prendere i regali di Diego. Indossai prima gli orecchini. Erano d'argento con delle lunghe catenine a cui erano appese delle piccole farfalle di Swarovski , che si confondevano tra i miei capelli disordinati, ma luccicavano abbastanza da intravedersi fra la folta chioma che mi ricadeva lungo le spalle. Poi presi il bracciale che avrebbe contornato al mio polso magro. Dovevo complimentarmi con Diego, anche qui aveva sapientemente scelto la misura più piccola. Quella sera a casa mia, durante il primo incontro aveva sicuramente osservato, quanto esile io avessi i polsi. Mi piacevano quelle farfalline che pendevano dai miei orecchini. Stesi il polso e iniziai a oscillarlo, nella stanza si diffusero tante stelline luccicanti, la parete del letto, che era bianca ed ondulata, divenne per un attimo come una discoteca. Richiusi i pacchetti e presi le scarpe e la borsetta. Erano così delicati che avevo paura di rovinarli.
Mi diressi verso la cabina, dove avevo lasciato per un attimo il vestito. Posai le scarpe per terra, la borsetta sulla panca e presi il vestito, ne aprii la cerniera invisibile e me lo infilai. Per un attimo mi lasciai trasportare dalla fantasia. Avevo immaginato le mani di Diego che mi cingevano la vita e ne chiudevano quella delicata cerniera.
Scossi l testa per allontanare quel dolce ma peccaminoso pensiero, e mi meravigliai di me stessa, se non altro per la mia improvvisa audacia. Mi sbrigai ad alzarla da sola, tanto Diego non c'era.
Mi sedetti per infilarmi le scarpe, poi avvolsi le caviglie con quel sottile braccialetto in raso e notai quel logo pendente che si poggiava delicatamente sul l'osso della caviglia. Infilai l'altra e ne osservai la delicatezza di quella farfalla che apriva le sue ali sul mio piede.
Stesi i piedi in avanti per osservare quello spettacolo. Ne rimasi rapita e senza parole. Mi alzai in piedi e la cabina si riempì di mille stelline luccicanti. Avrei dovuto ringraziare l'etetista che mi aveva pitturato le unghie di mani e piedi con lo smalto trasparente e dei fiorellini delicati. Presi la borsetta e ne estrassi la tracolla di una delicata catenina.
Poi mi diressi verso il bagno per prendere il rossetto e una matita per gli occhi, nel caso avessi dovuto ritoccare il trucco. Presi al volo il telefono ed il mio trench blu. L'aria era ancora fresca nonostante fosse primavera inoltrata, forse per il rientro ne avrei avuto bisogno.
Si erano fatte le 19:30. Uscii di casa e mi infilai nell'ascensore. Mi meravigliai di me stessa. Nonostante l'altezza dei tacchi, non ero ancora inciampata in niente.
Quando l'ascensore si aprì, sul pianerottolo dell'ingresso principale c'era la signora Franca che, con scopa alla mano, puliva sul pulito.
"Mamma mia che bella visione appare ai miei occhi, lei è bellissima signorina Marta. Questa sera nessun'altra donna reggerà il confronto con lei. Le assicuro che per chiunque sarà partita persa. Venga che le apro il,portone, non vorrei che si sgualcisse il vestito"
"Signora Franca la ringrazio, ma lei così mi fa arrossire"
"Si diverta stasera signorina, se lo merita. Vuole che le chiami un taxi?"
"No grazie, sono in anticipo, preferisco fare una passeggiata, buona sera"
Mi infilai il trench e mi incamminai lentamente verso l'ospedale che distava da casa, forse soli cinque minuti. Mi meravigliai ancora per la comodità delle scarpe. Nonostante i 9 centimetri riuscivo a tenerli ai piedi senza avvertire nessun fastidio, almeno per ora.
Ero ormai arrivata nel l'ingresso dell'ospedale, e mi diressi verso il nuovo reparto. Era stato costruito al piano terra. Aveva un grande giardino con tanti giochi, per distrarre i bambini degenti che avrebbe ospitato. I preparativi erano stati ultimati, le infermiere correvano avanti e indietro con i vassoi del buffet in mano. Alcune anziane donne venivano accompagnate a braccetto dei loro saggi uomini.
Giovani uomin entrarono all'interno. Io mi sedetti su una panca in legno del giardino, facendo attenzione a non stropicciare il mio vestito. Presi il cellulare e mandai un messaggio a Diego.
📨
Marta
SONO ARRIVATA IN ANTICIPO⏱
ATTENDO CON ANSIA L'INIZIO DELLA SERATA 🎈🍸🍕
DOVRÀ PUR ENRARE UN GIOVANE UOMO👤
CHE S'INTONA CON IL MIO ABITO...👗
MARTA👠👗

UNA DOLCE E IRRUENTE SCOSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora