Prologo.

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Prologo-

Nel corso della nostra vita ci riempiamo di occupazioni, cercando di ignorare il fatto che un giorno, troppo presto, l'oscurità verrà a prenderci, il male l'avrà vinta, distruggendo una vita di progetti in un nano secondo. L'eternità, per sua stessa natura, non può trovare posto nelle nostre vite: è troppo spaventosa, troppo grande. Dobbiamo ridimensionarla, facendo il milione di cose che facciamo tutti i giorni, le batoste che prendiamo, le gioie che ci vengono riservate, per definire i confini della nostra realtà, usando i nostri cinque sensi per ciò a cui sono destinati: per toccare le cose, per vedere le cose, cose che non sono vere e reali, e che si trovano da questo lato dell'esistenza, il lato dei vivi, la vita di tutti i giorni. Diamo al mistero un volto umano; diamo una forma a qualcosa che non ce l'ha.
Inventiamo dei rituali per definire ogni circostanza, trasformiamo la vita e la morte in cerimonie, le rendiamo terrene e in qualche modo più facili da afferrare, da comprendere.
A volte, ci ostiniamo a credere che il male incomberà sulle vite di persone che hanno condotto una vita mondana, facendo appunto del male; ma quante volte è capitato che il male si sia incombato sulla vita di qualcuno innocente? Un individuo il quale ha condotto una vita di sacrifici e buone azioni?
Ci chiediamo il perché, perché Dio sceglie le persone meno adatte, per farle soffrire.
Forse sono ingenua, e miliardi di scienziati e pensatori dimostreranno che sto sbagliando, ma io credo a ciò che la nonna della mia migliore amica mi disse tanti anni fa: «L'amore non muore mai e quello che ci aspetta è l'amore che abbiamo provato quando eravamo vivi.». Per quanto ci disperiamo, smettiamo di vivere, troveremo sempre un qualcosa che ci salva dall'oscurità, che al di là della paura e del dolore, quando stiamo per precipitare, l'amore viene in nostro soccorso, a rimetterci con i piedi per terra.
Quando persi mio padre un anno e mezzo fa, a causa di un tumore al cervello, il tempo era così bello, soleggiato che, nonostante fosse pieno inverno, la gente camminava per le strade di Torino con gli occhiali da sole, con un sorriso stampato in faccia.
Guardavo fuori dalla finestra della stanza d'ospedale, cupa e grigia come il mio cuore; la mia vista era offuscata dalle lacrime, il mio respiro era corto a causa dei singhiozzi, le mie ossa fragili.
Era inverno perenne dentro di me, in quel periodo; ma il mio papà mi ha insegnato ad essere forte, ad essere forte da sola. Gli devo tutto ciò che sono ora, ciò che ho di cattivo e di buono.
Mi ha insegnato a superare tutte le prove che una persona può superare, mi ha insegnato come vivere senza il bisogno di niente e di nessuno. Mi ha insegnato ad essere una persona migliore, a riconoscere il falso nelle persone, a rimboccarmi le maniche e salvarmi da sola ogni volta che sarei caduta, a fidarmi solo ed unicamente di me stessa. Mi ha dato tutto l'amore che un padre può dare ad una figlia, mi ha fatta sentire la sua piccola anche fino ai miei 15 anni, e sono sicura che se adesso fosse ancora qui, mi farebbe sentire la sua piccola principessa, a 18 anni, nonostante sia ormai una donna, con tante lacune, debolezze, difetti, che non lascio trasparire, proprio come mi ha insegnato lui.
Mi chiamo Maria, Maria Graziano. Ho 18 anni, appena compiuti, sono nata e vivo a Torino.
Sono la tipica ragazza che tutti definirebbero "asociale", ma la gente fa presto a scambiare la riservatezza con la asocialità.
Non lo sono affatto, provo solamente piacere nello stare da sola, con la straordinaria compagnia di due cuffie e del sano cibo.
Come ho accennato prima, ho centinaia e centinaia di difetti; sono orgogliosa e stronza, ad esempio- lo sono da quando è morto il mio papà- e, ahimè per la gente che mi circonda, sono forse la persona più schietta di questo mondo.
Non posso lamentarmi, invece, per quanto riguarda il mio fisico: sono invidiata dal 95% delle ragazze della mia città; ho i capelli lunghi e castano scuro, mossi e profumati, gli occhi grandi e blu, un paio di labbra a cuore meravigliosamente carnose e dei denti a dir poco perfetti. Sopra il labbro superiore, un po' al lato, ho un neo che mi rende provocante, a detta di altri.
Sono bassa e non sono nè magra, nè grassa; ho le forme dove è giusto siano- "quinta di seno, buon terreno" diceva mio padre- e un fondoschiena da urlo.

Frequento l'ultimo anno del liceo linguistico, Liceo Linguistico A. Einsten e vivo con mia madre, l'unico motivo per cui vado avanti, stessa cosa per i miei pochi amici d'infanzia, le uniche persone che mi sono state vicine in questa lunga "convalescenza".

L'unica cosa che mio padre non mi ha mai perdonato è stato il mio "odio" verso il calcio; non lo seguo e non oserei mai farlo, non conosco quasi nessuna squadra e mi fa ribrezzo anche il sol pensiero di tenere tra i piedi un pallone da calcio.
Credo di "conoscere" solo la squadra della mia città, la Juventus, ma non conosco nessun calciatore di questa squadra, e dico nessuno.

Amo leggere, amo studiare, amo la letteratura spagnola e lo spagnolo in sè; è forse l'unica lingua la quale riesco a studiare 3 mesi prima dell'interrogazione o compito e dopo il frangente di tempo la ricordo ancora, e non riesco a capire il perché che questo non mi capiti anche con le altre materie, ma nonostante questo ho sempre il mio 8 fisso in quasi tutte le materie, dando a mia madre soddisfazioni su soddisfazioni.

La mia è stata una vita piena d'amore e felicità, fino ad un anno fa; adesso, smarrita ed insicura senza la mia guida, senza l'uomo che mi ha resa ciò che sono ora, sto andando avanti per il semplice motivo che papà, da lassú, mi sta dicendo che la strada per ritornare ad essere felice, si fa sempre più luminosa, l'eroe che mi salverà da questo oblio è sempre più vicino, perché in fondo io ancora ci credo che il meglio, per me, deve ancora arrivare e qualcosa mi dice che non mi sto, anzi, stiamo sbagliando.

S/A

Saaaaaalve a tutti! Mi chiamo Maria, ed ho 17 anni.
Ci tengo a far presente che, a parte la descrizione fisica e caratteriale di Maria(cioè io) scuola e città, è tutto falso; quindi, seguo il calcio fino al vomito e ci gioco anche, sono una fan accanita della Juventus e l'amore della mia vita è Álvaro Morata, infatti questa storia sarà su di lui. Sono innamorata di lui nel vero senso della parola e questo è l'unico modo che ho per sentirmi vicina a lui.
Godetevi il prologo e il primo capitolo arriverà a breve e tutti i capitoli saranno molto molto lunghi!

Votate, commentate e ditemi se vi piace o meno!

Buona lettura e a presto!

Ps: scusate eventuali errori, mi firmerò con -morataseyes

-morataseyes

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