9.
Álvaro:
Pioggia, solo ed esclusivamente pioggia.
Quella mattina, Torino era grigia, cupa e invasa da pozzanghere, sembrava stesse piangendo, sembrava essere triste.
Ma dentro di me, dentro di me tutto mi sentivo tranne che triste e cupo; il sole che avevo dentro, da settimane, splendeva più di un diamante esposto al sole, come fuoco nel bel mezzo di una strada buia.
Era merito di quella ragazza occhi cielo, che aveva riportato la luce nella mia vita.
Nessun artista sarebbe stato capace di dipingere la luce del suo sorriso, comporre la melodia del suo nome, della sua risata e del modo in cui pronunciava il mio di nome. Era unica.
Era la mia felicità, non avrei potuto chiedere di più, non ci sarebbe mai più stato un giorno più luminoso rispetto al giorno in cui la incontrai, al giorno in cui i miei occhi incontrarono i suoi, al giorno in cui andai completamente fuori di testa.
Quando mi abbracciava, quando mi guardava, non facevo più rumore. I suoi occhi e il suo tocco mi calmavano, mi rendevano vulnerabile e non c'era cosa migliore di sentirsi a casa in altre braccia, sentirsi al sicuro attraverso uno sguardo. Mi trasmetteva sensazioni mai provate prima, ed io amavo tutto quello che mi stava succedendo.
E qualunque cosa ci avesse riservato il destino, mi immaginavo sdraiato a letto al suo fianco alla fine della giornata mentre parlavamo e ridevamo stretti tra le braccia l'uno dell'altra.Erano le 10:00. Avrei avuto allenamento alle 11:00, quindi mi alzai dal letto ed andai subito a farmi una doccia. Uscii poco dopo e ritornai nella mia stanza per vestirmi, con una semplice tuta.
Ritornai in bagno per lavarmi i denti, mi sistemai i capelli e preparai tutto l'occorrente.
Non feci colazione, presi il telefono ed uscii di casa, dirigendomi in macchina.
Prima di mettere in moto, accesi il telefono, trovandovi un messaggio da parte di Maria, mandato 3 ore prima.
Madre mía.Ella~: Buongiorno, muchacho. Come stai? Io sto per andare a scuola.. Appena puoi, rispondi, che manchi.
Le mancavo, e lei mancava a me. Da morire.
Io: Buenos días, nena. Io sto bene, mi manchi anche tu.. Oggi cosa facciamo?
Rispose dopo un nano secondo.
Ella~: Mmh, non so..
Sbuffai e alla fine decisi di proporle di venire a casa mia, a causa della pioggia non potevamo di certo uscire.
Io: Ti va di venire a casa mia? Con questo tempo non è che abbiamo molta scelta..
Distolsi un attimo lo sguardo dallo schermo per mettere in moto e lo rivolsi di nuovo quando, 5 secondi dopo, vibrò il telefono.
Ella~: Certo che mi va, per che ora posso venire?
Avrei voluto mi raggiungesse ora.
Io: Quando vuoi, nena, dopo le 12 io sono libero.
Ella~: Va bene, allora! Ehm, ora devo andare.. Ci vediamo più tardi, non vedo l'ora di vederti.
Addio, mondo.
Io: Yo también, nena, yo también.
Respirai, riposi il telefono in tasca e mi diressi verso Vinovo.
Dopo 5 minuti di viaggio, partì la canzone "Hero", di Enrique Iglesias.
Ascoltai profondamente quelle parole, e mi fermai un attimo con la macchina, per pensare, riflettere e mi resi conto di quanto quella canzone rispecchiasse la situazione mia e di Maria; io sarei potuto essere il suo eroe, avrei potuto mandar via il dolore e lei, lei mi faceva mancare il respiro.
La canzone continuava ed io misi le mani tra i capelli, appoggiandomi sul volante.
Forse me ne stavo innamorando, forse lo ero sempre stato e magari l'avevo scoperto solo ora, con l'aiuto di questa canzone che parlava di noi.
Era quello il famoso "innamoramento"? Riporre la propria felicità in qualcun altro? Sentirsi completi soltanto tra le braccia di quella persona? Avere il continuo desiderio di stare con lei, di toccarla, di baciarla, di sfiorarla e contemplarla?
Forse me ne ero innamorato subito, a prima vista, come se fossi stato messo sulla terra solo per quello scopo. Era la cosa più bella e pulita che avessi mai provato nella mia vita. Era stato come trovarsi davanti a una persona e rendersi conto che da quel momento in poi nessun'altra potrà più contare allo stesso modo per te.
Ero innamorato di lei, mi erano bastate 2 settimane per rendermene conto, 2 settimane mi erano bastate per scoprire l'amore.
Avevo voglia di cantare, gridare, urlare ai quattro venti che l'amavo, che me ne ero reso conto, che avevo ricevuto una risposta alla domanda: "cosa mi è successo?". Beh, caro Álvaro Borja Morata Martín, te ne eri completamente innamorato.
Avevo voglia di andare da lei, dirle in faccia quelle due parole mai pronunciate e baciarla, baciarla fino a consumarmi le labbra, fino a sentirmi sfinito.
Presi un bel respiro, sorrisi, presi la borsa e scesi.
Mi ero innamorato, per la prima volta in vita mia, e avrei tanto voluto che quella fosse l'unica.
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Hero. ||Álvaro Morata||
FanfictionLa perdita di un padre, la ricerca della felicità, la scoperta del suo eroe: la storia d'amore tra Álvaro Morata, calciatore della Juventus, e Maria, semplice ragazza dal passato difficile e turbato, la quale è più forte di qualsiasi altra cosa. Ma...