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14 Gennaio 2016.

Incubi, solo ed esclusivamente incubi. Questa fu l'esatto opposto della notte scorsa, una notte peggiore non avrei mai potuto passarla; un sonno turbato, per niente tranquillo, sognai di nuovo quelle luride mani sui miei polsi, quella voce odiosa e dannatamente insopportabile rimbombarmi nelle orecchie come il ronzio di uno sciame.

Mi svegliai presto, nonostante non dovessi andare a scuola. Non me la sentivo proprio, non avevo testa. Meno male che nel pomeriggio sarebbero venuti i miei amici, almeno non ci avrei pensato per un po' di tempo. Rimasi distesa nel mio letto, cercando calore tra le mie coperte azzurro chiaro, stringendo le gambe. Feci tutto il mio potere affinché tutto l'accaduto di ieri scomparisse completamente dalla mia mente, ma niente, quella sensazione era ancora sulla mia pelle, la sentivo scorrermi dentro.

Sbuffai e, dopo aver baciato la foto di mio padre, presi il telefono e lo accesi, per poi trovarmi più di 120 messaggi, tutti da parte di Diana. Decisi di non leggerli e di mandarle un messaggio, nonostante fossero a malapena le 6:15.

Io: Buongiorno. Scusa se me ne sono andata in quel modo e scusa se non mi sono fatta più sentire, ma non mi sentivo molto bene.. Ad ogni modo, vi aspetto oggi, ore 17:00.

Non tardò a rispondere e lessi.

Diana del mio corazón: Ma a chi vuoi darla a bere?! Sono la tua migliore amica, so leggere i tuoi occhi meglio di chiunque altro, so benissimo che è successo qualcosa ieri fuori da lì, forse anche con chi, quindi dovrai raccontarmi tutto. Comunque, ho già ricordato loro dell'appuntamento ieri sera.

Io: Okay, comunque non vado neppure oggi a scuola, non mi sento bene per niente. Tu cosa farai?

Diana del mio corazón: Vengo da te, mi pare ovvio. Fanculo la scuola, è più importante sapere cosa ti è successo e come stai.
I miei non sono neppure qui, sono partiti stamattina presto per Cuneo e torneranno tra 3 giorni.

Io: Oh, capisco.. Comunque okay, ti aspetto. Ti voglio bene, sorellina. Grazie per tutto. Non so come farei senza di te.

Diana del mio corazón: Ringrazia Gesù Cristo che sopporto una rompicoglioni come te. Ah, ti voglio bene anche io, e non dimenticare che ci sarò sempre per te. Tra meno di 2 ore sono lì da te.

Sorrisi, ma non le risposi.
Meno male che c'era lei con me, altrimenti non ce l'avrei fatta. Mi aveva aiutata a superare la morte di mio padre, a rialzarmi tutte le volte in cui ero caduta, ed era grazie a lei se ero forte abbastanza per sopravvivere. Perché era questo che stavo facendo da un po'; stavo sopravvivendo. Anche se non lo facevo capire a nessuno, sentivo un enorme vuoto dentro di me, e stavo cercando di andare avanti solo grazie al pensiero che un giorno, vicino o lontano che fosse, sarebbe arrivato qualcuno, qualcuno che mi avrebbe fatta sentire viva di nuovo, qualcuno che mi avrebbe resa capace di tornare a vivere, qualcuno che mi avrebbe salvata. Me lo sentivo, lo sentivo dentro di me, sentivo che sarebbe successo prima o poi.

Mi alzai dal letto sbuffando, scesi le scale, mi precipitai in cucina e, perplessa, trovai mia madre, con la sua solita tazza di caffè fumante in mano, seduta a tavola.
«Buongiorno, mamma.» dissi, cercando di sembrare il più tranquilla e serena possibile.
«Tesoro, come mai così presto?» mi domandò, mentre mi fissava, portandosi la tazza sulle labbra.
«Mi sono svegliata verso le 4 e non sono più riuscita a dormire. Comunque, posso non andare a scuola? Non mi sento molto bene..» abbassai la testa, toccandomi i capelli, mentre mi sedetti accanto a lei.
«Hai la febbre?» appoggiò la tazza sul tavolo e mi toccò la fronte, preoccupata.
«No, tranquilla. Ho solo mal di testa e vorrei riposarmi.» le tolsi la mano dalla mia fronte e le sorrisi.
«Va bene, tesoro. Vuoi che rimanga a casa anche io? Posso chiamare la mia collega per questo pomeriggio, può sostituirmi.» mi domandò, mentre si alzò per andare a mettere la tazza sporca nella lavastoviglie.
«Oh, non ce n'è bisogno, tra poco viene Diana.» la tranquillizzai e mi alzai per prendere uno yogurt nel frigorifero.
«Va bene. Finisci di mangiare lo yogurt e vai a riposarti, vedrai che presto starai meglio. Passo dalla tua camera appena finisco di vestirmi.» disse, sorridendomi calorosamente.
Annuii e salì di sopra.
Finii di mangiare dopo qualche minuto e andai nella mia stanza, mi misi a letto e presi il telefono, trovai dei messaggi da parte di Paolo ma li ignorai.
Osservai il soffitto, e la mia mente iniziò ad elaborare innumerevoli pensieri che mi provocarono dolore alla testa, più di quanto non lo avessi già.
Dopo poco si aprì la porta, la quale portò della luce nella stanza. Era mia madre, si avvicinò lentamente a me.
«Tesoro, io vado. Mi raccomando, qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi.» mi baciò sulla fronte, le sorrisi e se ne andò.

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