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Álvaro:

Era successo. Era finalmente successo. L'avevo fatta mia, avevamo fatto l'amore ed io avevo sentito come se quella fosse stata la prima volta; nuove emozioni, nuove sensazioni, e tutto questo in una persona sola.
Quando mi accorsi che quel momento stava per arrivare, quando mi accorsi che le sue mani ardevano dal desiderio di toccarmi e la sua bocca baciarmi, pensavo di impazzire; credevo che il mio cuore non potesse reggere tanta emozione e faticavo a respirare. La baciavo che anche i capelli le entravano in bocca, era bella, era con i suoi occhi migliori, mi guardava da vicino, fisso, come per entrarmi dentro. Voleva me, e a me da quel momento piaceva da morire essere me. Il profumo della sua pelle era stato creato per me: era una droga, e da quel momento avevo bisogno almeno di una dose giornaliera, un profumo che annusassi e facesse pensare soltanto ad una cosa: casa.
L'avevamo fatto 3 volte in un pomeriggio, però mi ero accorto che fare l'amore con lei era come toccare il cielo con un dito, perché non mi faceva godere solo fisicamente, mi rilassava, rilassava la mia mente, e non mi faceva pensare a nulla se non a pensare quanto l'amavo e guardarla mentre le insegnavo ad amare in un modo a lei ancora sconosciuto, guardarla stare bene per merito mio. Fare l'amore con lei era un inno all'amore puro, perché era lei ad essere pura.
Fare l'amore con lei era un continuo scambio di universi.
Fare l'amore con lei era come vedere le nostre anime danzare.
Fare l'amore con lei era come sentire l'interminabile primavera.
Fare l'amore con lei era come toccare la luce del sole.
Fare l'amore con lei era un'emozione unica e sarebbe stata tale per la mia vita mortale, finché non avrei avuto fiato in corpo non mi sarei mai stancato di avere il suo corpo esile sotto il mio.
Fare l'amore con lei era come plasmare i sogni di un futuro ancora lontano.
Fare l'amore con lei mi riempiva l'anima di quel calore e di quella passione idilliaca.
Ed il solo pensiero di non poter più fare l'amore mi uccideva, era come commettere omicidio all'animo.
Non poter più fare l'amore con lei era come sentir il vuoto e non avere niente per poterlo colmare.
Non poter più fare l'amore con lei era come ridurre in cenere quel calore della passione pura.
Non poter più fare l'amore con lei era come sfregiare la dolce Madre Natura.
E dopo esserci amati fino all'esaurimento, si appoggiò a me, e la guardai addormentarsi; non desideravo altro, la guardavo ogni volta come se lei fosse una sorpresa, la chiamavo sorpresa eppure non desideravo altro. La amavo da morire e quel sentimento mi lasciava ogni giorno senza parole. Non mi stupiva ciò che provavo per lei, ma ciò che non riuscivo più a provare per nessun'altra, nemmeno nei miei confronti provavo tutto quell'affetto. Era la mia bussola, e se l'avessi persa, non mi sarei più ritrovato.

***

17 Febbraio 2016.

Maria:

Era mattina. La mattina del giorno dopo. Aprii piano piano gli occhi e me li strofinai con la mano destra. Sentii un respiro tra i miei capelli, mi girai e trovai lui; era così bello, il suo profumo era ancora più buono, le sue labbra carnose e setose erano socchiuse e quei capelli tutti arruffati, leggermente bagnati a causa del sudore, così come i miei. Sorrisi al pensiero e mi spostai, dimenandomi lentamente dal suo braccio robusto che mi circondava. Eravamo coperti soltanto con il lenzuolo, che copriva me per intero e lui soltanto dalla vita, buttai una leggera occhiata sul suo bacino e guardai la sua V così evidente. Mi morsi il labbro e mentre mi alzai utilizzando i gomiti, notai con stupore che una piccola parte del lenzuolo bianco era ricoperta di sangue, mi guardai di conseguenza nella direzione delle mie parti intime e, non appena feci un piccolo movimento, avvertii un dolore quasi insopportabile. Feci una smorfia di dolore e strinsi i denti. Mi alzai piano piano, facendo attenzione a non svegliarlo, e mi alzai in piedi, prendendo da terra i vestiti del giorno prima.
Ero completamente nuda, per cui presi subito dell'intimo nel cassetto il più silenziosamente possibile, presi la sua maglietta e raccolsi tutti i preservativi usati, lanciati per terra, e il lenzuolo sporco, soltanto quello che copriva me.
Cercai di camminare il più normale possibile, anche se non mi riusciva dato il dolore, ed andai in bagno.
Mi lavai, insaponai e dopo 10 minuti uscii.
Mi asciugai e, nuda, mi guardai allo specchio; mi sentivo diversa, sentivo come se qualcosa dentro di me fosse cambiato. Ero una donna, ero diventata una donna, la sua. Sentivo come se dal giorno prima a quel giorno fossero passati anni. Sentivo di pensare in un modo diverso.
Mi toccavo, toccavo ogni parte del mio corpo e ripensavo al giorno prima, pensavo a quando tutte le parti che stavo toccando in quel momento, erano state toccate da lui. Ci aveva lasciato il segno, su quelle parti. C'era su il suo profumo, sentivo ancora il suo tocco e rabbrividii.
Mi sfiorai le labbra, le mie labbra ancora rosse e gonfie, le labbra che lui aveva baciato, morso, fatte sue, come tutto il resto del mio corpo, come la mia anima, come il mio essere.
Toccai quei segni viola sul mio collo, all'inizio del mio seno e qualcuno sulla pancia; erano il suo marchio, ed io ero di sua proprietà.
Sorrisi guardandomi allo specchio, e mi sentivo bella, bella perché ero sua, adesso in tutti i sensi, perchè qualunque cosa ci avesse preservato il destino, lui avrebbe avuto sempre la parte migliore di me, sarei sempre stata la sua piccola, la sua donna.
Sentii bussare alla porta, e mi spaventai.
«Si?!» urlai quasi, prendendo di fretta il reggiseno nero in pizzo per poi indossarlo.
«Amore sono io, sei in bagno da troppo tempo, qualche problema?» disse, con la voce ancora impastata dal sonno.
Era così provocante.
«Ehm, si, scusa, puoi entrare, se vuoi.» dissi, finendo di indossare le mutandine nere.
Aprii la porta e ci guardammo.
«Cazzo.» dissi, mordendomi il labbro, guardando il suo membro nudo, duro e gonfio.
«E già, hai indovinato.» disse, guardandoselo.
«Quanto sei idiota.» dissi, tornando verso il lavabo per lavarmi i denti, sentendo il suo sguardo bruciarmi la schiena.
«Bello, vorrai dire.» si avvicinò sempre di più verso di me, mentre iniziai a lavarmi i denti.
Mise le mani sui miei fianchi, mi spostò i capelli ed iniziò a sfiorarmi il collo e l'inizio della spalla con le sue labbra, ma io continuai a lavarmi i denti, cercando di tenere la testa bassa.
Si strusciò sul mio sedere coperto soltanto dalle mutandine, portandoselo sempre di più verso di lui, e lo sentii, per questo iniziai a gemere, togliendomi dalla bocca lo spazzolino.
«Ti prego, fammi almeno lavare i denti.» dissi, con la bocca piena di dentifricio, appoggiando lo spazzolino sul lavabo.
«Non parlarmi così che mi vengono alcune voglie, comunque è colpa tua.» disse, spostandosi un po'.
«Mia? Perché?» domandai, lavandomi la bocca.
«Già tu hai un culo assurdo, in più indossi queste mutande che Dio..» disse, continuando a guardarmi.
«Calma i tuoi bollenti spiriti per un po'.» presi l'asciugamano e mi asciugai.
Mi girai verso il mobiletto bianco dove poco prima appoggiai la sua maglietta, con l'intenzione di indossarla, ma non la trovai.
«Stai cercando questa?» disse, mostrandomela.
«Si, me la presti per un po'?» dissi, cercando di prenderla.
«No, non serve.» la lanciò verso il pavimento, prima di baciarmi, prendermi in braccio ed appoggiarmi sul lavabo.
Iniziò a baciarmi e toccarmi da sotto le mutande.
Ed aveva ragione, al massimo i vestiti si toglievano in certi casi.
Iniziai a ricambiare ogni suo movimento, per cui misi le mani sul suo petto per poi scendere, fino ad arrivare nel posto X.
Infilai una mano nei suoi capelli, mentre con l'altra iniziai a toccarlo, senza smettere di baciarlo.
Si avvicinò al mio orecchio, tutto ansimante.
«Facci quello che vuoi, ti prego..» disse, mordendomi poi il lobo dell'orecchio destro.
Glielo presi in mano ed iniziai a giocarci, e quel gioco lo stava facendo impazzire, dati i suoi gemiti.
Iniziò a farmi qualche succhiotto sulle clavicole, quando mi tolse la mano ed iniziò a spingere il suo corpo verso il mio.
Iniziai a gemere anche io, mi prese in braccio ed iniziò a baciarmi sul seno, andando verso la camera da letto.
Urtammo su qualche mobiletto e ridemmo, ma in tutto questo eravamo seri, ci volevamo.
Mi buttò sul letto, nè delicatamente, nè bruscamente.
Feci per mettere le mani sul suo collo, ma lui le prese subito e me le bloccò, tenendole strette ai lati della mia testa. Iniziò a baciarmi prima sul collo, e poi scese sulla mia pancia, lasciando le mie mani, posizionandole sul mio seno ancora coperto dal reggiseno, il quale strinse. Misi le mani sulla sua testa e lo spinsi più in giù, mentre iniziai ad ansimare. Mi prese le gambe e le aprì, iniziando a baciare l'interno coscia. Mi tolse le mutande ed iniziò a stuzzicare la mia intimità, lasciando che innumerevoli gemiti uscissero dalla mia bocca. Strinsi con una mano i suoi capelli, mentre con l'altra strinsi il lenzuolo. Notai che a volte mi guardava, e questa era una cosa che mi faceva impazzire. Sentivo che stavo per arrivare al culmine, per cui mi alzai con il busto, lo presi dal viso e ritornammo alla posizione precedente. Lo baciai e nel mentre mi tolse il reggiseno, grazie alla mia collaborazione, e lo lanciò sul pavimento. Capovolsi la situazione e mi misi su di lui, non smettendo di baciarlo. Mi mise le mani sul viso, spostando i capelli che gli ricadevano sul viso. Eravamo fronte contro fronte, e sentii il suo respiro pesante sulle mie labbra, mentre qualcosa di estremamente duro pressava sulla mia intimità nuda, così tanto da farmi stare su. Misi le mani sul suo collo ed iniziai a baciarglielo, per poi scendere molto lentamente sui pettorali, poi sulla pancia ed infine arrivare là, il posto dove lui desiderava arrivassi. Mise le mani sulla mia testa e mi spostò i capelli dietro le orecchie. Lo guardai e nei suoi occhi lessi il desiderio. Me lo trovai davanti ed ero indecisa se farlo o meno, ma alla fine pensai che se non fosse stato in quel momento, sarebbe successo in un altro. Per cui iniziai a baciarlo, prima lentamente e poi sempre più intensamente. Lo guardai e lo vidi soffrire per il troppo piacere che stava per scoppiare dentro di lui. Me lo misi piano in bocca ed iniziai a fare su e giù con la testa, con la sua guida. Lo sentii gemere pesantemente ed imprecare in spagnolo, facendomi ridere leggermente. Continuai a fare quel movimento per altri 5 minuti, quando mi prese con un movimento veloce e mi riportò su di lui. Allungò la mano verso il cassetto, lo aprì e prese un preservativo. Lo aprì, se lo infilò e poi prese la mia mano, portandosela lì, facendomi capire che voleva fossi io a farlo. Lo presi e mi lasciai penetrare, gemendo poco dopo. Mise le mani sul mio sedere e mi guidò nel movimento, facendomi andare avanti e indietro, su e giù. Misi la testa nel suo collo, e continuai a muovermi su di lui, mentre il piacere iniziò a farsi più intenso, dati i nostri gemiti sempre più potenti. La mia camera era sovrastata dai nostri gemiti ed il nostro calore rendeva le finestre appannate. Stavamo per arrivare al culmine, per cui capovolse la situazione e si mise su di me, con un movimento veloce. Si sostenne appoggiando le braccia ai miei lati e mise le mie gambe sulla sua schiena, rimanendo sempre dentro di me, ed io mi aggrappai al suo collo bagnato di sudore. Spinse per altre 4 volte e venimmo insieme, con un urlo. Unimmo le nostre fronti sudate e fece altri 2 leggeri movimenti, cercando di calmare i nostri respiri pesanti. Si lasciò andare e si sdraiò accanto a me, affannato e stanco. Mi appoggiai sul suo petto tutto bagnato di sudore, e mi lasciai coccolare. Con il braccio libero si tolse il preservativo e lo appoggiò per terra. Ci stringemmo e lui abbassò la testa per guardarmi, io la alzai per fare altrettanto. Ci guardammo intensamente.
«Voglio questo, tutte le mattine.» disse, accarezzandomi le ciocche di capelli che mi ricadevano sulla fronte. Io più lo guardavo e più mi rendevo conto che l'unica cosa che avrei voluto vedere al mattino era il suo viso.
«Che bel buongiorno.» dissi, per poi baciarlo. Il mondo poteva fare tutto il caos che voleva, la vita poteva mettermi con le spalle contro il muro, la fortuna farmi lo sgambetto ma tutto quanto si fermava quando lui, lui inziava a sfiorarmi le clavicole, il collo, il seno... iniziava ad accarezzare un'anima torturata e tortuosa con quel suo tocco così delicato ma deciso. Sentivo il mondo scorrere sotto la pelle, sentivo lui nelle vene e a quel punto lui doveva essere l'unico a provare la mia stessa sensazione. Concedermi a lui era ciò che mi faceva sentire viva perché leggevo il piacere nel suo sudore, la felicita dal suo corpo e l'amore dai suoi occhi.
«Andiamo a fare colazione? Muoio di fame.» disse poi, appoggiando per un attimo le sue labbra sulla mia fronte.
«Ma se è ora di pranzo quasi!» dissi, alzandomi con il busto.
«Dici? Abbiamo scopato così tanto?» disse, alzandosi anche lui.
Scoppiai a ridere, mentre mi rimisi l'intimo.
«Vestiti, così scendiamo sotto.» dissi, andando in bagno per prendere la sua maglietta, per poi indossarla.
«Ah, e prendi il preservativo!» urlai, mentre scendevo le scale.
Sentii dei passi e mi accorsi della sua presenza quando sentii la sua mano enorme darmi una potente pacca sul sedere.
Mi spaventai e mi girai verso di lui, ma come feci per girarmi, mi stampò un bacio sulle labbra.
«Stronzo! Adesso mi rimarrà il segno rosso e la tua impronta.» dissi, toccandomi la parte rossa.
«Sei la mia ragazza, è normale. E poi ti lamenti per una pacca sul sedere? Questa sarà la prima di un'interminabile serie, così come tutti quei segni che hai per tutto il corpo. Tanto sei mia.» disse, dopo avermi dato un'altra piccola pacca.
Aveva ragione.
Scendemmo in cucina, presi il telefono e vidi che erano le 12:45, mentre lui andò a buttare il preservativo.
Si sedette sul tavolo ed io diedi una sbirciata nel frigorifero.
«Cosa vuoi?» dissi, sbirciando.
«Te quiero a tí.» disse, facendomi sorridere.
«Incontentabile che non sei altro, ma non ti avevo detto di vestirti?» dissi girandomi, prima di accorgermi che indossava soltanto i boxer.
«Ho soltanto i boxer, può bastare dai.» disse, scendendo dal tavolo, raggiungendomi.
Mi prese una mano e se la portò sul suo pettorale scolpito.
Alzai lo sguardo ed incontrai i suoi occhi. Capii che stava per baciarmi. Il momento più bello del bacio era quando vedevi il suo viso che si avvicinava al tuo e allora capivi che stavi per essere baciata. Quell'attimo. Quell'attimo prima era una cosa stupenda.
Non riuscì però a baciarmi, a causa del rumore delle chiavi che girava nella serratura.
Capii che si trattava di mia madre.
«È tua madre?! ¡Dios!» disse, agitandosi, andando di sopra per prendere i vestiti, ma non fece in tempo.
Lo presi per mano e mi preparai per l'imminente figura di merda.
«Oddio!» esclamò mia madre, appoggiando subito le valigie per terra per mettersi le mani sugli occhi, coprendosi.
«Mamma!» esclamai a mia volta.
«Copritevi!» disse, avanzando verso di noi, ma con gli occhi coperti.
«Si, si!» dissi e salimmo di sopra.
Entrammo nella mia stanza e scoppiammo a ridere.
«Non sapevo tornasse oggi!» esclamai, mettendomi un leggins nero, togliendomi la maglietta per darla ad Álvaro.
«Tempismo perfetto.» disse, un po' ironico ed un po' arrabbiato.
Misi una semplice felpa grigia e scendemmo.
La trovammo intenta a disfare le valigie.
«Eccoci mamma, scusaci per prima ma non pensavo tornassi oggi.» dissi, mentre ci andammo a sedere sul divano.
«Scusami tu, tesoro, avrei dovuto avvisarti.» disse, sedendosi anche lei.
«Dopo ti do una mano a sistemare tutto, comunque lui è il famoso Álvaro, mamma.» li feci presentare, anche se notai una certa tensione tra i due, ma ignorai questa sensazione.
«Si.. Piacere di conoscerti, caro.» gli strinse la mano, ma tutto sembrava così strano, come se si fossero già conosciuti, ma sicuramente mi stavo sbagliando.
«Piacere mio, signora.» ricambiò il saluto e iniziammo a parlare tutti e 3 insieme.

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