L'accademia di danza

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Avevo parlato un po' della mia scelta di entrare in una scuola importante a mia madre, la quale mi ha sempre appoggiato.
"Fai quello che ti senti" diceva con un sorriso quando tiravo in ballo l'argomento.
Decido così di iscrivermi e di affrontare un provino che mi potrebbe cambiare la vita solo se lo supererò.
Questa scuola è una delle più importanti d'Italia e quando arriva il giorno della mia audizione, sono molto nervosa e ho paura di dimenticare i passi della coreografia mentre mi sarei esibita.
Trovo per il provino un bel ragazzo: occhi azzurri, capelli castani, molto meridionale.
Questo mi innervosisce ancora di più, pensando che mi sarei distratta su di lui.

"Ciao! Come ti chiami?" mi chiede quando entro nella sala.
"Ginevra Hensel" rispondo tutto d'un fiato.
Il ragazzo scrive qualcosa, probabilmente il mio nome, velocemente, poi alza la testa e sorridendo mi rivolge un'altra domanda:" Che tipo di danza e su che pezzo balli?"
"Ehm... , A Head Full Of Dreams dei Coldplay, danza moderna" rispondo, innervosita ancora di più da quel sorriso.
Ma sai con quanti ragazzi dovrai ballare? E ti fermi davanti a questo? Continuo a pensarlo da quando sono entrata nella stanza, ma non riesco più a concentrarmi a causa sua.

"Ok, sei pronta? Ti metto la base".
"Si va bene". Non sono pronta per niente ma è la mia unica possibità: adesso o niente.
Paete la base e io mi dimentico del ragazzo e di quello che mi circonda e mi lascio trasportare dalla musica.
Riesco fare tutta la coreografia come me la sono preparata, solo un punto mi sfugge, quando i miei occhi incrociano quelli di lui; per un momento vado fuori tempo, ma senza farlo notare, mi riprendo rapidamente.

"Ok grazie, puoi andare" dice il ragazzo, quando la canzone finisce, accennando un sorriso.
Faccio per andarmene, quando poi mi viene in mente una cosa: mi giro verso di lui che sta scrivendo ancora sulla sua agenda e aspetto che si accorga che non sono ancora uscita.
"Sì?" mi domanda quando mi vede.
"Volevo chiederti, come ti chiami? Se posso usare il tu, ovvio"
Il ragazzo sorride abbassando lo sguardo, cosa che trovo irresistibile: "Certo che puoi darmi del tu, in fin dei conti penso di essere poco più grande di te. Comunque facciamo un patto" si ferma guardandomi, poi va avanti "Ti dirò il mio nome solo se entrerai. Naturalmente potrei già dirti se ti considero adatta o no, perchè come avrai notato ci sono solo io qua, ma in realtà ci sono delle telecamere nascoste che ti hanno ripreso, quindi devo discuterne con i miei colleghi".
"E per te?" chiedo.
"Per me cosa?"
"Come sono per te?"
"Ciao Ginevra ci vediamo" mi risponde ridendo.
Me ne vado divertita.

Troppo bello per durareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora