Parliamo

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Sto tornando a casa.

Io e Thomas abbiamo appena finito di parlare.

È davvero un ragazzo carino, in tutti i sensi.
Peccato che non l'abbia notato prima. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo.

Va be' ora ci conosciamo e, perchè no, potrebbe anche piacermi.

Giro l'angolo che porta nella mia via di casa ma mi blocco di colpo quando vedo Simone seduto sullo scalino davanti al mio portone.

È chinato su se stesso e ha la testa appoggiata sulle mani, come fosse disperato.

Adesso che faccio? Sono le otto di sera, non posso andare chissà dove.

Mi sto decidendo sul da farsi quando mi suona il telefono.

Simone sente la suoneria e si gira di scatto dalla mia parte.

Io per fortuna riesco a svoltare velocemente l'angolo prima che possa vedermi e rispondo alla chiamata.

"Che c'è" sussurro infastidita.

"Dove sei? Dovresti essere a casa! Ti hanno trattenuto all'accademia?"

"Ok, mamma. No, sono sotto casa ma c'è il mio insegnante di ballo seduto sulle scale"

"Ah lo faccio entrare subito"

"Si, si. Va bene"

Poi realizzo quello che ha appena detto.

"No mamma! Ma che sei matta?! Io non lo voglio vedere quello!!"

"Come mai? Non sei andata a lezione?"

"No è che..." Ginevra, pensa, non puoi dirle che sei uscita piangendo da scuola perchè l'hai visto baciarsi con un'altra. Ragiona, insomma!!

"Ehm...si è proprio così. Oggi non mi sentivo molto bene e sono andata a casa di Andrea a fare i compiti"

"Ginevra..."

"Senti mamma poi ne parliamo ma adesso puoi mandarlo via?"

"Guarda che se né già andato"

Mi sporgo un'attimo per vedere ed effettivamente Simone è sparito.

Chiudo la telefonata e mi dirigo verso la porta.

"GINEVRAA!"

Merda. Dove sono le chiavi?? Dai dannazione; eccole!

Apro la porta e mi chiudo dentro.

Aspetto un attimo e sento una voce, la sua voce, dall'altra parte della porta.

"Ti prego apri Ginevra, dobbiamo parlare"

"Ginny, chi è?" chiede mia madre.

"Menomale che se n'era andato eh"

Poi urlo per farmi sentire da Simone.

"Non abbiamo niente di cui parlare. Vattene!"

"Ti prego. Tanto ci vedremo comunque, quindi meglio risoverla adesso"

Esito, ma so che non ha tutti i torti.

Metto il chiavistello alla porta così che si possa aprire solo un po'.

Lo guardo. È sudato. Avrà corso un bel po', o forse non si è fatto la doccia dopo lezione.

Non mi interessa.

"Che vuoi?"

Non lo dico in modo scortese, solamente stanco e deluso.

"Posso parlare con te?"

Troppo bello per durareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora