Confessione

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"Ti prego Gin fermati!" mi implora Simone qualche metro più lontano da me.

"E perché dovrei farlo?" gli urlo senza fermarmi accelerando la mia corsa.

"Perché io ti amo!" risponde.

Per un attimo il mio cuore smette di battere. Mi fermo di colpo e solo allora mi rendo conto di avere i vestiti completamente fradici. Inspiro profondamente e l'odoro della pioggia mischiata all'asfalto mi riempie le narici.
Non mi volto però. Ho paura di guardarlo negli occhi. L'ha detto davvero? Ha detto di amarmi? Se fosse solo una scusa per fermarmi?

Sento i suoi passi avvicinarsi e farsi più lenti. Poi una sua mano mi prende delicatamente per un gomito e mi costringe a girarmi.
Incontro subito i suoi occhi colore del mare e mi perdo un attimo per osservarli.
Anche lui è bagnato dalla testa ai piedi, e non riesco a non pensare quanto sia bello.

"Possiamo parlare? Ti prego" mi supplica.
Io annuisco, ancora spaesata. Simone mi porge la mano e io gliela stringo.
Ci osserviamo ancora. Non ci capisco più niente.

"Ti da fastidio se andiamo a casa mia? Non è molto lontana" continua senza smettere di fissarmi.
Siii. Oddio quanto vorrei vedere casa sua!
Io che non riesco più a parlare gli faccio segno verso la strada per avviarci.
Mi sorride, imbarazzato.
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"Vuoi fare una doccia?" mi chiede appena varchiarmo la porta di casa sua.
Rimango paralizzata. Il suo appartamento per essere abitato da una sola persona è davvero immenso. Ha addirittura il piano di sopra.
Non rispondo a Simone e comincio a vagare per casa, con tanto di scarpe che sporcano il pavimento lucido. Ma non ci faccio nemmeno caso. Sembro una bambina che è appena entrata all'acquario di Genova.

Osservo ogni minimo particolare, ogni foto sulle pareti. Mi ritrovo davanti a una foto di Simone da adolescente con suo padre e quello che penso sia suo fratello. Si assomigliano tutti molto.
Ignoro il sorriso di Simone che mi segue come un cagnolino in ogni stanza e salgo al piano di sopra.
Si lo so, so essere invasiva ma per un qualche strano motivo mi sento a casa qua. È come se ogni cosa che facessi fosse subito accettata. Non chiedo neanche il permesso a Simone, sempre dietro di me, e entro penso in quella che è la sua camera.
Si, è decisamente camera sua. Al centro c'è un letto a due piazze con cuscini bianchi sparsi a caso. E mi parte ancora la mania di mettere a posto. Prendo tutti i cuscini e li metto in ordine. Sento la risata di Simone da dietro di me e mi mordo il labbro per non sorridere.
Le pareti sono tappezzate da medaglie di concorsi di danza, mensole piene di coppe, foto di Simone mentre balla. Mi fermo specialmente su una dove è raffigurato un Simone sorridente insieme a tutti gli altri insegnanti di ballo.
Osservo inoltre una foto di una donna. È la madre di Simone, ci scommetto. È una donna bellissima, in questa foto deve avere circa 40 anni e sta sorridendo. Ha lo stesso bellissimo sorriso di Simone e...ecco da chi ha preso gli occhi il mio ballerino preferito.
Il ragazzo si avvicina a me e prende la foto dal muro.

"Tieni guarda pure" me la porge.
Io la prendo e gli sorrido.

"È tua mamma vero?" gli chiedo guardandolo negli occhi.

"Si" mi sorride, ma vedo un velo di malinconia sul suo viso.

"È bellissima" ammetto tornando a guardare la foto.

"Si, lei era una donna stupenda" sussurra.

Mi giro di scatto verso di lui.
Era.
Perdo un battito.
Quella parola mi ronza nelle orecchie.

"Oddio, mi dispiace tanto...io non avrei dovuto..." cerco di scusarmi ma lui mi interrompe.

"Ehi piccola stai tranquilla. Mi fa piacere parlare di lei. È successo tanto tempo fa." mi rassicura facendomi un sorriso triste.
Si vede che soffre ancora, ma come dargli torto. Una madre è sempre una madre.
Gli sorrido e gli restituisco la foto che lui ripone al suo posto.

Troppo bello per durareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora