Epigolo

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"SI PREGA DI ALLACCIARE LE CINTURE DI SICUREZZA. STIAMO PER DECOLLARE"

Quanto trovo fastidiosa la voce meccanica che avvisa ogni passeggero sugli aerei. Veramente in questo momento trovo fastidiosa ogni cosa.
Ad esempio, mia madre che è già più di 3 ore che mi mette un'ansia incredibile, perché ha paura di volare e quelle cose lì; il ragazzino di circa 15 anni che è seduto alla mia sinistra e che ci sta provando spudoratamente e giuro che se non la smette gli tiro lo zaino in testa.

In questo momento vorrei solo poter slacciarmi la cintura, correre giù dall'aereo e andare da lui, tra le sue braccia.
È passata solo mezz'ora dall'ultima volta che ci siamo abbracciati eppure Simone mi manca come non mai.

Quando ha capito quel giorno a casa mia che non ci saremmo visti per molto tempo perché io mi devo trasferire è uscito infuriato senza dire niente. L'ho rincorso e l'ho visto camminare velocemente verso casa sua.
L'ho seguito, cercando di restare al suo passo ma purtroppo non ci sono riuscita. L'ho perso di vista ma ho continuato a camminare verso casa sua.
Quanto sono arrivata ho suonato il campanello, ma nessuno mi ha risposto. Ho riprovato e riprovato ma niente.
Così ho fatto per andarmene ma la serratura è scattata e mi sono voltata.
Mi sono ritrovata davanti a un Simone che non avevo mai visto: gli occhi iniettati di sangue per il troppo pianto; le labbra sanguinante perché continuava a torturarsele con i denti; le nocche spaccate per, come mi aveva raccontato dopo, avere dato pugni su pugni al muro di camera sua con violenza fino a creare un avvallamento.
L'ho osservato con le lacrime agli occhi e poi lui mi ha presa per un braccio, mi ha fatto entrare, ha chiuso la porta e mi ha abbracciato con tanta forza da farmi mancare il respiro, ma non mi interessava. Poteva anche uccidermi, non mi sarebbe importato. Volevo solo restare con lui.

"Voglio passare ogni singolo istante che resterai qua prima che tu te ne vada con te" mi disse accarezzandomi la guancia.
Passo la mano a mia volta sulla guancia ad occhi chiusi per poter ritrovare la dolcezza di quel momento.

È stato così. Abbiamo passato insieme ogni istante, abbiamo persino dormito insieme, mia madre me l'ha permesso.
In tutto questo non ci siamo baciati, mai. Non ci volevamo illudere e farci del male. In fondo se mi avesse baciato, mi sarebbe mancato ancora di più e non sarei riuscita a staccarli da lui.

Tra meno di 12 ore mi ritroverò in un altro continente, in una nuova casa, in una nuova scuola, con nuovi compagni che non parlano la mia lingua, senza le chiacchiere mie e di Andrea durante le lezioni, in una nuova scuola di danza.
Ho deciso di continuare anche senza Simone, in una scuola molto importante dove sono passati ballerini che hanno fatto la storia.
Spero di migliorare nel ballo, ma non sarà mai come qua.

Voglio solo tornare al più presto, tornare tra le sue braccia.
Tornare da lui.

Troppo bello per durareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora