Capitolo 5

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Il nuovo arrivato era stato 'l'attrazione della giornata'. Tutti gli avevano ronzato attorno almeno una volta, affascinati quando raccontava qualche aneddoto della sua 'vita da polentone'.

Si era scoperto che i suoi nonni materni venivano da Salerno, e anche sua madre era nata qui. Lui però era nato e cresciuto a Milano, dove i suoi si erano poi incontrati e stabiliti. Aveva una sorella, che però sarebbe scesa fra qualche mese. Viveva con i suoi zii. Gli piacevano il calcio e la musica rap. Suo zio aveva già provveduto all'iscrizione alla scuola calcio. Giocava da terzino destro. Scoprì che sarebbe stato in squadra con Tommaso e Gennaro, e si diedero un cinque. Stava simpatico a tutti. Fumava, aveva cominciato con le Camel Blu, poi Marlboro Light e ora solo le Rosse. Aveva intenzione di smettere.

Anche Sonia aveva 'partecipato' alla discussione. Ovvero, si era avvicinata e per una volta era stata inclusa in un gruppo con gli altri. Un gran passo avanti, visto che di solito le conversazioni le ascoltava da lontano, quando le ascoltava.

Quando tornò a posto alla fine dell'intervallo, Alessia le disse: -Ti sembrerà assurdo, ma secondo me a Mirko piaci. Mentre parlava, prima, ti continuava a fissare! Anche Martina se n'è accorta, e ci ha tipo fulminate con lo sguardo. È 'na zoccol'. Solo tu non lo notavi come ti fissava.

In realtà Sonia l'aveva notato. Ma era rimasta impassibile. Anche ora, si limitò ad alzare le spalle senza rispondere. Se quello davvero ci teneva, che le venisse a parlare. Degli sguardi non se ne faceva niente. E poi era abituata che se uno la fissava era perché la reputava strana, non certo perché fosse bella o perché colpisse in positivo. In ogni caso non poteva nascondere che qualcosa in Mirko la intrigava. Questo suo interessamento morboso, sfacciato, fatto di sguardi e mezzi sorrisi. Ma sì. "Sono solo un'illusa" pensava.

In quel momento entrò una bidella che non avevano mai visto, sicuramente una nuova, ad avvisarli che il professore di quell'ora non ci sarebbe stato e che quindi potevano andare a casa subito. Alcuni urlarono addirittura di gioia. Patetici. Sonia raccattò velocemente il diario e l'unico quaderno che si era portata, salutò Alessia che stava armeggiando col cellulare, e si diresse verso la porta. Stava uscendo quando Martina urlò, perché tutti la sentissero: -Questa sera grande festa a casa mia, tutti invitati! Festeggiamo il nostro nuovo compagno di classe!

Sonia rimase stupidamente ferma sull'uscio dondolandosi sui talloni. Improvvisamente non aveva più così tanta fretta di andarsene.

-Maaa, tutti-tutti invitati? -cantilenò qualcuno. Altri risero.
-Anche chi va in giro con i pantaloni bucati? -sogghignò qualche altro stronzo.
Sonia si sentì avvampare. Merda.

Martina dava libero sfogo alla sua risata sguaiata da gallina, arcuandosi col corpo indietro e coprendosi la bocca con la mano.
-Sì, mi sento generosa! Sono invitate anche quelle là! -e indicò con il pollice, senza nemmeno girarsi, Sonia e Alessia, che nel frattempo l'aveva raggiunta e le fece l'enorme favore di spingerla fuori.

Quando furono in strada le disse: -Non ascoltarla, è solo una troia. Gli altri sono dei coglioni che le sbavano dietro. Non andarci alla festa, io non ci vado, è solo un pretesto per prenderci in giro.

Sonia le fece un sorriso forzato e la salutò, dato che prendevano due strade diverse: non doveva andare in stazione ma restare ma aspettare alla fermata del pullman. Difatti al pomeriggio ce n'era uno che la portava diretta nel suo rione, Pastena.

Siccome davanti alla scuola era capolinea, una volta salita, le toccò aspettare seduta a bordo circa dieci minuti. Guardando fuori dal finestrino scorse Mirko salire nei sedili posteriori di una Ford nera. In poco tempo, chi saliva sul suo pullman, chi si dirigeva in stazione o da qualche altra parte, chi rimaneva in fermata; il gruppetto della sua classe si sciolse. L'autista partì.

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